“Esonero? È fuori luogo parlarne dopo 4 partite. Pioli ha un rapporto ottimo con la squadra, il problema non è lui. Di certo non sono contento, ma non ci sono i presupposti per vedere tutto nero. Ci sono stati tanti cambiamenti, serve un po’ di rodaggio”. Pioli non rischia il posto e la squadra ha tempo per rimediare: rimane sereno anche dopo la sconfitta contro l’Udinese Claudio Lotito. Quello che lo scalda è piuttosto la polemica, mai sopita, con Beppe Marotta e Daniele De Rossi, vale a dire i principali accusatori di un certo “presenzialismo” da parte del presidente della Lazio nelle vesti di consigliere federale.
LOTITO OVUNQUE — “Chi si è lamentato è da 5 anni alla vicepresidenza del settore tecnico e aspetto ancora una sua proposta, un giorno ci racconterà cosa ha fatto. E poi vorrei che le critiche venissero dai miei colleghi, non dai dipendenti”: senza nominarli, Lotito non risparmia colpi prima l’ad della Juventus, Beppe Marotta, e poi il centrocampista della Roma, Daniele De Rossi: “Io onnipresente? È una leggenda metropolitana che nasce da chi dovrebbe avere la cultura della sconfitta – ha detto Lotito, riferendosi anche al tormentone scatenato dal web dopo le foto circolate sul presidente con il giaccone dell’Italia alla rifinitura della nazionale -. È vero che dormo pochissimo e lavoro molto, questo determina la capacità di essere sempre, in gergo calcistico, su tutte le palle e se tutti i problemi. I miei colleghi lo hanno confermato riconoscendomi la fiducia e la capacità di rappresentarli. Le persone che viceversa non hanno questo appeal dal punto di vista del ruolo e delle capacità si lamentano».
STRUMENTALIZZAZIONE — Lotito ha poi ribadito che il suo ruolo in Figc “è riconosciuto anche in Lega, sancito da una elezione dove ho preso 18 voti su 20 per essere eletto consigliere federale. Inoltre – ha continuato – nell’ambito del comitato di presidenza ho avuto deleghe precise, fra cui rapporti istituzionali in ogni sede. Forse qualcuno è abituato ad avere incarichi senza svolgerli né avanzare proposte innovative. Io non vado in Nazionale per vedermi la partita, lo farei meglio da casa. È una strumentalizzazione voluta di persone che non hanno ruoli rappresentativi perché non sono stati eletti né candidati. In questo Paese c’è gente che impiega il tempo a impedire ad altri di costruire. Il programma di rilancio del sistema calcistico che stiamo cercando di attuare è condiviso da tutte le società. Sono convinto che in poco tempo daremo una scossa importante”.
Fonte: gazzetta.it
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