C’è stato un periodo, in questa stagione, nel quale Mazzarri era diventato una sorta di macchietta perché trovava le scuse più disparate e incredibili per giustificare gli insuccessi della sua Inter: sul web tifosi di tutte le squadre – nerazzurri in testa – si divertivano a prenderlo in giro. Ecco, Garcia gli somiglia sempre di più.
Nell’ultimo mese e mezzo, periodo in cui la Roma è implosa perdendo quasi tutto, lo abbiamo ascoltato mentre ci proponeva alibi di ogni genere. Gli arbitri, ad esempio, benché dopo Juve-Roma di errori ce ne siano stati pro e contro i giallorossi. Oppure gli infortuni, che sono stati effettivamente tanti, ma non gli hanno mai impedito di schierare una formazione più che dignitosa, anche perché nessuno in Italia ha un organico di qualità ampio come quello romanista. Ieri, dopo il pareggio di Verona (il sesto nelle ultime sette partite di campionato),Garcia ha trovato l’ultima scusa: la sfortuna. E questo è troppo.
La Roma, a gennaio, è entrata in un tunnel per gravissime colpe proprie. La manovra è prevedibile e non ha cambi di ritmo; l’attacco segna poco (nel 2015 ha realizzato due gol solo con Lazio e Cagliari); la difesa è impacciata. Soprattutto, la squadra non corre: chi deve proteggere Garcia quando sostiene, con una tenacia poco credibile, che non esiste alcun problema atletico? Poi c’è la società, che ci ha messo del suo. Incredibile l’operazione di mercato che ha stravolto l’attacco: fuori Destro, che era comunque una sicurezza, e dentro un’incognita (Doumbia) e un infortunato (Ibarbo). Disarmante che si spieghi questo giro di punte sostenendo che Mattia voleva giocare di più: la Roma non può farsi un danno per accontentare un calciatore.
Se la Roma avesse i punti di un anno fa, sarebbe al comando con la Juve. Invece è staccatissima dai bianconeri e stasera potrebbe sentire il fiato del Napoli sul collo. In aggiunta ci sono le eliminazioni in Champions e Coppa Italia. Ci sono ancora i margini per salvare la stagione, ma si fanno sempre più esigui. Garcia cominci a cercare soluzioni anziché alibi.
Fonte: corrieredellosport.it
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