È stato un confronto lungo e a tratti animato quello tra il legale della Juventus, Luigi Chiappero, ascoltato in Commissione Antimafia, la presidente della Commissione, Rosy Bindi e il coordinatore della commissione Mafia e sport, Marco Di Lello. «Ci preoccupa che venga negato il fenomeno, che voi lo neghiate, il fenomeno c’è, esiste: i biglietti continuate a darglieli?», ha chiesto ad un certo punto la presidente Bindi, all’avvocato, facendo riferimento alla presunta presenza della ndrangheta per la gestione delle curve. «Certo che no», ha risposto il legale. Dalle indagini della procura di Torino nell’ambito dell’inchiesta Alto Piemonte è emerso che un ex capo ultras (che compare fra i 23 indagati per i quali è stato chiesto il rinvio a giudizio) avrebbe messo in contatto un componente della famiglia Dominello, Rocco Dominello, con la dirigenza della Juventus. Fu definito, secondo gli inquirenti, un vero e proprio patto: il boss avrebbe fatto da portavoce ad alcuni gruppi della tifoseria organizzata, mantenendo «la pace nella curva», e in cambio avrebbe ricevuto quote di biglietti da distribuire ai supporter o da trattenere per sé e destinare al bagarinaggio. A carico della società bianconera non sono emersi reati penali ma le carte sono passate alla procura della Figc. «Il fatto che anche senza Rocco Dominello le cose continuavano ad andare avanti, dimostra che la ndrangheta c’è.
Ci sono intercettazioni in cui si parla di Rosarno, di capi ndranghetisti potentissimi. Cosa avete intenzione di fare? Sono contenta che non ci siano responsabilità penali, ma il fenomeno esiste» ha incalzato Bindi, secondo la quale il quadro che sta emergendo dal lavoro in corso sulle manifestazioni sportive «è preoccupante, nessuno può ritenersi immune da tentativi di infiltrazione dei poteri criminali». Il legale della società bianconera ha evidenziato non solo che Rocco Dominello è incensurato, ma anche che «dal nostro punto di vista non c’era nessuna possibilità di accorgersi che fosse una persona diversa da un ultrà, come lui si proponeva. «Noi non c’entriamo nulla tutti, non solo il presidente Agnelli, ma anche Alessandro D’Angelo, security manager e Stefano Merulla (manager della biglietteria), che si sono rapportati con Dominello, non potevano accorgersi di qualcosa di diverso». L’avvocato, in apertura di seduta, ha subito comunicato che «c’è la totale e piena disponibilità del nostro presidente ad essere qui e a dare il suo contributo». E la presidente Bindi ha confermato che non solo Agnelli verrà audito dall’Antimafia, ma vi sarà anche una audizione congiunta del presidente della Figc, dei presidenti della Lega di Serie A, della Lega di Serie B e della Lega Pro, e del presidente dell’Associazione Calciatori «e se necessario dei presidenti delle società». «Non c’è un’intercettazione che riguardi il presidente della Juventus, mai un riferimento ad un incontro, mai. Ci sono due telefonate tra il presidente e D’Angelo, il security manager, e sei telefonate in cui terze persone parlano del presidente in modo irrilevante relativamente ai biglietti», ha precisato in più passaggi il legale, che ha sottolineato come Agnelli «ha cambiato completamente il modo di comportarsi della società: qualsiasi biglietto che esce dalla Juve viene acquistato dai gruppi”.
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