VARSAVIA – Un incubo. Erano 750 i laziali, non sono entrati tutti allo stadio, sono finiti nei commissariati. Diciassette tifosi fermati mercoledì notte (denunciano un agguato polacco), sono stati processati per direttissima e rilasciati (tranne uno). Altri centottanta tifosi fermati ieri pomeriggio, centoventi per lancio di pietre e bottiglie contro i poliziotti locali. Per loro sono in corso accertamenti, potrebbero essere processati stamane. I reati contestati sono resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamenti. Non è tutto: circa centocinquanta tifosi, tra loro donne, padri e figli, sono stati bloccati dalla polizia senza motivo, allo stadio sono arrivati a fine primo tempo, si sono persi il gol di Perea. E’ il bollettino dal fronte polacco, apre un caso sportivo-diplomatico, ma non dovrebbe provocare sanzioni Uefa: i duemila polacchi che avevano devastato Roma la passarono liscia. Gli incidenti sono avvenuti anche in questo caso lontano dallo stadio. L’ambasciatore italiano di base a Varsavia, Riccardo Guariglia, era in tribuna, è rimasto in contatto con la Farnesina, le forze dell’ordine e il Questore di Roma sino a notte fonda: «Speravo di vedere la partita, ahimè si sono verificati questi incidenti, fanno male al calcio» , ha detto. La nostra ambasciata ha allestito un’unità di crisi per seguire gli sviluppi del caso e il rilascio dei tifosi. I laziali rimasti fuori dalla “Pepsi Arena” erano imbestialiti, hanno mantenuto la calma: hanno speso soldi per raggiungere Varsavia e hanno pagato doppio inspiegabilmente. Avevano fatto base in un Hard Rock Cafè, la polizia s’era offerta di scortarli allo stadio. La brutta sorpresa era nell’aria: i testimoni raccontano d’essere stati portati in una via limitrofa, i poliziotti li hanno fatti salire su una camionetta per controlli e perquisizioni. Sono stati rilasciati dopo ore. E’ giusto che paghino i violenti, non possono pagare gli innocenti. La polizia italiana, dopo i disordini dei tifosi del Legia a Roma (13 arresti, 8 daspo), non fermò i non violenti, non gli negò la gioia del calcio. La polizia polacca, dopo i primi scontri, ha fermato la maggior parte dei gruppi laziali per effettuare perquisizioni, si è stupito anche l’ambasciatore.
LE RICOSTRUZIONI – Tutto è nato mercoledì, tra la sera e la notte. Una rissa è scoppiata nei pressi del Novotel di Varsavia. Alcuni tifosi biancocelesti sarebbero stati presi di mira da supporter polacchi, dopo un’imboscata hanno fatto irruzione nell’albergo. La polizia ha fermato 17 laziali (alcuni avrebbero precedenti penali) e un numero imprecisato di polacchi. Durante le perquisizioni nelle camere sarebbero stati rinvenuti oggetti contundenti e armi da taglio, le forze dell’ordine hanno fermato anche gli italiani che condividevano gli alloggi. Un tifoso laziale ha avuto una crisi asmatica, è servito l’intervento dei medici. Gli altri scontri (lancio di pietre e bottiglie verso le macchine della polizia) si sono verificati ieri pomeriggio nel centro cittadino, in Ulica Marszalkowska. Un portavoce della polizia polacca, Andrzej Browarek, ha raccontato alla France Press che «i poliziotti che scortavano i tifosi della Lazio verso lo stadio sono stati presi di mira da un lancio di pietre. Erano aggressivi, ecco perché abbiamo deciso di intervenire» . I tifosi sono stati ammanettati e immobilizzati al suolo. Un gruppo di laziali, secondo fonti dell’ambasciata e della polizia, indossavano i passamontagna, in Polonia è reato. Le frizioni sono nate dopo la rottura di alcune vetrine, i poliziotti hanno circondato 120 tifosi. Molti laziali si difendono assicurando d’essere stati aggrediti dai polacchi, altre fonti riferiscono che sarebbero stati alcuni inglesi (tifosi laziali) ad aver scatenato gli scontri con la polizia. Il racconto di Igli Tare, diesse della Lazio, svela un altro fronte di intervento: «Una settantina di nostri tifosi, tramite la società, ha chiesto di essere scortata dalla polizia in un caffè e allo stadio, sono stati fermati senza motivo» . I gravi scontri provocati dai polacchi prima del match di andata avevano reso il clima incandescente. Ieri, nella “Pepsi Arena”, stadio più volte chiuso e sanzionato per atteggiamenti violenti e razzisti, le tifoserie si sono offese e punzecchiate, ma non ci sono stati contatti. Gli speaker hanno diffuso messaggi antiviolenza e antirazzismo. L’anticalcio è la violenza, chiunque la pratichi.
Fonte: Corriere dello Sport
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