“Calcio italiano di m…” e apriti cielo. Benitez squalificato per una giornata, moralizzatori da ogni dove, tifosi e non che gridano allo scandalo e soprattutto all’onore leso del movimento calcistico italiano. Ma nel merito, quanto è grave questo “calcio italiano di m…” del nostro buon Rafa?
Non lasciamo trasportarci da isterismi telecomandati e chiudiamo un momento le orecchie ai commenti di chi guarda la pagliuzza e nasconde la trave. Perché dobbiamo parlare di fatti. Di cose concrete. Se c’è una sanzione vuol dire che precedentemente c’è stato un qualcosa che è andato contro un determinato regolamento.
“Calcio italiano di m…” è di cattivo gusto, ma sinceramente fatichiamo a capire dove e come possa essere passibile di squalifica. Noi presupponiamo che chi comanda il calcio abbia almeno una volta indossato gli scarpini e a loro vorremmo porre una domanda: davvero stiamo parlando di un qualcosa più grave delle decine di insulti che si sentono ogni domenica sul terreno di gioco?
Accanto ai “gol mangiato gol subito”, “i campionati si vincono con la difesa” ed altre frasi fatte c’è comunque una sorte di legge non scritta nel calcio. “Quello che succede in campo resta in campo”. Si, d’accordo, siamo inguaribili romantici. È pura utopia pensare che, nel calcio ultra-mediatico di oggi, possa sfuggire una parolaccia o un’imprecazione. Ma ci domandiamo: davvero non riusciamo a tracciare un confine tra ciò che potrebbe essere moralmente sbagliato e ciò che invece sbagliato lo è legalmente?
Non si tratta solo del “Calcio italiano di m…” del nostro caro Benitez (cosa che disse pure a Verona senza tutte queste polemiche), ma dell’eccessività della pena e soprattutto dell’illogico polverone mediatico. Sempre presupponendo che chi tira le fila del nostro calcio abbia almeno una volta indossato gli scarpini, costui non ha mai insultato o ricevuto insulti durante (e subito dopo) i concitati 90’ di una partita? Fondamentalmente, quando si è in campo, un Higuain o un Tevez, un Buffon o un Totti non ha reazioni psicologiche e caratteriali diverse da quelle di un qualsiasi salumiere alla partitella del giovedì.
Essere nervosi per due punti persi ci può stare, c’è sempre stato. Sbagliato non è dire “Calcio italiano di m…”ma accanirsi su quel “Calcio italiano di m…”. E dicasi lo stesso dei moralizzatori della domenica sera che tanto spulciano i labiali per intravedere l’imprecazione e la bestemmia. Se tutto finisce nei 90’ e se soprattutto tutto resta nell’ambito verbale il problema non dovrebbe nemmeno sussistere.
Come sempre però il problema è ben più ampio. Si parte da un ormai incontrollato isterismo dei media. La ricerca ossessiva dello scoop o, in caso di assenza del suddetto scoop, la creazione di esso. Ingigantire notizie che di base non sono notizie, creare dualismi e partiti entro i quali incanalare una sempre perenne guerra tra tifoserie. Più facile e più redditizio rispetto magari ad una bella analisi tattica. Più facile gridare allo scandalo per un “Calcio italiano di m…” piuttosto che analizzare nel dettaglio i due gol subiti dal Napoli.
No, ma non mi sono dimenticato di quelli che stanno nei palazzi, e che io presuppongo sempre abbiano almeno una volta indossato gli scarpini. I media sono malati, ma essenzialmente la loro funzione è solo quella di mostrare al grande pubblico un ambiente (quello calcistico) ormai fortemente esasperato nei modi e nei toni.
Perché se in due giorni arriva la squalifica per un “Calcio italiano m…” e dopo tre settimane stiamo ancora a parlare e ad aspettare prove riguardo la bomba carta di Torino-Juve allora, detto in modo sincero, di che parliamo? Ci indigniamo per un presunto “vi siete impegnati troppo” (poi ridimensionato dagli stessi tesserati del Parma) mentre lasciamo che sugli stadi vengano esposti numeri di Scudetti a caso, facciamo giocare gente sotto inchiesta per calcioscommesse e giriamo la faccia dall’altro lato quando si tratta di guardare i disastri nelle serie minori.
Il sopraffino udito degli ispettori federali, tanto bravi a carpire e riportare il “Calcio italiano m…” di una sola persona eppure sempre più sordi quando 20-30mila persona si alzano a gridare “Colerosi”. Vittimismo? Sto seriamente pensando di aprire ogni articolo con la frase:
“Il vittimismo è il modo attraverso il quel si delegittima la protesta altrui”
Che poi questa non è neanche una protesta, è una constatazione. Perché non voglio credere che un calcio che ha avuto ben 22 scandali gravi nella sua storia (più di tutti i campionati europei messi assieme) possa indignarsi per una frase proferita da un tecnico (non importa se del Napoli) a fine di un match concitato in cui ci sono in ballo qualificazione Champions, soldi e possibili rinnovi.
L’espressione è indelicata, e lungi da me dire che Benitez ha ragione nel definire “di m…” tutto il calcio italiano, ma forse, e reputo legittimo questo dubbio, se ve la prendete tanto vuol dire che in fondo c’è un po’ di verità in quelle parole…
Servizio a cura di Giancarlo Di Stadio
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro