Al cuore non si può comandare. «Mi dispiacerebbe se una delle due perdesse». Quella di domani sera è la notte di Edy Reja. Sessantasei anni, il signore della panchina ha guidato il Napoli dal 2005 al 2009 e la Lazio dal 2010 al 2012. Due promozioni con gli azzurri, due qualificazioni in Europa League con i biancocelesti. «Le seguo sempre».
Le ha viste domenica? Il Napoli non è riuscito a battere il Catania, in dieci dal 2’, e la Lazio ha perso in casa contro il Genoa.
«Le ho viste, certo. Il Napoli non aveva la solita intensità e il Catania si è caricato dopo essere rimasto in inferiorità numerica. La Lazio ha probabilmente accusato il contraccolpo del match di Europa League: può capitare. D’altra parte, ci sono avversarie che sembrano ”maledette”: a Catania il Napoli non ha mai vinto e contro il Genoa ho perso anche io da allenatore della Lazio».
Per chi tifa domani sera?
«Sono legato ad entrambe le squadre, le sento mie perché sono cominciati con me i progetti che Mazzarri sta sviluppando molto bene da anni a Napoli e che Petkovic porta avanti da pochi mesi a Roma. Dico questo senza rivendicare particolari meriti: avviato da me un certo discorso, sono state poi lungimiranti le società a programmare. Ho ricordi straordinari del Napoli, della Lazio, delle tifoserie. Non tifo per nessuna, anzi sarei dispiaciuto per l’eventuale squadra sconfitta».
Sarà sfida spettacolo al San Paolo.
«Sicuro. Cavani, Hamsik e Pandev da una parte; Klose, Mauri, Hernanes e Candreva dall’altro: segnano, divertono, illuminano le partite con le loro giocate».
Non ci sono stati solo momenti felici a Napoli e Roma.
«Vero, ma fa parte del mestiere e io penso di conoscerlo bene: applausi e fischi, questa è la nostra vita. L’importante è rispettarsi e i tifosi della Lazio, dopo qualche problema, hanno dimostrato di stimarmi».
Ma De Laurentiis l’ha esonerata nel 2009 e lei per due volte ha presentato le dimissioni a Lotito.
«Mancava poco alla fine della quinta stagione con il Napoli quando capii che era finito il ciclo. I giocatori non mi seguivano più, c’erano problemi all’interno ed era venuta meno l’armonia con società e squadra. Non vi fu il cambio di passo con Donadoni, si ripartì pochi mesi dopo con Mazzarri. Alla Lazio, c’è stata sintonia con Lotito: non mi avrebbe mandato mai via, sono stato io, com’era accaduto a Napoli, a capire che era il momento per chiudere. La squadra aveva bisogno di nuovi stimoli».
De Laurentiis e Lotito, presidenti non facili.
«Grandi presidenti, dico io che li ho conosciuti bene. Guardate dove hanno portato le squadre: la Lazio è stata spesso ai vertici in queste stagioni, il Napoli è passato dalla C1 alla Champions. De Laurentiis è più istrionico e trascinatore. Lotito rivolge una grande attenzione ai bilanci, come fa d’altra parte Aurelio, adoperando però forme più brillanti».
Ricordava gli anni di C1.
«Anni di grande sofferenza. Campi di provincia dove c’erano insulti e sputi verso la panchina per tutta la partita. Vincere il campionato non fu facile. Ricordo una sconfitta sul sintetico di Castellammare di Stabia: sembrò che il discorso promozione tornasse in discussione, poi tornammo a correre e a vincere. Una delle caratteristiche della mia squadra era rialzarsi subito dopo le cadute».
Come fa il Napoli di Mazzarri.
«Non si sono registrate lunghe battute d’arresto in questi anni perché ci sono giocatori di qualità che si conoscono bene. È la forza del Napoli, come della Lazio. Hanno cambiato poco ed è per questo che meritano di essere alle spalle della Juve e di sfidarla per lo scudetto. Siamo agli inizi del campionato, però la partita del San Paolo ha un significato importante anche perché finora Napoli e Lazio non hanno affrontato avversari di prima fascia. Mazzarri e Petkovic possono giocarsela per lo scudetto. Tra i titolari del Napoli ci sono tanti calciatori che avevo io: Cannavaro, Aronica, Maggio, Hamsik. E fino a pochi mesi fa c’era Lavezzi».
Ma Reja appartiene a un altro calcio, visto che non polemizza mai, specialmente con i suoi presidenti?
«Io sono chiaro, firmo per un anno perché nel calcio le verifiche sono continue. Mi reputo funzionale al progetto della società».
Su quale delle due panchine tornerebbe Reja?
«Lazio o Napoli? Già dato, con reciproca soddisfazione, spero. Una sola volta sono tornato ad allenare una squadra: era il Molinella, trent’anni fa».
Quando finisce la sua vacanza?
«Eccomi, sono pronto per tornare in panchina. E uno che ha allenato a Napoli, Roma e Spalato può accettare qualsiasi sfida».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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