“Il calcio è costruito sulla passione, noi non smettevamo mai di giocare perché eravamo padroni del nostro tempo che, invece, abbiamo rubato ai bambini”, così l’allenatore Ezio Glerean inizia la presentazione del progetto “Sassuolo in campo” lanciato da “La Giovane Italia” e dalla società del presidente Squinzi. La proposta nasce dalla consapevolezza dei grandi cambiamenti avvenuti anche riguardo all’approccio dei bambini al mondo del calcio. Paolo Ghisoni, giornalista di Sky e guida del progetto “La Giovane Italia”, per presentare le differenze generazionali riporta una frase di Paolo Cannavaro, perno della difesa del Sassuolo ed ex capitano azzurro: “Mio padre non ha mai visto una mia partita quando ero un ragazzino”.
L’ideatore Ezio Glerean racconta d’essersi ispirato all’Ajax degli anni ’80 che ha visionato durante un viaggio-studio. “Mi colpiva che le squadre dei ragazzini più piccoli non avevano l’allenatore in campo durante le partite, una situazione anomala per il nostro modo di pensare il calcio”, racconta l’ex tecnico di Palermo, Padova, Venezia, Cittadella, Cosenza e tante altre squadre. Nella sala stampa del Mapei Stadium il Sassuolo è al gran completo: ci sono l’amministratore delegato Giovanni Carnevali, l’allenatore Eusebio Di Francesco, il responsabile del settore giovanile Palmieri, il capitano Magnanelli, Lorenzo Pellegrini e Domenico Berardi, due tra le facce più promettenti de “La Giovane Italia”.
Non è un caso che la realtà più attenta ai giovani italiani abbia raccolto un’idea che punta a rivoluzionare il sistema calcio nelle sue basi, puntando a stravolgere il modo in cui si formano i bambini. Il modello emergente degli ultimi anni è il Belgio, dove il calcio è entrato nelle scuole. “Dobbiamo pensare ai tanti ragazzi che abbandonano il calcio perché in tante occasioni non riusciamo ad appassionarli”, è l’allarme lanciato da Di Francesco che esprime la sua soddisfazione per la scelta del Sassuolo di credere in questo progetto. “Sassuolo in campo” inizierà dagli Esordienti classe ‘2004 guidati da Giovanni Morselli che a partire dal torneo di Gallipoli darà seguito ad un percorso già iniziato da alcuni mesi. Morselli guiderà la squadra durante la settimana, applicherà il concetto già introdotto dal Sassuolo di garantire nelle categorie relative all’attività di base lo stesso minutaggio a tutti i bambini e chiederà ad uno dei ragazzi non convocati di fare la formazione. Durante la partita l’allenatore non sarà in campo a guidare i suoi ragazzi ma andrà in tribuna perché i genitori sono una componente del sistema calcio che non può essere abbandonata. La squadra deve diventare una comunità, i ragazzini non si confronteranno solo sull’aspetto calcistico ma anche su quello didattico instaurando il meccanismo dell’aiuto reciproco.
La sperimentazione avrà nel torneo di Gallipoli il suo sbocco naturale e alcune scelte lo dimostrano già: il Sassuolo sarà l’unico club a portare tutti i ventotto componenti della rosa, le altre realtà hanno convocato venti ragazzini per il torneo. Ci sarà anche un’altra novità interessante in Puglia: nei “tempi morti” dopo le partite i ragazzini si sfideranno anche in giochi didattico-culturali, dove magari quelli meno bravi sul campo potranno combattere sul terreno della formazione. “Sassuolo in campo” è pronto a mettere l’educazione al centro del progetto, la crescita dei giovani calciatori è la strada per trasformare un mondo che ha perso la sua linfa. Il calcio è diventato a misura d’adulti, deve tornare ad essere strutturato sulla gioia dei bambini, soprattutto quando i protagonisti sono loro.
Dal nostro inviato a Reggio Emilia Ciro Troise
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