Quest’ultima ventinovesima edizione della Coppa d’Africa, disputata in Sudafrica nei mesi di gennaio e febbraio, si è rivelata tanto entusiasmante quanto sorprendente grazie alla meritata vittoria della Nazionale nigeriana che, in finale, ha sconfitto di misura il Burkina Faso, con una rete decisiva di Mba. Le “Super Aquile”, dopo aver superato il girone B non senza insidie (decisiva è stata la vittoria nell’ultima giornata contro l’Etiopia dopo i due pareggi iniziali proprio contro il Burkina Faso e lo Zambia), hanno proseguito la loro marcia trionfale verso l’ambita finale, due domeniche fa, dinanzi agli ottantacinquemila spettatori dell’FNB Stadium di Johannesburg. La competizione, come da tradizione, è stata un’importante occasione per molti giovani talenti, grazie all’opportunità offerta dai rispettivi commissari tecnici. Il 2 novembre 2012 la Federazione nigeriana ha voluto affidare il timone della nazionale ad un allenatore “locale” quale Stephen Keshi, diversamente da molte altre realtà africane dove si affida l’incarico tecnico quasi sempre ad uno straniero. Il C.T. nigeriano (che ha vinto da giocatore la Coppa nell’edizione del 1994 in Tunisia), oltre a dare una buona organizzazione tattica ai suoi ragazzi, è stato in grado di far esprimere al meglio giovani interessanti che di sicuro prenderanno parte, o già sono, ad importanti realtà calcistiche.
Fra i “neo” emergenti, la coppia difensiva nigeriana composta dal ventiduenne Oboabona e dal diciannovenne Omeruo, che hanno dato solidità e sicurezza all’assetto difensivo delle “Super Aquile”, offrendo non solo centimetri d’altezza alla retroguardia ma anche dinamicità ed agilità nelle marcature degli avversari.
Sulla mediana, insieme al “veterano” Obi Mikel del Chelsea e al “man of the match” della finale Mba, ha effettuato prestazioni molto convincenti il centrocampista ventenne della Lazio Onazi, approdato in Italia nel 2011 su intuizione di Igli Tare. Per quanto riguarda il reparto d’attacco, oltre alle buoni prestazioni (arricchite da assist) del ventiquattrenne della Dinamo Kiev Ideye, la potenza del centravanti venticinquenne Emenike ha fatto la differenza. Nonostante un problema muscolare alla gamba destra gli abbia impedito di disputare l’ambita finale, l’attaccante è risultato il giocatore chiave dei bianco-verdi, grazie alle quattro reti che gli sono valse il premio di miglior marcatore (insieme a Wakaso del Ghana). Nonostante questi giocatori, quest’oggi vogliamo focalizzare l’attenzione su uno dei talenti che ha contribuito alla conquista dell’ambito trofeo: stiamo parlando di Victor Moses del Chelsea.
Victor Moses è un esterno offensivo nato a Kaduna, città di circa un milione e mezzo di abitanti nel centro-nord della Nigeria, il 12 dicembre 1990. La povertà e la miseria hanno condizionato la sua infanzia, al punto da iniziare “a piedi nudi con una piccola palla”, come affermato in un’intervista ad un quotidiano britannico. All’età di 11 anni la sua vita viene tragicamente segnata dall’uccisione dei genitori, di fede cristiana, ad opera di un gruppo di estremisti musulmani. Per non mettere in pericolo la sua incolumità, Victor vola a Londra, dopo esser stato adottato da una famiglia londinese, lontano quindi dalla difficile realtà natia. Il drastico cambiamento di vita non gli impedisce di continuare a praticare calcio, la sua passione innata. Durante i suoi studi presso l’Harris Academy, disputa il campionato giovanile della Tandridge League dove viene scrutato da alcuni osservatori del Crystal Palace che, nel 2004, gli concedono l’opportunità di esser tesserato per i rossoblù, una delle società più antiche d’Inghilterra. Affidato agli allenamenti di Colin Pates (che ne sviluppa le potenzialità), Moses si mette subito in mostra nell’Under 14, siglando 50 reti e contribuendo alle vittorie di diversi trofei. Ai nastri di partenza della stagione 2007/08, viene integrato nel giro della prima squadra e il suo allenatore, Neil Warnock, gli concede il debutto fra i professionisti -il 6 novembre 2007- in un match di Championship contro il Cardiff.
