Il Napoli finalmente ha vinto una partita “sporca” dopo tante situazioni in cui meritava di più dell’avversario, come nelle sfide contro Sassuolo, Inter e Spezia. Tre punti preziosi di cui essere molto contenti, è abbastanza stucchevole la depressione da social per cui ci sarebbe poco da festeggiare. Quando si vince nel finale una partita dopo una prestazione mediocre, un successo che evita la crisi, la gioia del tifoso dovrebbe essere doppia e, invece, sembra che la passione abbia lasciato il posto ai “tribunali dei social” in cui tutti sono pronti a giudicare.
C’è un errore di fondo da Napoli-Crotone del 20 maggio 2018: pensare che una squadra capace di imporre calcio ovunque possa essere la normalità e, invece, era l’anomalia.
Il Napoli deve gioire, avere entusiasmo, respirare per non essere finito nel tunnel della crisi, fare anche un’iniezione di serenità necessaria per un gruppo che s’innervosisce al cospetto delle prime difficoltà.
Guai a pensare, però, che i problemi siano risolti: il Napoli è una squadra malata, ad Udine ha evitato che lo stato clinico peggiorasse ma la strada per guarire è ancora lontana.
Il “farmaco” più importante è il recupero degli assenti
L’effetto shock, il farmaco che può ristabilire almeno parzialmente la condizione generale, sta nel recupero degli assenti. Koulibaly consente al Napoli di rischiare meno anche quando saltano le distanze in campo, ha il recupero in campo aperto, permette d’alzare il baricentro con maggiore armonia, di difendere in avanti. Kalidou è di un altro pianeta, non averlo sposta gli equilibri delle prestazioni.
Il Napoli ha fuori Mertens e Osimhen, è come se l’Inter non avesse a disposizione né Lukaku né Lautaro, la Juve sia Morata che Cr7, il Milan sia Ibrahimovic che Leao.
Per Osimhen ci vuole ancora tempo, per Koulibaly e Mertens, invece, il rientro è vicinissimo, nelle partite contro Empoli e Fiorentina sarà gestita il loro ritorno in campo. Kalidou ad Udine era in panchina, Mertens incitava i compagni dalla tribuna.
Ridurre tutto solo alle assenze, però, sarebbe parziale. Il Napoli ha scelto un progetto ambizioso nell’estate più anomala della storia moderna del calcio, con il ritiro corto e poche amichevoli. Gattuso ha scelto d’integrare la sensibilità al palleggio con la ricerca della profondità, passando al 4-2-3-1.
Il progetto si è dovuto interrompere per l’infortunio di Osimhen ma, grazie anche alla crescita di Zielinski e Petagna, il Napoli ha mantenuto la stessa identità. Quando la squadra regge sotto il profilo atletico e mentale, il Napoli tiene botta nonostante le difficoltà di Fabian quando deve abbassarsi in cabina di regia o in fase d’interdizione.
Il processo di guarigione in questo momento di difficoltà passa per l’intervento sul centrocampo, c’è bisogno di metterlo a posto perché anche i numeri di Udine devono far riflettere. Il Napoli ha concesso all’Udinese sei tiri in porta in area di rigore, quasi tutti realizzati dopo le ripartenze che hanno aperto le praterie in campo aperto in cui s’infilava Lasagna.
Il ritorno di Demme può essere di grande aiuto, favorendo anche delle alternative tattiche e dando un ricambio a Fabian. Il Napoli col 4-1-4-1 contro la Roma può essere d’aiuto, favorendo una squadra che non ha lo smalto dei tempi migliori ma ha bisogno di ritrovarsi.
Ciro Troise
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