C’è chi entra in crisi e chi invece vince. Chi sbatte la testa contro il muro, alla ricerca dell’alchimia tattica improvvisamente perduta, e chi invece sfrutta l’inerzia positiva per iniziare (o continuare) a vincere. È il secondo anno, l’anno critico per molti tecnici. Perché se è vero che stupire è difficile, confermarsi lo è molto di più. Il fatidico secondo anno. Alcuni tecnici lo soffrono, altri lo amano e ci vanno a nozze facendo incetta di trofei.
A Napoli tutti stupiti di come Benitez stia steccando, di come non riesca a dare seguito a quanto di buono costruito e fatto la scorsa stagione. Certo non stiamo qui a dare un parere semplicistico e non esaustivo sulla crisi del Napoli. Non stiamo certo nascondendo gli errori tattici, così come non vogliamo, attraverso una “curiosa” statistica, assolvere completamente chi, ai piani alti, ha fatto errori in questo inizio di stagione, in estate, e negli anni precedenti. Siamo solo pronti a condividere con voi una statistica, un trend comune a molti allenatori, qualcosa che potremmo chiamare come “la crisi del secondo anno”
Benitez c’è in pieno in questa crisi. È una sua costante. Il primo anno un trofeo, il secondo iniziano i problemi. A Napoli, come a Valencia e a Liverpool. In Spagna, dopo aver “miracolosamente” interrotto il duopolio Real-Barça nel 2001/02, la stagione successiva ottenne solo un 5°posto, nonostante le ottime premesse, finendo dietro anche a Celta Vigo e Real Sociedad. Quella stagione opaca sarà però il preludio al grande successo dell’anno dopo: Liga e Coppa Uefa.
Anche a Liverpool capitò lo stesso, sempre il secondo anno. I Reds nel 2005/06 erano reduci dalla Champions conquistata contro il Milan. Cominciarono la stagione in modo disastroso. Dopo 10 partite erano al 12°posto. Poi la svolta: 10 vittorie consecutive, 22 risultati utili consecutivi. E così dal 12° posto si passò al 3°, dai mugugni alla qualificazione Champions (con tanto di FA Cup vinta nel frattempo).
Crisi del secondo anno, una cosa che non riguarda solo Rafa Benitez. Ce ne sono molti altri che soffrono questa seconda annata sulla panchina di una squadra. Anche due tecnici italiani, Giovanni Trapattoni e Roberto Mancini, nelle loro esperienza con Fiorentina e Lazio non riuscirono a ripetere lo strabiliante primo anno. E scendendo un po’ più in basso in classifica sorte simile toccò al Bari di Ventura. Primo anno da autentica sorpresa, secondo anno disastroso.
Ed anche la storia recente del Napoli è piena di crisi del secondo anno. Lo stesso Albertino Bigon, allenatore del secondo Scudetto, dopo il primo fortunato anno andò in contro al disastroso 90/91, iniziato con la vittoria in Supercoppa e concluso al 10° posto con l’addio di Maradona. Meno fortunato anche il suo successore, Claudio Ranieri. Primo anno 4° e secondo anno esonerato a novembre dopo una partenza disastrosa.
C’è invece chi va a nozze con il secondo anno. Come Mourinho. Al Porto vinse la Coppa Uefa, ma se consideriamo che l’anno precedente era subentrato a campionato in corso, possiamo dire che al suo secondo anno completo arrivò ad alzare la Champions. All’Inter addirittura il secondo anno fu quello del Triplete, ed anche al Real l’unico successo di rilevo, la Liga, è arrivato proprio il secondo anno. Molto simile anche Wenger. Al secondo anno di Arsenal arrivò il double, Premier più FA Cup. Secondo anno in alcune occasione positivo anche per Capello e Ancelotti. Entrambi, dopo un inizio non positivo, hanno conquistato il titolo nel loro secondo anno sulla panchina di Roma e Psg.
Insomma che lo si odi o si ami, il secondo anno è un punto fondamentale nel rapporto di un allenatore con una squadra. Passarlo indenne significa poter aprire un lungo cammino ricco di successi. Ferguson ad esempio, allo United, steccò per i primi quattro anni. Salvo poi vincere 38 trofei nei restanti 21.
Servizio a cura di Giancarlo Di Stadio
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