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Napoli a gonfie vele: ecco cosa ci lascia l’America’s Cup

E così l’America’s Cup chiude i battenti. Lascia il golfo di Napoli, tra i fuochi d’artificio di Castel dell’Ovo, con le immagini di centinaia di migliaia di persone che hanno affollato il lungomare assistendo alle regate. Si trasloca tra gli isolotti di Venezia, in attesa di ritornare l’anno prossimo, per le ultime regate delle World Series.

PARTENOPE, CITTA’ DI MARE – Napoli, vista in tutto il mondo. La città ritrova così quell’immagine perduta, offuscata da un eccessivo accanimento mediato. Un’immagine distorta, figlia di una cultura troppo poco indulgente verso di lei, a differenza dell’eccessiva benevolenza riservata alle sue controparti cisalpine. E così Napoli deve cavarsela da sola, ripulire con fatica quell’immagine macchiata, a volte da se stessa, molto spesso da altri. E lo fa attraverso uno dei suoi simboli: il mare. Figli di una tradizione marinara, dalla Polis della Magna Grecia alla Real Marina delle Due Sicilie, passando per le Tavole Amalfitane, i cantieri di Castellammare, o la prima nave a vapore italiana a solcare l’Atlantico ed arrivare in America (piroscafo “Sicilia”, 1854). Le World Series di America’s Cup diventano così un vetrina per Napoli. un modo con il quale la città partenopea può rapportarsi al mondo senza i filtri del pregiudizio. E la parole di Khalid Al Ghoul, collega di Al Jazeera sono indicative e fanno riflettere. “Non solo sporcizia e criminalità. La città sta cambiando”, sono cose che si legano perfettamente con quanto detto dal Sindaco Luigi De Magistris, per cui l’America’s Cup è solo l’inizio.

BENVENUTI ALLO STADIO “SAN CARACCIOLO”– Prima dell’inizio della manifestazione se chiedevi ai napoletani cosa fosse la vela in pochi ti avrebbero saputo rispondere. Forse qualcosina legato a Luna Rossa, o al limite alla barca di Mascalzone Latino esposta nella zona del porto. Eppure non appena sono cominciate le regate il lungomare è d’improvviso diventato una bolgia. Nonostante il maltempo migliaia di persone (si parla di una media di 250mila al giorno!) si sono date appuntamento a via Caracciolo per assistere alle gare. Il colpo d’occhio è stato notevole, tanto da stupire persino gli americani di Oracle, gente cresciuta a pane e vela. Sono proprio i team ad essere i più colpiti da tanto calore. In una sola tappa si sono superati tutti i record di spettatori delle World Series. Insomma hanno assistito più persona a Napoli che in tutte le altre tappe messe insieme. E capita pure che gente come Sirena, Spithill, Bundock diventino nomi familiari sul lungomare, che la gente cominci a fare domande sui catamarani, ad interessarsi al regolamento, a alla storia della manifestazione.

I team fanno a gara per strappare i favori del pubblico. Luna Rossa gioca in casa, ma per una buona fetta di napoletani i preferiti sono gli americani di Oracle, mentre i neozelandesi di Emirates cercano di conquistarsi le simpatie dei presenti regalando borracce. I cinesi e i coreani sono invece i team simpatia, gli svedesi di Artemis si impongono come sorpresa della tappa. Per i francesi di Energy c’è poco da fare, non è che corra un buon rapporto con i cugini d’oltralpe. Restano impresse comunque le parole di James Spithill. “E’ lo stadio della vela, in nessun posto al mondo si gareggia così vicino alla costa, sentiamo le urla, gli incitamenti”. 

ED ORA? – Forse il primo passo è stato fatto. A sentire le parole dei protagonisti e dei passanti l’America’s Cup a Napoli è stata un successo. Merito degli organizzatori e dei ragazzi dello staff. Al pubblico bisognerebbe dare solo un 10, perché voto più alto non esiste. “Napoli ha dato tanto all’America’s Cup” sono le parole del coro istituzionale, dal quale spicca la voce di De Magistris, forse il vero vincitore.

Il suo merito è quello di aver riportato un evento mondiale a Napoli e di essere riuscito a strappare un accordo (forse un po’ dispendioso) proprio quando tutti remavano contro per trasferire la tappa completamente a Venezia. Ma da quanto detto si intravede anche la voglia di rivedere gli accordi con l’organizzazione. Napoli ha avuto bisogno dell’America’s Cup, ma soprattutto adesso è l’America’s Cup ad avere bisogno di Napoli. E se il sindaco di Venezia Orsini può permettersi di dire che lui non spenderà un euro per la manifestazione bisognerebbe solo ricordargli che Venezia ha ricevuto, riceve e riceverà dallo Stato purtroppo sempre più di Napoli, ma difficilmente riuscirà ad offrire una cornice del genere. Per questo l’America’s Cup è stata la vittoria di Napoli e dei napoletani, ottenuta con le proprie forze, e con la passione. E scherzosamente perdoniamo anche i colleghi di Mediaset, che nell’ultimo giorno di regate, dopo aver tanto decantato le virtù della città di San Marco (ricordiamo che sarà la prossima tappa delle World Series) hanno magicamente trasferito, con un lapsus freudiano, le regate da Napoli a Milano. Forse era il tempo plumbeo ad averli indotti all’errore. Speriamo almeno che l’anno prossimo, rispetto a quanto visto in questi giorni, cambi solo quello.

Servizio a cura di Giancarlo Di Stadio

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