Le braccia al cielo spalancate, come una liberazione: è l’immagine di Gianni Rivera più famosa di sempre, subito dopo aver deciso Italia-Germania ai Mondiali del 1970. Ed è uno degli episodi di una vita piena di vittorie, che l’ex calciatore ha deciso di raccontare nella sua autobiografia appena edita (“Gianni Rivera ieri e oggi. Autobiografia di un campione”, ed. Marconi Productions). In occasione della presentazione del libro, Rivera ha rilasciato alcune dichiarazioni.
Il suo Milan vive un momento di transizione, in campo e a livello dirigenziale. “La società ha deciso di puntare su tanti allenatori giovani, ma ha finito per bruciarli. Se potessi gestire un allenatore, andrebbe bene chiunque: l’importante è avere giocatori di livello, perché gli allenatori non possono inventare molto. Le vittorie di Sacchi? Ha fatto ciò che doveva, aveva una squadra fortissima a disposizione: c’era metà nazionale olandese e metà di quella italiana”.
Sullo stato del calcio italiano, Rivera ne ha per tutti: “La Juventus ha dimostrato di essere la squadra più forte, al Napoli è mancata la capacità di saper segnare sempre e comunque: la squadra di Sarri è venuta meno nel momento topico. In Serie A le partite diventano divertenti solo quando le squadre si stancano, perché fino ad allora è una vera e propria battaglia. Troppi stranieri? E’ vero, bisognerebbe acquistarli solo quando sono realmente un valore aggiunto. Sassuolo, Chievo, Frosinone hanno dimostrato che si possono fare ottime cose anche schierando principalmente calciatori italiani. Il calcio di oggi non è molto differente da quello che ho giocato io. Forse adesso si esagera con la ricerca dei complotti, che spesso serve a giustificare risultati che non sono arrivati” ha spiegato lo storico capitano del Milan.
Da grande protagonista della Nazionale, Rivera si è soffermato anche sulle prospettive dell’Italia. “Conte non è riuscito a calarsi nel ruolo di selezionatore, che può allenare i giocatori solamente una decina di giorni all’anno. Lui ha bisogno di un contatto continuo, probabilmente avrebbe preferito rimanere alla Juventus. La Nazionale ha buoni giocatori ma, per le qualità, nessuno di questi è indispensabile” ha analizzato.
I vertici del calcio mondiale spingono sempre più verso l’introduzione della tecnologia in campo. Ma in proposito l’Abatino, come fu definito da Gianni Brera, è scettico. “La moviola può rivelarsi utile, ma solo se usata con criterio. Troppe interruzioni farebbero morire il calcio. Personalmente, credo che se ne potrebbe fare a meno, perché ciò che era realmente indispensabile, ovvero sapere con certezza se la palla ha oltrepassato o meno la linea di porta, lo abbiamo già. La tecnologia, peraltro, sarebbe un lusso solo per i campionati ricchi. Al giorno d’oggi, si discute di troppi episodi arbitrali” ha concluso Rivera.
Fonte: Gianlucadimarzio.com
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