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Milan-Uefa, oggi l’incontro a Nyon: rossoneri a rischio multa

Il club potrebbe ripresentare un nuovo piano

MILANO – Dopo la sosta è in programma la ripresa a Napoli con il ritorno di Bonaventua che da domani riprenderà ad allenarsi in gruppo con i compagni. Ma prima della sfida del San Paolo – un nuovo banco di prova contro una grande dopo le sconfitte con Lazio, Roma, Inter e Juventus – il Milan avrà altri due appuntamenti significativi fuori dal campo: l’assemblea dei soci lunedì e l’incontro con la Uefa domani a Nyon per discutere il piano di “voluntary agreement” dopo la mancata approvazione della prima richiesta a inizio giugno.

DALL’ENTUSIASMO AL REALISMO – Domani (oggi) davanti al Financial Body organismo chiamato ad applicare i principi del fairplay finanziario, la delegazione rossonera sarà formata dall’ad Fassone, l’avvocato Leandro Cantamessa, Han Li, Marcus Kam (Ceo di Milan China) e (ancora da confermare) la chief financial officer Valentina Montanari. Rispetto a cinque mesi fa molto è cambiato nel clima generale del mondo rossonero: l’entusiasmo sfrenato di inizio giugno è in gran parte svanito. E questo si rifletterà anche all’interno del piano di “voluntary agreement”. Ma questa modifica di scenario potrebbe comportare conseguenze non del tutto negative sulla dialettica con la Uefa. La diversa costruzione del piano – dalle illusioni di ricavi elevatissimi in Cina unite alla sicurezza di qualificarsi alla Champions si è passati al realismo di cifre diverse e tarate anche sull’Europa League  – potrebbe favorire un approccio migliore con i dirigenti di Nyon.

DATI NON LONTANI DALLA REALTA’ – Quello che più conta in sede di “voluntary agreement”, trattandosi di un accordo volontario simile ad una negoziazione contrattuale, è che i dati prospettati dai dirigenti del club siano corretti e aderenti alla realtà, come deve succedere tra due parti sedute allo stesso tavolo. Ogni scostamento può comportare una reazione severa da parte dell’Uefa. Questo rischio ora sembra inferiore rispetto a giugno perché molte stime sono state riviste. Ma non è scontato che il Financial Body darà il suo via libera. E non è nemmeno sicuro che la decisione arriverà domani: potrebbe servire un supplemento di analisi da parte dell’Uefa. L’alternativa è una successiva procedura per “settlement agreement” come quelle subite da Inter e Roma: una condanna che limita il raggio di azione rispetto a un accordo che lascia maggiore libertà.

PRIMI SEGNALI – Rispetto a giugno si sono visti alcuni segni del “nuovo corso”: la prima (parziale) ricapitalizzazione della nuova proprietà: 39 milioni versati su 60 di aumento di capitale deliberati a maggio. E’ stata creata Milan China, anche se le attività vengono definite “preliminari” nello stesso bilancio del Milan. E sono iniziate le trattative per il rifinanziamento del debito con Elliott (altra negoziazione non agevole). Sono anche notevolmente scese le speranze di Champions League a causa del deludente avvio in campionato. L’allontanarsi di questo obiettivo, che farebbe venire meno la prospettiva di ricavi elevati legati alla competizione, al contempo spinge a ridimensionare facili automatismi sulle scommesse di nuove proprietà basate sul ricchissimo montepremi della Champions, un meccanismo che la Uefa non gradisce e nella vicenda Milan è stato piuttosto evidente anche nella tempistica: il passo avanti decisivo verso il closing, con la conclusione del prestito di Elliott, è arrivato esattamente quattro giorni dopo la decisione di Nyon di concedere quattro posti sicuri alle squadre italiane a partire dalla Champions 2018-19 (26/22 marzo).

MILANO, SOLBIATE E NEW YORK – Cinque mesi dopo invece poco è cambiato sugli elementi a disposizione per capire qualcosa di più dell’attivitàimprenditoriale di Yonghong Li: il proprietario rossonero resta sempre un personaggio inafferrabile. Due settimane fa è comparso sulla scena il figlio ,Victor Li. Dopo aver seguito la partita con la Juventus a San Siro e la Primavera a Solbiate Arno con la Sampdoria, è tornato a New York dove vive e studia: frequenta un corso di moda e design alla Parsons School al Greenwich Village, una delle università più note della Grande Mela in questo settore di studi.

 

Fonte: Repubblica.it

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