BELO HORIZONTE – “Dimostrerò che non sono finito, sono qui per vincere”. Sembrava una provocazione quella lanciata da Ronaldinho lo scorso anno, quando tra lo stupore generale fu annunciato dal presidente Kalil il 5 giugno del 2012. Ma a trentadue anni suonati l’ex stella di Barcellona e Milan ha dimostrato ai tanti detrattori di essere ancora un profeta del calcio moderno. Il “Gaucho” torna a scrivere pagine d’antologia della storia “pallonara” guidando l’Atletico Mineiro alla conquista della sua prima Copa Libertadores. Ancora una volta la squadra di Belo Horizonte ha saputo ribaltare il risultato, rendendo vano il secco due a zero con cui l’Olimpia Asuncion aveva gioito una settimana fa in Paragauay. Così come nella semifinale tutta scintille contro gli argentini del Newell’s, nel ritorno della finale i “mineiri” hanno prima pareggiato i conti nei minuti regolamentari, per poi avere la meglio dagli undici metri e godersi la prima gioia continentale.
SUPER DINHO – Sin dalle battute iniziali Ronaldinho si carica i suoi sulle spalle sfoggiando una personalità da vero fuoriclasse. Giocate essenziali unite a colpi d’estro immensi che galvanizzano i suoi, ma per far cadere l’estremo dell’Olimpia Martin Silva occorre aspettare l’intervallo. Il primo sussulto arriva ad inizio ripresa, quando Jo sfrutta un’incertezza della retroguardia paraguaiana e con un destro di rapina festeggia il settimo centro in Libertadores. Il vantaggio brasiliano viene accolto dai pluricampioni dell’Olimpia con terrore, tanto da generare vere e proprie barricate a difesa del vantaggio maturato all’andata. Difesa arcigna e cattiva, che costa il rosso a Manzur. In superiorità numerica i bianconeri trovano spazzi incontrastati sugli esterni che al 88’ vengono suggellati dalla decisiva capocciata di Leonardo Silva che manda la sfida all’extratime.
ORDEM E BOM EXITO – Durante i supplementari l’offensiva brasiliana non si placa come testimoniato dalla traversa colpita da Rever, ma Silva tiene fino ai rigori. Dagli undici metri è però decisivo l’altro estremo: Victor intercetta la conclusione di Miranda e ipnotizza Gimenez, che spara sulla traversa. Il triste epilogo paraguaiano è l’inizio della festa brasiliana per la coppa e la qualificazione al Mondiale per club di dicembre in Marocco, dove ad aspettare Ronaldinho e compagni ci sarà il Bayern Monaco di Guardiola. Il Brasile si conferma la principale scuola del Sud America. E’ infatti il quarto anno consecutivo che un club brasiliano vince la Coppa Libertadores e quindi il titolo di campione del Sudamerica. Prima dell’Atletico Mineiro ci erano riusciti Internacional di Porto Alegre (2010), Santos (2011) e Corinthians (2012).
Francesco Pugliese
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