Tante cose ultimamente dividono Roma e Napoli. Quella che era la partita tra due realtà abbastanza simili, calde e umorali, le più vincenti, assieme alla Lazio, del Centro-Sud, è finita lentamente, e tragicamente, per trasformarsi in una sorta di “guerra tra popoli”.Inconciliabili divisioni, barricate erette sugli opposti fronti, ed un odio che ultimamente ha visto nell’omicidio di Ciro Esposito il suo punto più tragicamente alto (o forse sarebbe il caso di dire il punto più basso). Ma come detto, al di là, delle ormai opposte posizioni, dell’inconciliabilità tra le tifoserie, Napoli e Roma sono, e restano, profondamente simili tra loro.
Ci sono le rispettive piazze, pronte ad esaltarsi e a deprimersi nello spazio di una vittoria. C’è l’ambiente, gli opinionisti, i giornalisti, spesso immaturi, bastian contrari per principio o, peggio ancora, abili nell’arte di salire su carri e carretti dei vincitori, salvo abbandonarli al primo ko in campionato o all’uscita dall’Europa. Ci sono poi i tecnici, Benitez e Garcia, arrivati come forestieri innovatori, come coloro che avrebbero potuto finalmente portare la mentalità europea in un agonizzante e decadente, sia dal punto di vista tattico che comunicativo, calcio italiano e che invece, più per necessità e costrizione che per volontà, hanno finito per adattarsi, non senza qualche resistenza, alla stantia palude della Serie A.
C’è poi il mercato, fatto di soldi (non tanti quanto quelli della Juve o delle big europee), e di idee, a volte giuste altre volte sbagliate. Con due ds, Bigon e Sabatini, profondamente diversi, ma forse, negli acquisti delle ultime stagioni, stranamente simili.
Bigon sono ormai anni che staziona stabilmente nell’organigramma del Napoli. Subito dopo la cacciata del duo Marino-Donadoni, De Laurentiis si affidò a Mazzarri e decise di ingaggiare Bigon per ricomporre il tandem che tanto aveva fatto bene ai tempi di Reggio Calabria. Sebbene de facto il mercato azzurro passi più dagli uffici romani della FilmAuro che dalla scrivania di Bigon, ricordando a tal proposito i colpi come Cavani, preso per 18 milioni dal Palermo direttamente da De Laurentiis, o i recenti acquisti spagnoli Callejon e Albiol, convinti da Benitez, al ds azzurro possiamo comunque ascrivere colpi più “dirigenziali”, come ad esempio quelli di Mertens, Gabbiadini o Koulibaly. Ma purtroppo anche diversi passaggi a vuoto. Dall’altro lato Sabbatini, dopo un periodo di diarchia con Baldini, da due anni è un po’ il capo in pectore della Roma. La proprietà americana gli ha lasciato carta bianca e il buon Sabatini li ha ripagati con colpi di livello come Manolas, Nainggolan, Pjanic e Paredes, ma anche qui ci sono diverse ombre. Analizziamo meglio le carriere dei due nei loro attuali club:
Partiamo con Bigon, mettendo sotto la lente il suo mercato dalla stagione 2010/2011 possiamo notare come quasi sempre abbai speso più di quanto abbia incassato, pur non trattandosi mai di segni meno che potessero in alcun modo inficiare il bilancio. Nel 2010/11 spiccano gli acquisti di Cavani (operazione però gestita più dal presidente che dal ds) e di Victor Ruiz (18 e 8 milioni), riequilibrate al contempo dalle cessioni di Quagliarella, Datolo, Contini e Denis, tanto che a fine stagione il saldo è solo un -4 milioni.
Passiamo alla stagione successiva, la 2011/12, quella in cui Sabatini inizia a lavorare a fianco di Baldini alla Roma. I giallorossi imbastiscono un mercato di altissimo profilo, spendendo ben 90 milioni (pesano gli acquisti di Borriello a 10, Bojan 12, Osvaldo 16 e Lamela a 17) e incassandone solo 26, la maggior parte dovuti alle cessioni di Vucinic (18) e Menez (8). Il Napoli, forte dell’approdo in Champions, spende sul mercato ben 72 milioni, non sempre nel modo giusto. Sono di quell’annata infatti i 18 per Inler, i quasi 14 per Vargas e i 9 per Britos. Dalle cessioni arriva poco o nulla, (24 milioni), solo la seconda rata per Quagliarella e l’assegno del Valencia per Ruiz. Saldo totale: Roma -64; Napoli -48.
