Ci sono uomini che hanno il calcio nel sangue e sono pronti a praticarlo in tutte le vesti: da giocatori, allenatori o dirigenti. E’ il vissuto anche di Luigi Sponzilli, uno dei protagonisti, nel ruolo di centrocampista centrale, dell’ultimo scudetto Primavera vinto dal Napoli. Era la stagione 1978-79: l’allenatore era una bandiera del calcio, Mariolino Corso, la squadra ricca di nomi che appartengono alla storia del club partenopeo. Di Fusco, Volpecina, Celestini, Musella, Raimondo Marino, Vincenzo Marino. Se dovesse esserci un giorno un museo del Napoli, uno spazio dovrebbe essere riservato anche a loro. Otto anni dopo qualcuno dei nomi elencati è riuscito anche a conquistare il grandioso privilegio di vincere il primo scudetto azzurro da napoletano nella mitica stagione 1986-87.
Dal passato al presente, la storia è fatta così: una sequenza di notizie ed immagini che comunicano il contesto ed il valore delle esperienze. In questa stagione la Primavera prima in classifica nel girone C potrebbe riportare lo scudetto di categoria a Napoli.
Sogniamo già un titolo: “Da Corso a Saurini, nel segno degli scugnizzi”. Non ci sbilanciamo più per non fare un torto alla sacra scaramanzia e facciamo un tuffo nella storia.
E’ vero che il calcio è cambiato ma alcuni problemi hanno sempre rappresentato un dibattito aperto, come per esempio quello dell’utilizzo dei giovani talenti coordinato con la pressione del risultato e gli equilibri di spogliatoio.
Lo scudetto Primavera vinto da Corso consegna al Napoli di Ferlaino la possibilità di costruire il suo nucleo dal vivaio. Gianni Di Marzio, alla guida degli azzurri, dà fiducia a molti giovani, costruendo intorno a loro l’ossatura del suo Napoli. La sua stagione finisce presto, Ferlaino lo esonera dopo la sconfitta per 2-1 a Firenze. Dalle parti del San Paolo arriva Vinicio; l’allenatore come primo colpevole delle problematiche della squadra è un meccanismo storico del calcio italiano.
Vinicio cambia tutto, s’affida alla vecchia guardia, consegna ad Antonio Juliano le chiavi dello spogliatoio ed i giovani prendono altre strade.
Luigi Sponzilli vive la sua avventura da calciatore tra Serie C e D: Siracusa, Giarre, Savoia, Trapani. Un vero e proprio tour dell’Italia meridionale in cui riesce a togliersi grandi soddisfazioni.
Un metronomo in campo, dotato di grande visione del gioco; caratteristiche che lo guidano nell’avventura da allenatore che decide d’intraprendere una volta terminata la carriera da calciatore.
Comincia dal settore giovanile del Napoli, dove per due stagioni guida gli Esordienti. Vive l’avventura più significativa alla Mariano Keller; in sei anni guida la Juniores, gli Allievi Regionali ed i Giovanissimi Regionali, panchina condivisa con Ciro Muro, attuale allenatore degli Allievi Nazionali del Napoli. “Sono anni in cui ho imparato molto, mi sono formato nel contatto con i giovani e nel lavoro tecnico”, rivela Sponzilli che, dopo il percorso vissuto alla Keller, ha lavorato per una sola stagione alla scuola calcio “Fabio e Paolo Cannavaro”.
Esperienze importanti per Luigi che, però, sogna il passaggio in un settore giovanile professionistico, dove poter guardare più alla formazione del giovane calciatore e non alla vittoria, che, se considerata come principale obiettivo, diventa un forte ostacolo alla crescita dei ragazzi.
A Sponzilli non mancano le idee ed il desiderio di sperimentarle sul campo. Non può mancare con un ex calciatore un’analisi seppur parziale dei mutamenti di questo sport: “Il calcio è cambiato, oggi bisogna lavorare molto sulla velocità di pensiero, compiendo un grande lavoro psicologico. L’aspetto mentale è diventato ancora più importante rispetto ai miei tempi. Se sei un grande talento ma non entri nella mentalità del professionista, è molto più difficile affermarsi rispetto al passato, in cui abbiamo visto molti campioni scapestrati”. L’affondo di Sponzilli verte principalmente sulla tecnica. “Quanti errori si vedono in Serie A, i problemi nascono nel vivaio, dove l’aspetto fisico e tattico stanno soppiantando quello tecnico che rimane per me prioritario. Il percorso che ho imparato nelle mie esperienze è questo: dai primi calci ai giovanissimi bisogna puntare sulla tecnica generalizzata di base ed applicata, i famosi fondamentali. La tattica deve acquisire grande spazio a partire dagli Allievi Nazionali, dove, oltre ai richiami tecnici, bisogna imparare i movimenti in base ai reparti. Naturalmente si tratta di una mia opinione perché la principale caratteristica del calcio è che ognuno ha la sua filosofia e tutte sono rispettabili. A livello professionistico il metro di valutazione cardine è quello dei risultati, a livello giovanile bisogna considerare altri parametri come la crescita dei ragazzi”. Queste parole rappresentano i concetti principali di Luigi Sponzilli, un testimone dell’ultimo scudetto Primavera del Napoli con il desiderio di tramandare in campo nozioni, idee, intuizioni, in poche parole storie di campo.
Ciro Troise
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