Emozionato e compiaciuto. Matthias Lepiller forse non s’aspettava un’accoglienza del genere. Al Sud è tutto diverso, soprattutto l’approccio del tifo verso la propria squadra del cuore. Si legge Juve Stabia, si chiama passione. E l’attaccante esterno francese ha già intuito che l’avventura in gialloblù potrebbe risultare determinante per una carriera bruscamente interrotta qualche mese fa per un infortunio al ginocchio. Nel calcio spesso non c’è riconoscenza. «Col Novara avevo trovato quasi un’intesa sul rinnovo del contratto. Poi, ho subìto un brutto infortunio e non ho sentito nessun dirigente piemontese. Alla fine è arrivato lo svincolo ma non provo nessun tipo di rancore, ho trascorso gli ultimi mesi a valutare le eventuali alternative e proposte ricevute», racconta la punta francese cresciuta nel Le Havre prima di sbarcare in Italia nella Primavera della Fiorentina. «Perché sono qui? Semplicemente è stata determinante la mia amicizia con Samuel Di Carmine. Mi ha parlato dei compagni, dell’ambiente e della voglia di riscatto della piazza dopo la retrocessione. Ricordo di aver affrontato la Juve Stabia col Novara e di aver fatto pure gol. Ho accettato con piacere poiché la società ha fatto di tutto per avermi qui. I sacrifici vanno premiati in generali e quelli della Juve Stabia sono stati tanti».
Lepiller già in campo nel derby contro l’Aversa? «Non lo so. Intanto penso ad allenarmi per trovare al più presto la condizione. Sono a completa disposizione dell’allenatore. Le mie caratteristiche? Nessun segreto: mi piace agire sulla fascia per poi accentrarmi e calciare o sfornare assist per gli altri attaccanti». In settimana Lepiller ha già dimostrato di essere a buon punto sorprendendo un po’ tutti durante gli allenamenti. »Non voglio promettere nulla ai nostri tifosi. So solo che mi impegnerò al massimo per riportare in alto la Juve Stabia. Dopo quattro mesi non vedo l’ora di giocare. Non importa quanto, anche dieci-quindici minuti potrebbe bastare. L’ultima parola spetta a Pancaro – conclude l’ex Fiorentina – ho raccolto un po’ di impressioni dagli altri calciatori e dalle loro sensazioni ho capito che a capo di quest’organico c’è un grande tecnico ed uno staff di prim’ordine. Curano molto bene i dettagli e in questo sport fanno la differenza. Il modulo non rischia di condizionare il mio rendimento. E’ solo un aspetto puramente atletico. Spero di tornare presto ai livelli di un tempo per dare il mio contributo alla causa».
Polak. Gli manca la padronanza della lingua italiana ma Jan Polak è una preziosa alternativa nel pacchetto difensivo a disposizione di Giuseppe Pancaro. E’ un jolly poiché ha ricoperto in carriera ogni posizione nella linea difensiva. «Prediligo una difesa a quattro ma se l’allenatore dovesse chiedermi di far parte di un trio non mi tirerei indietro. All’occorrenza sono stato schierato anche terzino. Sono qui per portare la Juve Stabia in alto e lotterò insieme agli altri per raggiungere traguardi importanti», afferma in perfetto inglese il centrale ceco negli ultimi due anni in Polonia e in panchina sabato scorso nel match interno contro il Foggia. »Il calore dei tifosi non mi meraviglia. Al Sud è superiore a prescindere dalla nazione. Ho avuto la prova che i nostri supporters meritano tanto. Negli ultimi quindici minuti nell’ultimo impegno interno sono stati encomiabili e ci hanno trascinato anche se per poco la vittoria non è arrivata».
E’ qui da due mesi Polak che prima del transfer dalla federazione polacca ha avuto modo di inserirsi: «Fisicamente non sono al massimo. Mi auguro di recuperare quanto prima. Ho sofferto di un infortunio muscolare all’adduttore. Poi in una seduta ho accusato un fastidio ad un piede. Lavoro quotidianamente per farmi trovare pronto», conclude Polak.
Fonte: Corriere dello Sport
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