Stagione 2012/13. Con Lavezzi arriva la prima grande plusvalenza di Bigon. Quasi 30 milioni sborsati dal Psg che però non vengono reinvestiti completamente. Si contano infatti pochi acquisti di spessore, come Pandev (7,5) e Behrami (8). Per la prima volta il saldo è positivo, con gli azzurri che fanno registrare un +3. La Roma invece, dopo il fallimento di Luis Enrique, riparte da Zeman. Mercato meno dispendiosi e basato in larga parte sui giovani. Arrivano Destro (12), Marquinhos (6), Castan (5) e Balzaretti (4,5). Il problema è che le cessioni sono poche, ancor meno le plusvalenze. Da segnalare solo l’addio di Borini per 13 milioni. Spesi 43, incassati 21. Saldo totale: Roma -22; Napoli +3.
Anno nuovo mercato nuovo. È nel 2013/14 che entrambi i ds effettuano un mercato scoppiettante. A Napoli arriva Benitez, a Roma Sabatini diventa, dopo il co-regno con Baldini, l’unico uomo mercato. Gli azzurri indovinano la plusvalenza della vita con Cavani (63) e reinvestono in un mercato di ampio respiro internazionale: Higuain (37), Albiol (12), Callejon (9,5), Mertens (9,5), Zapata (7,5), la maggior parte dei quali arrivano però su indicazione di Benitez. 100 milioni tondi spesi, bilanciati dalla cessioni di Cavani e da alcune operazioni minori (73). Anche a Roma c’è aria di rivoluzione: plusvalenze recordcon Marquinhos (31) e Lamela (30), ma qualcosina anche da Osvaldo (15) e Bradley (7,5). Ben 118 milioni che vengono reinvestiti in parte (73) per Strootman (16,5), Benatia (13,5) e Ljaijc (11), ma soprattutto per Gervinho (8), vero colpo se ci atteniamo al rapporto prezzo/rendimento. A questo giro lo Scudetto del bilancio va alla Roma +45, mentre il Napoli registra un -27.
Stagione attuale: gli azzurri si muovono poco, effettuano un mercato a risparmio e spendono cifre consistenti solo per Koulibaly (7) e per Gabbiadini a gennaio (13). Spesi 34 milioni, rientrati in parte con la cessione di Fernandez (10) ed alcune operazioni minori (17). La Roma invece, inalberata dalle voci che la volevano come anti-Juve, mette sul piatto 22 milioni per Iturbe e 13 per Manolas. Mentre a gennaio piazza per 17 milioni il colpo Doumbia. Sul fronte cessioni rilevanti solo le cessioni di Jedvai (7) e Benatia (28) che però non possono far altro che lenire un bilancio sempre rosso che segna -43. In questa stagione: Napoli -17; Roma -43.
Facendo un rapido ricalcolo, partendo dalla stagione 2011/12 (escludendo quindi la prima e mezza di Bigon) notiamo come il Napoli ha speso 237 milioni, con Higuain, Gabbiadini, Vargas ed Inler gli acquisti più costosi. Gli azzurri hanno al contempo incassato 146 milioni, frutto per la gran parte delle cessioni di Cavani e Lavezzi. La Roma dal canto suo ha speso ben 293 milioni (Iturbe, Strootman, Lamela e Destro gli acquisti più dispendiosi), incassandone 208, grazie soprattutto alle cessioni di Marquinhos, Lamela, Borini e Benatia.
In quattro anni il Napoli ha collezionato un -91, mentre la Roma un -85. Sostanzialmente numeri simili, con entrambe che hanno si effettuato grandi colpi a basso costo, più la Roma che il Napoli, ma che spesso e volentieri hanno anche speso cifre decisamente alte per giocatori di valore leggermente inferiore (sempre più la Roma che il Napoli). I 18 per Inler, ma soprattutto i quasi 14 per Vargas o i 9 per Britos da un lato, e i 17 per Doumbia, 22 per Iturbe o 12 per Bojan sono senza alcun dubbio passaggi a vuoto. Ma a fronte di alcuni acquisti sovrastimati ci sono comunque diverse plusvalenze degne di nota, pensiamo a Cavani-Lavezzi da un lato e Marquinhos-Lamela dall’altro. Come vedete anche sul mercato Roma e Napoli non sono poi così diverse. Al momento, a fronte di buoni colpo, qualche “pacco” di troppo, e diverse plusvalenze, la differenza la fanno i trofei. Il Napoli in questi quattro anni ha alzato al cielo due Coppa Italia e una Supercoppa. La Roma invece ha concluso l’anno sempre a bocca asciutta.
Servizio a cura di Giancarlo Di Stadio
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