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Pablito Rossi: «A Lavezzi fischi ingiusti, non ha tradito»

«Le scelte vanno rispettate: il Pocho insostituibile in questo modulo»

Venti ottobre del ’79, sono passati trentadue anni e sette mesi. «Pochi giorni fa un medico napoletano mi ha detto: avevo portato anche io il fischietto quel giorno al San Paolo, per te...». Paolo Rossi è stato il calciatore più fischiato della storia. Novantamila napoletani contro di lui, attaccante del Perugia, quel sabato pomeriggio a Fuorigrotta perché in estate aveva rifiutato il trasferimento al Napoli. «Ma non era andata così», sospira Pablito, il simbolo dei Mondiali dell’82, atteso oggi a Napoli per la presentazione del libro dedicato al trionfo in Spagna. «Un racconto su quei cinquanta giorni, con storie inedite e spunti intriganti, l’ho scritto con mia moglie, giornalista».

 A proposito di racconti, come ricorda la trattativa con il Napoli?
«Si dissero cose imprecise e pure un po’ cattive. Io non rifiutai il trasferimento al Napoli, piuttosto parlai dieci minuti con il presidente Ferlaino e gli chiesi se avesse intenzione di allestire una squadra competitiva. Capii che non era ancora arrivato quel momento per una società che anni dopo avrebbe preso un fuoriclasse come Maradona. E poi c’era il desiderio di tornare alla Juve, che consideravo un po’ la casa madre».

Domenica scorsa i 40mila del San Paolo hanno fischiato un calciatore in maglia azzurra, Lavezzi.
«Una situazione differente rispetto a quella del ’79, ovviamente. Non sono cose belle. Lavezzi è un bravissimo ragazzo, un generoso che in campo ha dato sempre tutto, come sanno bene i tifosi del Napoli: ne hanno ammirato in questi anni la corsa, il temperamento, gli assist, i gol… I tempi sono cambiati e la gente deve capire».

 Cosa c’è da capire?
«Ai miei tempi un calciatore era di proprietà della società: il presidente decideva se tenerti o cederti, poi le situazioni sono cambiate e il calciatore ha avuto voce in capitolo. È legittimo che un giocatore decida di cambiare squadra, non so se per ragioni economiche o di altro genere. Un fatto è sicuro, invece: Lavezzi ha dato tanto al Napoli, contribuendo a portarlo in alto, ed è ingeneroso fischiarlo».

Le bandiere non esistono più come confermano gli addii di Del Piero e dei milanisti e quello probabile di Lavezzi.
«Anche io ho cambiato tante squadre, ma non per ragioni economiche: semplicemente avvertivo tale esigenza. Non comprendo questo aspetto del calcio di oggi, un tempo l’attaccamento alla maglia era più sentito. I calciatori, oggi, sono mercenari».

Termine forte.
«Ma non voglio offendere, sottolineo un aspetto della professione che potrebbe infastidire i tifosi. Ad esempio, leggo che Ibrahimovic pensa di lasciare il Milan dopo soli due anni. Un tifoso rossonero si dovrebbe chiedere cosa spinge un campione ad avere una simile idea: una volta arrivare al Milan o al Barcellona era il massimo, il punto di arrivo, mentre ora…».

Domenica c’è la finale di Coppa Italia: dopo le contestazioni di domenica scorsa farebbe giocare Lavezzi?
«Sì, certo. Si è sempre comportato da professionista, potrà essere più o meno deluso dopo quanto è accaduto nell’ultima partita al San Paolo, ma è serio e sono convinto che darebbe il massimo, ammesso che questa sia la sua ultima partita nel Napoli. Sarebbe anche una questione d’orgoglio».

 Come si potrebbe sostituire il Pocho, considerato fino a un mese fa intoccabile da Mazzarri?
«Il punto è questo. Lavezzi ha caratteristiche differenti da altre punte, è un attaccante universale e gioca a tutto campo. Crea occasioni da gol, è imprevedibile. Insomma, uno come lui dovrebbe sempre andare in campo».

Ci sono offerte per un altro big, Cavani, bomber da oltre venti gol a campionato.
«Rispetto a Palermo è molto maturato, si è completato e adesso è tra i primi dieci top player mondiali. È ovvio che l’attenzione delle superpotenze del calcio sia forte nei suoi confronti, campioni di questo livello restano soltanto a certe condizioni e il Napoli ha bisogno di lui per crescere ulteriormente».

 Che ne pensa della stagione degli azzurri?
«Li ho seguiti in Champions League: hanno raggiunto gli ottavi di finale e sono stati eliminati dal Chelsea che sabato sfida il Bayern Monaco per il titolo europeo. Il Napoli avrebbe potuto fare perfino più strada, però ha pagato il prezzo dell’inesperienza».

Mazzarri riceverà tra pochi giorni il premio dedicato a Bearzot, il ct dell’Italia mondiale, il maestro di Pablito.
«Lo merita perché ha ottenuto straordinari risultati con il Napoli e in questi anni ci ha fatto assistere a un calcio interessante, differente dal solito. C’è chi dice che avrebbe potuto fare di più, ma io credo che sia arrivato al massimo con il gruppo che ha avuto a disposizione. Il Napoli è arrivato ai primi posti, giocherà la finale di Coppa Italia e con un po’ più di fortuna avrebbe potuto raggiungere la semifinale di Champions League».

 Come finisce Juve-Napoli?
«Le motivazioni sono quasi tutte a favore del Napoli, che arriva dopo anni alla finale di Coppa Italia, al termine di un percorso di crescita costante. Ma bisogna diffidare della Juve».

Conte l’ha resa imbattibile e vincente.
«Nessuno si aspetti una squadra scarica dopo la conquista dello scudetto e i successivi festeggiamenti. Alla fine potrebbe essere più forte la voglia del Napoli di conquistare un trofeo».

Fonte: Il Mattino

La Redazione

P.S.

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