Nell’ambito di una conferenza stampa organizzata dall’avvocato Emilio Coppola, è intervenuto il viceministro degli Interni Vito Crimi, che ha risposto in merito ad alcuni temi, su tutti quello dei ritorno dei tifosi negli stadi: “Rientro negli stadi? Penso che, oltre ai pareri dei comitati tecnici, anche le tifoserie possano essere coinvolte in questo discorso. Sono qui per ascoltare proposte e soluzioni da portare al Governo e discutere insieme del rientro, che deve essere fatto in sicurezza. Bisogna trovare i modi per mantenere il distanziamento. Ricordo l’esempio di Atalanta-Valencia, partita che è stata oggetto di critiche per aver scatenato un focolaio. In merito non ci sono state prove che confermino ciò, ma certamente questo dice di quanto un assembramento negli stadi possa veicolare il virus molto più velocemente di altri contesti”.
Una proposta che in Francia ha già preso piede è quella di riportare almeno 5mila persone in un impianto con capienza tra i 25 e i 30mila posti. E’ d’accordo ad una politica del genere?
“Ripeto, dobbiamo confrontarci. Se può essere una politica per iniziare, per cominciare a riportare i tifosi negli stadi, allora cominciamo. Io sono sempre dell’idea che è meglio iniziare con un percorso invece che avere subito tutto quello che uno vorrebbe. Se cominciamo un percorso, avremo modo di verificare l’efficacia dei sistemi e via via la cosa crescerà”.
Uno dei temi più cari al tifo organizzato è quello di tornare ad un calcio più semplice e, per certi versi, più pulito. Il movimento che lei capeggia da tempo si occupa anche di tematiche inerenti la legalità e nel calcio c’è un tema, quello legato alle plusvalenze che, in alcuni casi, sono state oggetto di indagine da parte della magistratura. Darebbe una sua idea su come riformulare il calcio anche in tal senso?
“Su questo tema credo sia opportuno parlarne con il ministro dello sport (Spadafora, ndr), che certamente ha le idee più chiare sull’argomento. Quello che, però, bisogna fare, dal mio punto di vista, è riportare il calcio ad essere sport e non più business, che purtroppo la fa da padrone: la rincorsa al guadagno più alto non fa certamente bene al calcio”.
Domani finisce il campionato più strano dal dopoguerra. Qual è il suo bilancio su quanto visto in questi mesi?
“Tutto il paese ha vissuto un periodo stranissimo, come nel dopoguerra quando ci furono campionati mondiali o nazionali interrotti. Il bilancio è piuttosto positivo, perché siamo comunque riusciti a portare avanti il Paese, a terminare il campionato, nonostante le polemiche: alla fine, la scelta di terminarlo, anche se velocemente, credo sia stata una buona scelta, sebbene qualcuno non sia d’accordo”.
In Lega Calcio si sta discutendo molto con Aurelio De Laurentiis, capofila di una nuova distribuzione dei diritti televisivi, il guadagno delle società deve essere sempre più alto. Il calcio in Italia è lo sport più popolare, eppure i costi per le famiglie per usufruirne crescono sempre. Il Governo potrebbe fare qualcosa in tal senso?
“Considerando che ormai gli introiti dagli ingressi negli stadi sono talmente irrilevanti, credo che una piccola politica di diminuzione dei prezzi possa essere applicata. Sul discorso delle tv il discorso è più complesso, in quanto ci sono di mezzo anche aziende internazionali”.
In merito agli assembramenti, un luogo principale in cui possono avvenire è sicuramente quello d’ingresso agli stadi e sarebbe da normalizzare. In tal senso, è ipotizzabile una collaborazione tra gli steward e le Forze dell’Ordine?
“Innanzitutto bisogna vedere quanti, quali e come e dove, dopodiché si faranno tutti i piani per garantire gli ingressi in sicurezza. Trattandosi di ingressi personali, e quindi che riguardano la propria sicurezza, il primo impegno deve essere personale, quindi non si parla di gestione repressiva ma intelligente degli ingressi”.
Quanto le fa piacere che la Juventus abbia vinto il nono scudetto consecutivo?
“Significherebbe rivelare anche qual è la mia passione calcistica (ride, ndr) e mi tengo fuori”.
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