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Montefusco: «Caro Morgan, questo pubblico adesso vuole vincere»

Montefusco, ex calciatore e allenatore azzurro spiega:

«Caro De Sanctis, su Napoli dici alcune cose inesatte»: Vincenzo Montefusco, una delle bandiere del Napoli anni ’60 e ’70 con 214 presenze collezionate in maglia azzurra, ex allenatore azzurro, non condivide la tirata d’orecchie che a modo suo il portiere ha voluto fare alla città. «Stimo molto Morgan e lo reputo un trascinatore. Ma sulle considerazioni che ha fatto su Napoli e sui napoletani non sono d’accordo: gli sfuggono alcune sfumature sul carattere della nostra gente e sulla città in generale. Nei suoi ragionamenti deve partire da una considerazione fondamentale: qui si vuole vincere qualcosa di importante, i tifosi sono stufi di aspettare».

Troppo amore nei confronti della squadra potrebbe determinare certi comportamenti?
«Il napoletano ti elogia troppo e subito dopo ti castiga, i suoi eccessi sono alimentati da una passione che non ha paragoni in nessun’altra parte. È chiaro che quando trascorre tanto tempo senza vincere, la pazienza si assottiglia e l’attesa cresce. Se ricordo bene, negli ultimi vent’anni qui è stata vinta solo una coppa Italia: non è poco?».
L’atteggiamento è lo stesso di tanti anni fa?
«Tutto sommato sì perché il carattere di un popolo quello è e quello resta. Anche noi venivamo osannati e la domenica successiva fischiati ma guai a chi toccava i beniamini dei napoletani. Accade anche oggi, fateci caso: il più delle volte, i tifosi se la prendono con la società se non opera bene sul mercato o con l’allenatore se la squadra gioca male o perde, ma nessuno tocca i giocatori. De Sanctis lo sa bene: gli basta fare una parata per diventare l’eroe della domenica».
Il tifoso napoletano è incontentabile?
«Assolutamente no. È chiaro che se vinci lo scudetto, il giorno dopo ti chiede di vincerne un altro. È il gioco delle parti. A De Sanctis dico che non si tratta di mentalità sbagliata. Certi atteggiamenti io li prenderei come uno stimolo a fare sempre meglio. Morgan è un ragazzo intelligente, deve comprendere le tensioni di questa città che ha problemi in tutti i campi e che vorrebbe primeggiare nel calcio, dove invece le cose funzionano. Il napoletano non è incontentabile, magari è possessivo: ma siamo stati sempre questi, prendere o lasciare».
De Sanctis ha usato parole forti anche sul rapporto napoletani-squadra-città: è d’accordo?
«No. Ripeto, lui non è napoletano e probabilmente non riesce a cogliere fino in fondo determinati atteggiamenti. Vive in questa città da qualche anno e avrà capito che il contesto socio-economico è particolare, differente da tutte le altre metropoli. Nessuno vuole nascondere i problemi che ci circondano, guardiamo al di là del calcio: quello che è accaduto a Città della Scienza è la fotografia perfetta dei disagi che stiamo vivendo. I napoletano vorrebbe vincere certe battaglie, vorrebbe combattere contro tutte le cose che non funzionano ma spesso non possiede le armi giuste».
Quanto allora il calcio è un’isola felice in un contesto del genere?
«Vi assicuro che è un’isola felicissima. Napoli è questa, ti dà e ti toglie. Ma quello che ti dà, è impagabile».

Fonte: Il Mattino

La Redazione

P.S.

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