Distesa come una bellissima donna lungo il golfo sembra trattenere il fiato ed afferrare nello stesso tempo il mondo con le sue stesse braccia, con quell’aria tanto distratta quanto seria di chi trova il suo ordine in un caos indecifrabile solo per chi non la sa leggere dentro.
Cantata e scritta, osannata e umiliata, passato e presente si mescolano in attesa di un futuro che si fa attendere ancora troppo semplicemente perchè è lasciata sola dalle istituzioni in un Italia che fa figli e figliastri.
Napoli tricolore nel diritto e borbonica per tradizione, esoterica e credente, caotica e universitaria, popolare in basso e ricca nell’alta Posillipo, sedotta da mille promesse ed abbandonata per gli interessi di pochi più attenti alla poltrona che al suo futuro.
Un futuro tutto da scrivere figlio di un passato glorioso e in parte da dimenticare : squadra e città si somigliano fino a confondersi , a mescolarsi, a riprogrammarsi per un futuro dove la speranza non rimanga più nelle sue vie ma possa sciorinare nell’eccellenza. Proprio come la Napoli che fu.
Una squadra figlia di una città e una città che si rivede in una squadra che ha visto in faccia l’inferno delle serie inferiori. Ha conosciuto il fallimento ed ha capito che morire è la sola condizione necessaria per poter rinascere.
Una squadra figlia di una città che si risente orgogliosa di creare l’ennesima eccellenza e di non sentirsi sporca e degredata solo perchè abbandonata e sedotta da chi per il potere l’ha sfruttata.
Una squadra che scala le pareti dell’inferno cosi come una città che esporta in tutto il mondo il suo nome pur conservando le sue tradizioni.
Squadra e città, città e squadra, sogni di un popolo e un popolo che sa sognare tra un perchè e l’altro nel sentirsi diversi dai cugini italiani e rendersi conto che la diversità non è un male ma solo una ricchezza. Una ricchezza di un popolo che non lascia sola la squadra e che non molla alla prima difficoltà di vedere una Napoli che sarà.
Sarà. Bella come il suo mare , il suo golfo, la sua capri e la sua ischia. I suoi “quartieri” e i suoi musei, il suo castello sospeso sul mare e che la leggenda dice sorretto da un uovo. Bella come quell’aria di mare che si sente a piazza plebiscito e ti fa sentire a casa da qualunque posto del mondo tu venga. Bella come la sua ospitalità e il suo sorriso. Bella come questa squadra che di stupire non smette.
Sarà forte come il Maschio Angioino che lo trovi nel centro mentre passeggi e ti toglie il fiato cosi imponente. Forte come questo Napoli.
Squadra e città come un pavimento a scacchi dove bene e male si alternano in entrambe non smettono di raccontarsi e di rimanere unite nel tempo che era, che è, e che sarà dove il sogno di un giorno migliore possa essere per le future generazioni un ricordo ormai vago perso nel tempo.
di Ale Azzurrissimo e Gaetano Savastano del gruppo “Amo il Napoli Calcio”
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