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Razzismo in Pisa-Chievo, Obi: “Voglio che Marconi dica la verità, non le sue scuse”

Così il centrocampista clivense a La Repubblica commentando l'increscioso episodio successo martedì

Un altro becero episodio di razzismo si è consumato su un campo da calcio. E’ successo martedì, durante la sfida Pisa-Chievo, con protagonista l’ex Inter Joel Obi“La rivolta degli schiavi”, questa è la frase che il calciatore clivense si è sentito rivolgere dall’avversario Michele Marconi.

Il Pisa, in una nota ufficiale, ha smentito le parole del suo tesserato, ciononostante la Procura Federale ha aperto un fascicolo ed oggi ascolterà in videoconferenza Obi, il compagno di squadra Garritano, il team manager Pacione e il segretario generale Busala.

Obi che, in un’intervista a La Repubblica, ha spiegato cosa è successo: “Perché non ho fermato la gara? A mente fredda, credo che sarebbe stato giusto perché è successa una cosa gravissima, infamante. Ma sul momento volevo dimostrarmi più forte, non dargli soddisfazione.
Volevo dimostrare di valere più di quella frase”.

Nessuno ha ammesso di aver sentito la frase, cosa inspiegabile: “L’assistente era a un passo e l’arbitro davanti: non me lo spiego. Nella nostra panchina hanno sentito tutti, quella del Pisa era più lontana. Non voglio far polemica: ma come fanno a dire di non aver sentito?”.

Michele Marconi ha ammesso o negato? “Qualche mio compagno lo conosce, sono andati a chiedergli, lui ha risposto che non si era riferito a me ma a tutto il Chievo. Insomma, la frase l’ha confermata. Poi ha detto di volermi spiegare, di volermi chiedere scusa. Io gli ho risposto: <<Vai a cagare, non parlo con un razzista>>”.

“Come giudico il mio avversario? Gioco da tanti anni e una cosa simile non mi era mai successa.
Purtroppo al mondo c’è ancora gente così, anche se non sono la maggioranza. Però, far finta di niente è sbagliato”.

Cos’è successo nell’intervallo? “I compagni e l’allenatore mi hanno detto di stare tranquillo e non prendermela, il team manager e il direttore mi hanno spiegato che ci avrebbero pensato loro. Infatti hanno preparato un comunicato che ritengo molto giusto e necessario”.

Ne ha scritto uno anche il Pisa: “Quello è ancora peggio della frase razzista, perché adesso vorrebbero farmi passare per bugiardo. E questo non lo accetto”.

Sul suo stato d’animo nella restante parte di gara: “La frase non ha smesso di girarmi in testa. Dopo di che, noi volevamo solo vincere e purtroppo non ci siamo riusciti. Comunque, la mia testa quella frase non l’ha accettata”.

Sulla reazione della sua famiglia: “La mia compagna Anita è italiana e ci è rimasta peggio di me. Mi conosce, sa che certe cose mi feriscono anche se io sono una persona di poche parole, esterno poco ciò che ho dentro”.

L’Italia, quindi, è un paese razzista? “Sinceramente no, ma i razzisti esistono. Mi amareggia dirlo. C’è tutto un mondo che si sforza di cambiare e si batte per l’uguaglianza, il rispetto e la pari dignità, e poi guarda che roba. Abbiamo figli, tanti ragazzini ci guardano e ci considerano degli idoli, dei modelli. Noi atleti dovremmo dare l’esempio, dovremmo essere la parte migliore. Purtroppo non sempre è così”.

Ad oggi, si deve ancora parlare di queste cose: “Lo giudico vergognoso, inaccettabile”.

Su altri episodi di razzismo subiti: “Ogni tanto, qualche rumore strano che si alza dalle gradinate lo senti, qualche “buuu”, ma nessun avversario mi aveva mai detto una cosa simile”.

Sulle eventuali scuse di Marconi: “Posso accettare soltanto che dica la verità, che poi si scusi o non si scusi non conta. Si va avanti e la vita continua, ma lui deve ammettere di avere pronunciato quella frase. Ha sbagliato, lo riconosca. Mi basta”.

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