Dopo Carlo Ancelotti, anche Laurent Blanc si è reso conto di quanto maturo sia già Marco Verratti, facendone il perno di centrocampo del suo Paris Saint-Germain al fianco di un ‘maestro’ come Thiago Motta.
Ed il giovane pescarese è sempre più convinto della scelta fatta, al punto da ‘derubricare’ come decisione quasi naturale il gran rifiuto opposto alla Juventus: “Non è stato così difficile rifiutare il club bianconero. Non avrei giocato, mi avrebbero mandato in prestito! – spiega Verratti al ‘Journal du Dimanche’ – Il Psg invece mi ha permesso di farlo. Non ho avuto dubbi, in una settimana era tutto concluso“.
Ma anche il Milan ha ricevuto un bel due di picche da Verratti, che racconta come andarono lì le cose: “So che si dice che a 13 anni ho rifiutato il Milan perchè sono della Juve, ma è una leggenda. Ho giocato con il Pescara a Milano e i dirigenti rossoneri volevano che rimanessi con loro in città. Era qualcosa di inaspettato e io preferivo tornare a casa. Il mio sogno era quello di giocare per la squadra della mia città, non in un’altra galassia. Quando sei giovane hai obiettivi più modesti…“.
Nella Juventus gioca il suo grande idolo, Andrea Pirlo: “Oltre ad essere un grande campione è molto umile. Ricordo quando l’ho incontrato, era la mia prima convocazione in Nazionale, un giorno che non dimenticherò mai. Ero in mezzo a grandi giocatori che avevo visto soltanto in televisione. Da piccolo vedevo un sacco di video, ora mi accontento di guardare le partite del Barcellona con Xavi o quelle della Juve con Pirlo. Osservo tutti i loro movimenti”.
A Parigi però ha avuto modo di crescere grazie a due ottimi maestri: “Ho imparato molto al fianco diThiago Motta e Claude Makelele, ma devo ancora migliorare. Il mio ruolo è di far segnare gli altri. Se penso che un mio compagno è piazzato meglio di me gli passo la palla. Ma a volte mi piacerebbe toccare meno palloni e segnare di più. Non dico 10 goal, ma quattro o cinque”.
Verratti racconta poi la sfuriata di Ancelotti dopo l’espulsione rimediata lo scorso anno contro l’Evian. “Mi ha insultato in italiano. Alla fine del primo tempo mi ha aveva detto: ‘Marco resta tranquillo altrimenti ti cacciano’. Io gli avevo risposto: ‘Non mi cacciano! Prometto di non dire una parola’. Ma dopo l’intervallo, tre falli di fila e sono andato a lamentarmi con l’arbitro. Era furioso, ma era giustificato. E’ la più grande ramanzina che ho preso”.
Infine un retroscena sui tanti cartellini ricevuti l’anno scorso: “Ho preso un sacco di ammonizioni perchè parlavo a voce alta in italiano e gli arbitri devono aver immaginato che parlavo male di loro. Oggi mi sto zitto…”
Fonte: Goal.com
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