La politica che entra nel calcio; il calcio che prova a restarne fuori, dalla politica. Sembra essere quest’ultimo l’intento del tecnico del Liverpool, Jurgen Klopp, che ha deciso di non convocare Xherdan Shaqiri per la trasferta di domani contro i serbi della Stella Rossa. Le idee politico-culturali del giocatore, protagonista di uno degli episodi più discussi del Mondiale 2018 in Russia, non sono stati certo dimenticati nel paese dove le due squadre si sfideranno per la prima gara del girone di ritorno di Champions League.
L’EPISODIO — Il dibattito è stato scatenato dall’esultanza con la “doppia aquila” del Kosovo, compiuta dal giocatore e dal compagno di squadra Zhaka, entrambi con la maglia della Svizzera, dopo la vittoria sulla Serbia quest’estate. Gesto di polemica e sfida in una realtà delicata come quella balcanica: la Serbia non riconosce l’indipendenza che il Kosovo ha dichiarato nel 2008, rivendicata in mondovisione dai due giocatori di origine kosovara albanese. Immediata era arrivata la multa da parte della Fifa; ora quell’episodio torna di attualità.
LA DECISIONE — I serbi non hanno certo dimenticato il gesto del centrocampista del Liverpool. In questi giorni sono piovute minacce e intimidazioni verso di lui e il tecnico ha dovuto prendere atto della situazione: “Andremo nella fantastica città di Belgrado come squadra di calcio per giocare a calcio. Abbiamo ascoltato e letto le speculazioni e abbiamo parlato del tipo di accoglienza che `Shaq´ avrebbe ricevuto e, anche se non abbiamo idea, di che cosa sarebbe potuto accadere, vogliamo andare là e concentrarci al 100% sul calcio e non pensare a nient’altro, è tutto”, ha dichiarato prima di non inserirlo nella lista dei convocati.
Fonte: gazzetta.it
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