Il giudice non molla Leo Messi. Il responsabile del tribunale numero 3 di Gavà, cittadina satellite di Barcellona, ritiene che il calciatore non potesse non sapere ciò che il padre-rappresentante Jorge facesse coi suoi soldi. E per questo ha deciso di chiamarlo a dichiarare in qualità d’imputato respingendo il ricorso presentato dalla difesa contro le 3 accuse di frode fiscale mosse a Messi.
INTERPRETAZIONE SOGGETTIVA — Il caso relativo alla presunta frode fiscale di cui è accusato Messi sembrava prossimo alla chiusura, un po’ perché la famiglia ha già versato una somma significativa, un po’ perché la difesa aveva chiesto di stralciare e archiviare la posizione del 10 del Barça, e invece no. Il giudice ritiene che la dichiarazione resa da un perito che sosteneva che “Messi firma ciò che gli dicono di firmare, non ha né tempo né voglia di occuparsi di questioni economiche ma si occupa solo di calcio” è in realtà “soggettiva” come del resto era stata definita dallo stesso test. Quella parola è chiave secondo il giudice che ritiene che Messi sapesse molto di più di ciò che lui e i suoi avvocati vogliono far credere.
ALTRI 22,4 MILIONI — E allora ecco che Leo dovrà ripresentarsi in tribunale, dove è già stato lo scorso anno. E rischia di dover pagare ancora nonostante abbia già versato 22,4 milioni di euro per sanare il debito accumulato col fisco spagnolo in merito ai diritti d’immagine percepiti negli anni 2010, 2011 e 2012. Debito questo che non c’entra con la causa di Gavà: la famiglia Messi ha deciso di pagare ammettendo che ci fossero degli errori in queste 3 dichiarazioni.
PRIMO CONTRIBUENTE — Rispetto al caso di Gavà invece un anno fa Jorge Messi, padre di Leo, aveva già versato un altro assegno da 4,1 milioni di euro al tribunale di Gavà per le irregolarità nelle dichiarazioni dei redditi relative agli anni 2007, 2008 e 2009, sempre in tema di diritti d’immagine. Leo continua a pagare, in luglio è diventato il primo contribuente di Spagna con 53 milioni versati (compresi i 22,4 di cui sopra) ma il giudice continua a non mollare.
Fonte: gazzetta.it
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