Dalla Polonia all’Ucraina, dai gironi alla fase finale: a Kiev il torneo entra nel vivo e adesso è vietato sbagliare. Con l’eliminazione diretta vale il principio del dentro-fuori, e la partita è di quelle che fanno tremare i polsi: Italia-Inghilterra sarà una sfida fra due formazioni simili per potenziale e per tipo di gioco, due squadre che scenderanno in campo accorte, e pronte a sfruttare ogni distrazione avversaria. Una partita che si giocherà sul filo della tattica, e che per questo sarà invece decisa dal carattere e dall’atteggiamento messo in campo.
IL CATENACCIO IN STILE INGLESE – La vicinanza nella qualità dei singoli e nell’impianto tattico fra le due squadre lascerebbe pensare ad una partita molto equilibrata, chiusa e attenta. Se l’Italia è una squadra piuttosto prudente, il “catenaccio” sembra invece diventato un simbolo più inglese che italiano. Sarà che l’impostazione pragmatica di Capello ha lasciato il segno, sarà che il Chelsea di Di Matteo ha fatto da insegnamento, ma anche l’Inghilterra di Hodgson è sembrata una formazione molto quadrata e accorta, di certo non spettacolare né arrembante, ma assolutamente concreta. E, come da stereotipo, forte fisicamente.
I CALI DEGLI AZZURRI – Una serie di caratteristiche – concretezza, agonismo – che potrebbero far male all’Italia se Prandelli, in settimana, non avesse corretto una nostra lacuna fin qui cronica, ovvero i pericolosi passaggi a vuoto – mentali, atletici – nei minuti finali di ogni gara. Se Irlanda e Croazia non hanno saputo approfittarne, l’Inghilterra è invece squadra in grado di punire al primo vistoso sbandamento. Tanto più se si considera che davanti è tornato un certo Rooney, il pericolo n. 1 per i nostri. Come ha ammesso lo stesso Buffon in settimana, queste fasi di fiacca hanno anche un risvolto tattico: fermo restando che sono determinate da cali di intensità, spingono l’Italia ad arretrare estremamente il baricentro, lasciando campo agli avversari. Se la condizione fisica ancora non è al meglio, c’è dunque da sperare che Prandelli, almeno, abbia lavorato sulla disposizione in campo dei suoi in simili momenti di difficoltà.
L’UNDICI AZZURRO – Prandelli sembra orientato a riconfermare il 4-3-1-2 che non ha convinto contro l’Irlanda: la sua non è una cattiva idea però, se si considera che sarà necessario sfaldare le fitte maglie centrali degli inglesi, che in mezzo hanno difensori e centrocampisti rocciosi: su tutti Terry e Gerrard. Complice un lieve infortunio occorso a Thiago Motta, sembra che il CT si sia convinto a lasciarlo in panchina, dopo le più che deludenti prestazioni dell’italo-brasiliano nella fase a gironi. Il toto-formazione riguarda proprio il ruolo di trequartista, con due candidati principali: Diamanti, che ha giocato in Inghilterra e che ha mostrato di sapersi anche sacrificare in ripiegamento, o Montolivo, per natura più centrocampista di quanto non sia il bolognese. Entrambi hanno piedi buoni e capacità di interdizione, il dubbio sarà probabilmente sciolto dalla condizione atletica. L’altra incertezza riguarda il terzino destro, ma su Maggio sembra favorito Abate, più abituato a giocare sulla linea difensiva.
Le formazioni in campo dovrebbero essere le seguenti:
COME DIFENDERE – In fase difensiva, Balzaretti e Abate dovranno fare gli straordinari per contenere due furie come Young e Milner: saranno decisivi in questo aspetto i raddoppi di marcatura, a cui saranno chiamati Marchisio e De Rossi, due dai polmoni molto “generosi”. Le ali e Rooney sono le “chiavi” del gioco inglese: dedicare massima attenzione a questi tre elementi offrirebbe maggiore sicurezza agli Azzurri.
COME ATTACCARE – L’Italia ha dalla sua un tasso tecnico un tantino superiore: Pirlo, Marchisio, De Rossi, Cassano, gli stessi Montolivo e Diamanti hanno tutti piedi raffinati. Per farli valere, servirà giocare molto il pallone, non accettando il conflitto atletico che, per natura, l’Inghilterra cerca di imporre. Occorrerà pazienza e manovra, ma anche velocità nelle accelerazioni, altrimenti sarà molto difficile eludere il controllo degli esperti colossi britannici e trovare spazi, dato che gli inglesi giocano molto corti. Senza Motta, Pirlo tornerà a fare da metronomo ed avere pieno controllo dell’impostazione. La verticale che andrà dai suoi piedi, attraverso quelli del trequartista, fino a quelli di Cassano, dovrà produrre a mo’ di catena di montaggio palloni invitanti per Balotelli, o per chi si inserirà da dietro.
L’Italia dovrà aggredire e metterci cuore, gambe e soprattutto coraggio: altrimenti il match è di quelli che rischiano di risolversi con la lotteria dei rigori, troppo spesso infausta per gli Azzurri nelle passate fasi finali delle competizioni internazionali.
A cura di Lorenzo Licciardi
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