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Juve, caso ultras: rinviato a settembre il processo per Agnelli

Tutto rinviato a settembre: è questa la decisione del Tribunale della Figc per il processo ad Agnelli e alla Juventus per il caso ultras-biglietti. Se ne riparlerà il 15 settembre, visto che oggi l’udienza è stata rinviata a tale data.

Una scelta che era già nell’aria: un gesto per permettere alla Juventus di giocarsi la finale di Champions League contro il Real Madrid il prossimo 3 giugno senza il fardello di una sentenza al processo che vede imputato sia il club che il suo presidente, Andrea Agnelli, per la presunta vendita non consentita dei biglietti e i legami con gli ultras (violazione degli articoli 1 bis e 12). Un esito condiviso anche dallo stesso presidente della Figc, Carlo Tavecchio: “Andare a giocare la finale di Champions con un provvedimento diverso sarebbe stata una situazione particolare”.

Oggi, comunque, al dibattimento sono sfilati i protagonisti della vicenda: presenti il presidente della Juventus Andrea Agnelli, accompagnato dai legali Franco Coppi e Luigi Chiappero, oltre agli altri deferiti, Francesco Calvo (difeso da Leandro Cantamessa) all’epoca dei fatti direttore commerciale della Juventus, Alessandro Nicola D’Angelo,security manager bianconero, e Stefano Merulla, responsabile del ticket office della Juventus.

La decisione di far slittare tutto a dopo l’estate è scaturita dopo ben due ore di confronto in cui le parti hanno provato ad accordarsi su un possibile patteggiamento, ma alla fine sono rimaste distanti sul principio: la Juventus avrebbe chiuso il procedimento con una multa, il procuratore federale Giuseppe Pecoraro spinge invece sull’inibizione del presidente bianconero.

L’accusa per Agnelli sarebbe quella di aver autorizzato la fornitura di abbonamenti e biglietti in numero superiore al consentito favorendo così il fenomeno del bagarinaggio e partecipando inoltre a incontri con ultras, tra cui Rocco Dominello, imputato al processo ‘Alto Piemonte’ avviato dalla Procura della Repubblica di Torino per legami con la criminalità organizzata.

Una posizione che lo stesso Pecoraro ha ribadito anche innanzi alla Commissione Antimafia, mentre Agnelli, pur ammettendo l’errore della dotazione di ticket agli ultrà, ha sempre negato di essere a conoscenza della connotazione mafiosa di Dominello, che era stato individuato dalla Juve come referente per dialogare con gli ultrà per mantenere l’ordine pubblico nella curva bianconera. Al momento appare difficile che le due parti giungano ad accordarsi, se ne riparlerà a dopo l’estate e quindi a nuova stagione in corso. Se la procura federale deciderà di usare la mano pesante, il rischio per il club bianconero è quello di un’inibizione per Agnelli e una forte multa per il club, deferito per responsabilità diretta e oggettiva. Nella peggiore delle ipotesi, anche il rischio di disputare una o più gare a porte chiuse come recita l’articolo 18 Codice di giustizia sportiva.

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