È entrato nel vivo ieri, con l’audizione dei pm titolari dell’inchiesta «Alto Piemonte», durata oltre due ore e interamente secretata, il lavoro del Comitato «Mafia e manifestazioni sportive» della Commissione parlamentare antimafia. «Secondo la Procura di Torino la Juventus non è parte lesa ma neanche concorre nel reato: dunque, c’è una grande zona grigia che è esattamente il terreno su cui la Commissione ha il dovere di investigare anche per proporre poi soluzioni normative», dice al termine il presidente del Comitato, Marco Di Lello. «La valutazione» che hanno fatto i pm, prosegue Di Lello, «è che per portare avanti una accusa in sede processuale occorrono elementi che non hanno ravvisato nei casi in questione». I pm sono Monica Abbatecola e Paolo Toso che con Alto Piemonte hanno scoperchiato il calderone degli affari della ndrangheta al nord; l’indagine lambisce la Juve per presunte infiltrazioni mafiose nella gestione dei biglietti allo Stadium – nessun dipendente del club è indagato – e ha già prodotto 23 richieste di rinvio a giudizio. Il processo comincerà il 23 marzo. Più duro è l’altro presidente del Comitato, il leghista Angelo Attaguile, ex presidente del Catania Calcio. «La mia impressione – dice – è che i magistrati sono stati troppo garantisti: tante cose devono essere approfondite. Non è vero che la società non ha responsabilità». E quanto al presidente della Juve, Andrea Agnelli, «non è possibile che non sappia nulla con un giro così importante». Diversi deputati e senatori chiedono la convocazione di Agnelli. Che sia necessario sentirlo lo sostiene anche il vicepresidente dell’Antimafia, Claudio Fava. «Appaltare la sicurezza negli stadi a frange di ultras infiltrati da elementi della criminalità mafiosa è cosa irrituale e preoccupante. È grave aver permesso che a gestire il bagarinaggio su biglietti e abbonamenti della Juventus fosse l’esponente di una solida e nota famiglia di ndrangheta. Che tutto questo poi sia accaduto con il consapevole coinvolgimento del responsabile biglietti e del responsabile sicurezza della società appare ancora più grave. Per tutto questo chiederò che in commissione venga audito anche il presidente della Juventus Andrea Agnelli». Anche per Francesco D’Uva (M5S), Agnelli va convocato, «credo sia anche interesse suo spiegare la posizione della sua società». Più morbido il senatore del Pd Giuseppe Lumia. «La Juve è una grande società: deve dare l’esempio nel colpire queste presenze attraverso, ad esempio, la costituzione di parte civile», sostiene. «Valuteremo», dice prudente Di Lello; la decisione verrà comunque presa dalla Commissione Antimafia in plenaria. L’ambizione del Comitato «mafia e sport» è presentare al Parlamento una proposta normativa. «Il tema del bagarinaggio è rilevante: è spesso fonte di approvvigionamento per la criminalità organizzata ma è anche un fenomeno insopportabile per i cittadini. Vale per il calcio, i concerti eccetera. Oggi il bagarinaggio non è un reato: interroghiamoci se non è il caso di trasformare un illecito amministrativo in un illecito penale», sottolinea Di Lello.
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