Al termine della sua prima stagione, riesce ad effettuare 13 presenze nel campionato cadetto, siglando 3 reti (contro West Bromwich, Watford e Burnley) e prolungando di altri quattro anni il contratto che lo lega al club rossoblù. Nonostante il prolungamento, Moses sa che lo “Selhurst Park” è una piccola realtà: nelle due successive stagioni, infatti, dimostra di esser di una categoria superiore rispetto i compagni, sebbene non abbia ancora raggiunto i vent’ anni: nel 2008/09 colleziona 27 presenze con 2 gol messi a segno in Premier e 3 in FA Cup, mentre nel 2009/10 deve frenare quella che, sino ad allora, risulta essere la sua migliore media stagionale con 18 presenze e 6 reti, dato che il Wigan, nell’ultimo giorno della finestra di mercato invernale, strappa il giocatore all’agguerrita concorrenza, alla modica cifra di 3 milioni di euro. Voluto fortemente da Roberto Gutierrez Martinez (allenatore dei bianco-blu), Moses debutta in Premier League, nel pareggio per 1-1 in trasferta sul campo del Sunderland, subentrando a Rodallega a dieci minuti dal termine. Durante il proseguo della stagione, Victor si inserisce bene nei piani tattici del suo allenatore spagnolo, rivelandosi un asso nella manica da gettare nella mischia quasi sempre a partita in corso. Infatti, al termine di questa nuova esperienza con i “Latics”, il suo score stagionale risulta di 14 presenze in Premier con una rete messa a segno contro l’Hull City, precisamente nella seconda delle uniche due partite dove inizia da titolare (in seguito a quella contro il Bolton). La sua seconda stagione con il Wigan (2010/11) sarebbe dovuta risultare quella della consacrazione ma, a causa di alcuni infortuni che lo tengono lontano dal terreno di gioco per diverse gare durante l’anno, effettua solo 21 matches di campionato, con 6 reti, mentre colleziona 3 e 2 gettoni rispettivamente in Coppa di Lega e FA Cup.
Nella sua terza stagione in bianco-blu, 2011/12, arriva la consacrazione: 6 reti in 38 presenze in Premier, con una sola presenza in FA Cup. Esterno offensivo di centrocampo di una squadra dove si evidenziano, tra gli altri, giovani come l’irlandese McCarthy e l’argentino Di Santo, Moses diventa, con le sue giocate, il beniamino del DW Stadium, riuscendo a centrare con il club l’obiettivo salvezza (con 43 punti) al termine della stagione. Le voci di mercato sul suo conto si fanno sempre più insistenti: Liverpool, Chelsea e Tottenham -su tutti- sono le società più interessate in Premier. Il Wigan vuole blindare il suo patrimonio offrendogli, prima del termine di questa stagione, un rinnovo di tre anni al doppio dell’ingaggio, ma il giocatore rifiuta l’offerta per l’ambizione di una piazza più importante. Le lusinghe del club di Abramovich si fanno sempre più insistenti ed il fascino del club campione d’Europa richiama l’attenzione del giovane nigeriano: il 24 agosto scorso il presidente del Wigan David Whelan accetta l’offerta di 11,5 milioni di euro per il giocatore che, dopo aver disputato la prima giornata di campionato proprio contro il Chelsea il 19 agosto dinanzi al suo pubblico, prepara le valige per la sua nuova destinazione. Ad attenderlo ci sono i Blues, allenati dall’ormai ex allenatore Roberto Di Matteo che ambiva alla conquista di tutte le competizioni, portando avanti il progetto di un ricambio generazionale con l’acquisto di altri giovani quali Hazard, Oscar, Marin e Azpilicueta. Il 15 settembre scorso veste -per la prima volta- la maglia del suo nuovo club al “Loftus Road” nella partita terminata 0-0 contro il Qpr, subentrando al 58’ a Bertrand. Nonostante la bagarre per un posto da titolare nell’undici di partenza, Moses totalizza -fino agli inizi di gennaio- 13 presenze il Premier, realizzando la sua prima rete nel match pareggiato 1-1 contro lo Swansea, oltre a 2 presenze in FA Cup (con una rete siglata contro il Southampton), alle 3 presenze il Coppa di Lega (con due realizzazioni messe a segno contro Wolverhampton e Leeds), e a due presenze nella Coppa del Mondo per club persa contro il Corinthians. Grazie al suo nuovo club, il 2 ottobre arriva il debutto anche nella Champions League, nella trasferta -vinta 4-0- contro il Nordsjælland. Ma la partita che ricorderà per sempre (tra le quattro totali disputate nella massima competizione europea) è quella vinta 3-2 contro lo Shakhtar Donetsk dove, grazie ad un colpo di testa al 94’ su calcio d’angolo di Mata, insacca la rete che tiene ancora in vita il Chelsea per la qualificazione (poi non arrivata) nel girone E, dove primeggeranno Juventus e Shakhtar Donetsk.
