ROMA – «Lasciatemi godere del fatto che l’Associazione dimostra di essere forte e compatta, lavora sulle idee ed i programmi, non sulle chiacchiere». Marcello Nicchi, rieletto per il terzo mandato alla guida dell’Aia, a ‘Radio anch’io Sport’ ha espresso l’orgoglio della categoria e sottolineato, tra i problemi più urgenti, ancora quello della «violenza nei campi di calcio nei confronti degli arbitri. Anche noi abbiamo diritto di divertirci». Dalla prossima giornata del campionato di Serie A entrerà in funzione la Var, la “Video assistant referees” e quello italiano è uno dei campionati che si sono offerti di testarla. «Parliamo di sperimentazione – ha chiarito Nicchi -. Spero che aiuti ad eliminare non tanto gli errori quanto i dubbi. Sarà un passo avanti, ma bisogna rispettare il lavoro degli arbitri, espresso in 12.000 partite giocate ogni settimana. E non dimenticare che la perfezione in questo mondo non esiste, però noi lavoriamo per andarci il più vicino possibile. Ci saranno arbitri che verranno ‘abituati’ a guardare un episodio attraverso l’occhio della telecamera – ha spiegato Nicchi -. Ma durante la gara non potranno intervenire, l’eventuale errore arbitrale non potrà essere corretto. Al termine stileranno una relazione. Quindi questo materiale sperimentale sarà sottoposto all’esame di Fifa, Uefa ed International Board che decideranno se, come e quando applicare la tecnologia. Nel giro di un biennio sarà stilato un protocollo definitivo. Si inizierà con due-tre partite a settimana, e – purtroppo – ci sarà ancora un arbitro in campo, da solo contro tutti».
POLEMICA PREZIOSI – L’apertura del mondo arbitrale verso quello dei media, come tramite con i tifosi, «è un progetto al quale sto lavorando da tempo. Ci stiamo avvicinando a piccoli passi. Se riusciremo, serenamente, a parlare di tutto vuol dire che siamo cresciuti non solo in campo, ma anche politicamente». Fatta questa premessa, Marcello Nicchi ha replicato a chi vorrebbe vedere gli arbitri davanti a microfoni e taccuini a pochi minuti dalla fine delle partite. Prendendo spunto dall’episodio di ieri, in cui Enrico Preziosi, presidente del Genoa, ha dato del “matto” a Irrati, Nicchi ha espresso i propri dubbi. «Che senso ha, nell’immediatezza di emozioni forti vissute durante la partita, con la tensione troppo alta, cercare di spiegare le proprie ragioni ad un interlocutore al quale non gliene importa nulla perché ancora il sangue gli ribolle dentro. Ci sono momenti in cui si ottiene di più con il silenzio che con parole passibili di essere distorte». Perché «certi episodi – ha concluso – ci saranno sempre e gli arbitri, purtroppo, qualche volta sbagliano». Quanto alla possibilità di rispondere alle domande dei giornalisti nell’immediato dopo gara, Nicchi si è detto certo di cosa succederebbe: «Con la mentalità che impera nel calcio di oggi, se noi aprissimo a questa eventualità parleremmo sempre e solo di ‘riconoscimento di un errore’ da parte dell’arbitro. Nessuno direbbe ‘come sei stato bravo a vedere quel fuorigioco’. Si parlerebbe solo dell’errore. L’arbitro sa quando ha sbagliato, non ha bisogno di essere costretto a confessarlo davanti ad una telecamera».
Fonte: Corrieredellosport.it
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