Eduardo Macia, ormai ex direttore tecnico della Fiorentina, ha concesso un’intervista a ‘La Repubblica’ per spiegare i motivi del suo addio (diventerà dirigente del Betis Siviglia) e commentare il suo operato da ‘deus ex machina’ del calciomercato Fiorentina degli ultimi anni.
I MOTIVI DELL’ADDIO – “La società ha deciso di organizzarsi in un modo che non era più compatibile con le mie idee. Incomprensioni con Montella? No, l’ha detto anche Vincenzo. Con lui c’era grande sintonia, passavamo ore seduti a parlare e confrontarci. E’ molto ambizioso e bisognerà capire se la società riuscirà stare al passo. E’ un momento molto delicato per questa società: siamo arrivati al 110%. Il bicchiere è pieno. O si trova un bicchiere più grande per versarci altra acqua, ma per farlo servono grandi investimenti, o si riesce a mantenere il livello costante. Non sarà semplice. Juve, Roma e Napoli hanno fatturati troppo più importanti. Con la programmazione puoi arrivare fino ad un certo punto, poi diventa dura. Per me è stato un onore lavorare qui. Ho vissuto la città, l’ho ascoltata e ho capito di cosa ha bisogno: Firenze vuole centrocampisti come Borja Valero, difensori come Gonzalo Rodriguez, ali come Joaquin. Non si può costruire una squadra senza pensare a cosa rappresenta”.
PRADE’ – “Con Daniele ho un rapporto bellissimo. Lo conoscevo da tanti anni e quando, dopo l’addio di Corvino, ho deciso di rimanere, ho pensato che sarebbe stato l’uomo giusto per iniziare un percorso”.
MARIO GOMEZ – “Fatica tanto solo per colpa degli infortuni. E’ determinante e giovedì si è visto. Uno come lui fa la differenza e può permettere a Babacar, che diventerà molto forte, di crescere con calma”.
SALAH – “Il Chelsea l’ha inserito nell’offerta e la Fiorentina l’ha preso. Questa è la verità”.
RIMPIANTI – “Rimpianti no, anche se alcune cose non ci sono riuscite. L’estate scorsa siamo stati molto vicini a Menez. E anche arrivare a Fernando sarebbe stato importante”.
CALCIOMERCATO ITALIANO ED ESTERO – Chiosa finale dedicata a una critica al calciomercato italiano: “Se chiedo Darmian e vogliono 15 milioni non posso prenderlo. Il calcio italiano è indietro 20 anni. I talenti si creano in casa, ma servono le squadre B. Dopo li puoi anche vendere, ma devono esordire in Serie A con la tua maglia. E’ stata una mia battaglia, ma l’ho persa”.
Fonte: calciomercato.it
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