L’8 gennaio scorso viene diramata la definitiva lista dei 23 convocati della Nazionale nigeriana per la Coppa d’Africa 2013, raggiungendo quindi i suoi compagni in Sudafrica per iniziare questa nuova avventura. C’è da sottolineare che Moses ha vestito, fin dalla selezione Under 16, la maglia dell’Inghilterra scalando le varie selezioni Under 17 (15 presenze con 9 reti), Under 19 (12 presenze e 2 reti) e Under 21 (1 presenza nella vittoria per 2-0 contro l’Uzbekistan) prima di accettare la convocazione della nazionale nigeriana nel marzo 2011 per le sfide contro Etiopia e Kenya. Nonostante Victor accetti la convocazione, viene bloccato dalla FIFA che non formalizza –per tempo- il cambio di nazionalità del giovane esterno. Il passaggio ufficiale da parte della FIFA avviene il primo novembre 2011. Nel giugno 2012 disputa le sue due prime gare ufficiali con le “Super Aquile”, valide per le qualificazioni al Mondiale brasiliano del 2014 contro Malawi e Namibia. Inoltre gioca l’amichevole del 9 gennaio contro Capo Verde, venendo schierato nell’undici titolare in vista della Coppa. In quest’edizione della Coppa d’Africa Moses, come anticipato, trascina i suoi compagni nel momento decisivo: trasforma due rigori nella gara decisiva contro l’Etiopia che permette ai bianco-verdi la qualificazione ai quarti dopo due pareggi iniziali incolore. Nelle successive tre partite effettua altrettante buone prestazioni che permettono alla sua Nazionale di conquistare dopo diciannove anni l’ambito trofeo.
Victor Moses è un centrocampista esterno che all’occorrenza può ricoprire anche il ruolo di seconda punta o terzo d’attacco. Sa attaccare bene gli spazi in profondità, oltre a saper convergere intelligentemente verso il centro ogni qual volta gli si offre un suggerimento in verticale. Dall’alto dei suoi 177 centimetri d’altezza per i suoi 75 chilogrammi di peso, Moses fa delle accelerazioni in velocità la sua arma migliore. Crea scompiglio nelle difese avversarie con i suoi dribbling ubriacanti grazie ad una discreta tecnica individuale. Sa coprire bene la corsia di gioco a lui affidata (prevalentemente la destra), anche se dotato di maggiori qualità offensive più che difensive. E’ provvisto di una resistente corporatura, capace di fargli perdere difficilmente i duelli fisici. Il suo stile di gioco è un mix tra agilità e potenza. Anche se da poco accasato al Chelsea, il giovane esterno ha recentemente espresso al quotidiano “Guardian” il suo vero sogno nel cassetto, cioè di voler giocare un giorno nel Barcellona. Chissà se riuscirà un giorno a realizzarlo, di certo per strappare il giocatore al suo nuovo club ci vorranno più degli 11 milioni spesi, visto che stiamo parlando di un talento con ampi margini di miglioramento.
.
A cura di Gilberto D’Alessio
.
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro