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Ventura: “Chi si atteggia a divo non ha capito nulla. Balotelli? Peccato perderlo però…”

"Noi allenatori siamo come i fruttivendoli: lucidiamo la frutta. Poi bisogna che dentro ci sia la polpa”

L’Italia di Giampiero Ventura è attesa, in questi giorni, da un doppio impegno molto importante: venerdì 24 marzo, alle ore 20:45, allo stadio ‘Renzo Barbera’ di Palermo, affronterà l’Albania in una sfida valevole per la qualificazione ai Mondiali di Russia 2018; successivamente, martedì 28 marzo, alla medesima ora, gli azzurri saranno di scena all’Amsterdam Arena per un’amichevole di prestigio contro l’Olanda.

LA SPERIMENTALE: AVANTI CON I GIOVANI – Il Commissario Tecnico della nostra Nazionale si è concesso in esclusiva a ‘Repubblica’, dibattendo di vari argomenti. Ventura, il quale ha spiegato di attendere le decisioni del Presidente Federale Carlo Tavecchio in merito ad un suo possibile ruolo da Direttore Tecnico, ha innanzitutto ribadito come intenda proseguire sulla strada dei giovani, fermamente convinto di come il ricambio generazionale possa assicurare all’Italia un futuro roseo: “Col porta a porta ho spiegato ai Presidenti i vantaggi degli stage: per Nazionale, club e giocatori. Non sono di primo pelo, ma il mio riferimento è Lippi, tournée americana 2005. Convocò 6 futuri campioni del mondo: Grosso, Toni, Iaquinta, Barzagli, Oddo e Peruzzi. Più Chiellini. Gli stage come ricetta per non bruciare i giovani? Mi sono documentato: il modello è la Germania. Dopo la batosta del 2006, ottenne dai club che, per alcune ore al mese, si allenassero col sistema della Nazionale, così i giovani erano preparati al salto. Noi, che all’Europeo avevamo una squadra tra le più attempate degli ultimi 20 anni, siamo stati più caserecci. Mi hanno aiutato i Presidenti”.

ALLENATORI COME FRUTTIVENDOLI – Ventura ha quindi spiegato come, a conti fatti, i Presidenti delle squadre di Serie A stiano andando incontro alla Nazionale in questo periodo: “Qualcuno mi ha perfino detto di chiamarlo, se mi avessero messo i bastoni tra le ruote. Abbiamo acceso i riflettori. Gagliardini, dopo il primo stage, è passato dall’Atalanta all’Inter. E Inglese, Caldara, Conti e Petagna sono stati subito i migliori in campo. Effetto Coverciano? La ‘Sperimentale’ non è la vetrina per chi non ha spazio nei club. Però dà adrenalina, entusiasmo, autostima, occasioni. Se uno dopo la chiamata si atteggia a divo, non ha capito niente. C’è un’infornata di talenti vogliosi di imparare. E mai come quest’anno le squadre rimettono in rampa di lancio gli italiani. Belotti-Immobile coppia simbolo? Li ho conosciuti bene al Toro. Per Belotti, una forza della natura, convinsi Cairo a spendere 8 milioni. Immobile attacca gli spazi come pochi. Il Torino lo rigenerò, come Cerci e Darmian. Noi allenatori siamo come i fruttivendoli: lucidiamo la frutta. Poi bisogna che dentro ci sia la polpa”.

VERRATTI E BALOTELLI – Il C.T. azzurro ha quindi evidenziato come ami parlare molto con i giocatori, trovare la ‘password’ di ognuno di loro. Per Marco Verratti, elemento da rigenerare dopo l’1-6 rimediato dal suo PSG in Champions League contro il Barcellona, si tratta della “salute”. E per Mario Balotelli? “È giusto che io provi a recuperare il talento di Balotelli: non è un esordiente ed è un peccato perderlo. Ma le grandi squadre vincono con gruppo, regole e organizzazione. L’Europeo di Conte è figlio dell’organizzazione”.

METTERCI LA FACCIA CON CORAGGIO – Chiusura di intervista dedicata al rapporto di Ventura con la Nazionale. “Ha scandito momenti della mia vita, dalla partita con la Giovanile in poi. Il gol del 4-3 di Rivera con la Germania: al bar di Cornigliano volarono in aria i ghiaccioli. E Gigi Riva trascinatore. E i pomodori al ritorno della squadra dal Messico: a Genova se ne parlò tanto. E il trionfo di Lippi. Il calciatore ha l’emozione di rappresentare il paese. Io spero di dare le emozioni che ho ricevuto, ma anche di viverle in prima persona. A quale Italia vorrei che somigliasse la mia? Alla mia! So che devo metterci la faccia. Per le grandi imprese serve coraggio. A meno che uno non abbia Messi e Maradona: allora tutti possono allenare. Se sono arrivato qui, significa che il lavoro paga”.

Fonte: pianetamilan.it

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