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LA STORIA – “Tenetevi la gloria”. Javi Poves, un calciatore “normale”

Il terzino dello Sporting Gijon decide di lasciare il mondo del pallone

Come ogni bambino che calci un pallone per la prima volta, anche Javier “Javi” Poves, aveva un sogno: arrivare al calcio che conta, quello delle TV, dei tutto esaurito, della gloria e dei milioni. Lo spagnolo di Madrid, difensore classe ’86, c’è riuscito, ma, caso unico nel suo genere, ha preferito abbandonare un mondo da lui definito “avaro di valori, dove contano solo denaro e corruzione.”

Mondo Marcio – Il ragazzone dagli occhi cerulei non è mai stato un fenomeno, ma dopo una sana gavetta (giovanili dell’Atlètico Madrid, Rayo Vallencano B e Sporting Gijon B) è riuscito, lo scorso 21 maggio, ad esordire nella Liga, nel match contro l’Hercules di David Trezeguet. Dopo il ritiro pre-campionato la notizia: Javi Poves lascia il calcio professionistico. “Sono stufo di un Mondo professionale dove contano solo denaro e corruzione. I miei guadagni sono frutto dello sfruttamento di persone meno agiate in Africa, Asia e Sudamerica ed io non voglio guadagnare sulle morti e lo sfruttamento altrui, non mi serve a niente se poi di notte non riesco a mettere la testa sul cuscino.”

Che Guevara del Pallone – Parole forti, quelle del giovane ormai ex terzino che fa sapere: “Mi dedicherò agli studi di Storia all’Università, voglio vedere cosa succede nel Mondo, vivere in prima persona le situazioni difficili delle zone più povere del Globo.” In passato, il Che Guevara del pallone aveva rifiutato l’autovettura che la dirigenza dello Sporting Gijon gli aveva regalato dopo il suo tesseramento nelle fila biancorosse: “Avrei avuto vergogna a possedere due auto, mentre c’è gente che nemmeno riesce a sfamarsi.”

Tenetevi la “Gloria” – Quello di Poves è un caso più unico che raro, che tuttavia non ha avuto eco tra media e addetti ai lavori. “Finchè la gente accetterà questo sistema, che col calcio inteso come pura passione non ha nulla a che vedere, sarà difficile che le cose cambino.” Magari non proverà mai l’ebrezza di ascoltare l’inno della Champions League o della sua Nazionale se non in TV, ma il calciatore-rivoluzionario ha dato prova, quantomeno, di coerenza. In questi giorni di proteste e scioperi, dalla non lontanissima Spagna arriva la storia di un ragazzo normale, uno che ai soldi di un sistema “marcio” ha preferito la vita da studente, che ai boati dei tifosi infervorati ha preferito i lamenti delle persone di un mondo “terzo” e visto solo nei documentari. Auguri Javi Poves, esempio di idealismo e libertà intellettuale in un Mondo che ormai sa ascoltare solo il profumo del Dio Denaro.

Servizio a cura di Mirko Panico

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