Proprio all’alba di una nuova era – il Milan dell’ultimo mecenate Silvio Berlusconi, il brand italiano calcistico più noto all’estero, che passa per quasi la metà in mano agli asiatici – ecco che il nostro movimento viene scosso da una tempesta senza precedenti, quell’inchiesta della magistratura milanese che sembra mirare ai gangli del potere politico ed economico del sistema. Da venerdì, da quando cioè il fiscalista Andrea Baroni è finito in manette con l’accusa di riciclaggio, tutto potrebbe cambiare, irreversibilmente. Anche nella cessione del 48% del club rossonero. Perché Baroni era tra i consulenti di Bee Taechaubol, il broker thailandese impegnatosi a reperire tra Cina e dintorni la monumentale somma di 480 milioni offerta a Berlusconi. È vero, come si sussurra anche negli ambienti vicini al palazzo di giustizia milanese, che l’operazione rischia di naufragare definitivamente? Il closing che, tra scadenze saltate e proroghe concesse senza uno straccio di penale, aveva già subito preoccupanti ritardi, è ormai destinato a saltare?
MOTIVI — Se davvero così fosse, se cioè i 480 milioni svanissero nel nulla, le spiegazioni a rigor di logica sarebbero due: o i potenziali investitori – quanti, quali e da dove non si è mai saputo – avrebbero deciso di tirarsi indietro perché spaventati dall’attivismo della magistratura e dalla diffidenza mediatica, oppure troverebbero una sponda i sospetti avanzati da alcuni sull’opacità dell’intera operazione, tra incredibili coincidenze e valori iperbolici. Abbiamo sempre nutrito dubbi sul fatto che un club per quanto blasonato come il Milan, ma fuori dalle coppe e pesantemente indebitato, potesse valere così tanto, con un enterprise value, quindi al lordo dei debiti netti, da 1,25 miliardi di euro: dubbi, beninteso, basati esclusivamente sui freddi numeri, per esempio sul multiplo del fatturato, che in tal caso sarebbe stato superiore persino a quello di un colosso come il Manchester United. Per non parlare del faraonico piano di sfruttamento commerciale in Cina: quasi a giustificare la portata della “scommessa”, con approdo finale in Borsa, le parti in causa hanno spifferato una stima di 350 milioni di ricavi settoriali (poi scesa a 100), assolutamente fuori mercato. Il settimanalel’Espresso ci ha messo il carico ricordando i servigi resi in passato alla galassia berlusconiana da alcuni consulenti di Mr Bee, compreso quel Baroni ora in arresto. Pare che i pm siano stizziti per la fuga di notizie sul caso Milan, collaterale all’inchiesta Infront. Stizziti perché volevano puntare al pesce grosso?
fonte: gds
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