La Figc congela Genoa-Parma. Il presidente Carlo Tavecchio ha spiegato: “Domenica il Parma non scende in campo, la partita con il Genoa è rinviata. La gara contro l’Udinese non si è disputata perché non volevo mortificare i calciatori e costringerli a giocare a porte chiuse. È una decisione grave, presa tenendo conto dello stato d’animo dei giocatori del Parma e delle richieste di associazione calciatori e allenatori. Se non accadrà nulla nei prossimi giorni, non ci saranno altri rinvii. Noi non c’entriamo niente, nulla di quello che avevo auspicato si è verificato. Il Parma è allo sbando, se non si avvia la procedura fallimentare, non si nomina il curatore, non si autorizza l’esercizio provvisorio e non possono arrivare le risorse per proseguire fino al termine della stagione. La Lega di A si è detta disponibile ad aiutare un soggetto credibile, che può essere solo il Tribunale. In questo momento nessuno può dare un euro a una società fallita, non fallenda. D’ora in poi nessuno potrà più comprare una società con un euro, abbiamo dettato le linee guida che prevedono grosse restrizioni e responsabilità per chi decide di acquisire un club di Serie A”.
CALENDARIO PRO CONTE, TORNA ROSELLA SENSI – “Entro marzo – parola di Tavecchio – le riforme sono l’unica possibilità per dare nuova linfa a un sistema che ritengo superato. É necessario il 75% del consiglio federale. Ho comunicato che qualora non si riuscisse a raggiungerlo, chiederò al Coni di rivalutare i principi e le norme ispiratrici che danno la possibilità di adottare le procedure al 66%”. Quanto al 2015-2016, Tavecchio ha lodato le decisioni prese dal Consiglio di Lega: 16 maggio chiusura del campionato, entro la metà di maggio – concomitanze con impegni internazionali esclusi – finale di coppa Italia. Insomma, una buona notizia per Conte. Fra le decisioni del consiglio federale di ieri, anche il ritorno di Rosella Sensi nel mondo del calcio: l’ex presidente della Roma sarà la coordinatrice della Commissione per lo sviluppo del calcio femminile.
MALAGO’ ACCUSA – Il presidente del Coni, Malagò ha dichiarato alla Gazzetta dello Sport: “La regolarità del campionato di Serie A è inficiata dalla decisione di non giocare Genoa-Parma. Il calcio non esce certo bene da questa vicenda. Abbiamo visto che le regole non erano aggiornate alle esigenze di una società di calcio. E come al solito, quando i buoi sono usciti dal recinto, diventa impossibile andare a riprenderli. Così si è creato un buco e tutti si sono chiamati fuori. Io comunque mi auguro che si possa ancora trovare una soluzione”.
CASO LOTITO – Altra gaffe di Tavecchio sulla deroga per denunciare Iodice. Prima: “Non serve autorizzazione”, poi: “È stata già data”. Marotta: “Allora lo denuncio subito”. Carlo Tavecchio ha appena detto che non è cambiato nulla. Che un ufficio in Federcalcio per Claudio Lotito non c’è mai stato — specificando che ha invece una stanza Maurizio Beretta in quanto vicepresidente vicario, ma, presumibilmente, disponibile a cedere spesso e volentieri il suo spazio a via Allegri — e che quindi non è cambiato nulla con la delega delle riforme “avocata al presidente”. Ma in agguato c’è un pasticciaccio. Sotto le insegne della clausola compromissoria. Arriva una domanda in zona Cesarini nella conferenza stampa del consiglio federale sulla decisione di Lotito di querelare Pino Iodice: “Ha avuto la deroga?”. Tavecchio risponde di istinto: “Non ce n’è bisogno, quando un soggetto è denunciato da un altro non serve l’autorizzazione”.
NESSUNA DENUNCIA – L’affare, però, si complica nelle ore successive. Quando Pino Iodice torna alla carica con la sua versione: “Non ho mai denunciato Lotito, sono stato sentito come persona informata dei fatti dalla Procura della Repubblica di Napoli”. Dunque, in base alla ricostruzione del d.g. dell’Ischia protagonista della telefonata famigerata, la controdenuncia del presidente della Lazio è una denuncia e basta, per diffamazione, quindi oltre la pubblicizzazione della telefonate, e figura inevitabilmente a pieno titolo sotto l’ombrello della clausola compromissoria.
LA CLAUSOLA C’É – E in effetti si viene a sapere che una richiesta di Lotito c’è stata, come da Codice, e che, ecco la stranezza, ha già avuto una risposta positiva (in 24 ore!) sull’asse parere della commissione consultiva (di cui fanno parte tutte le componenti)-decisione del presidente, che però sarebbe dovuta arrivare dopo una ratifica del Consiglio federale. É probabile che Tavecchio abbia dunque presentato istintivamente come scontata l’autorizzazione a un diritto di autodifesa nei confronti delle accuse formulate da un terzo fuori dal sistema sportivo, anche se Iodice — come abbiamo visto — non ha mai sporto denuncia o esposto.
MAROTTA: ‘DENUNCIO LOTITO’ – Il clamore della vicenda viene moltiplicato dalla collezione di precedenti degli ultimi mesi. Arbitri picchiati che aspettano da mesi o i protagonisti della guerra in Lega Pro che attendono da dicembre. E l’amministratore delegato della Juventus, Beppe Marotta, che aveva chiesto l’autorizzazione (negata) a sporgere querela dopo una irriguardosa frase dello stesso Lotito nei suoi confronti? Non a caso, ieri il dirigente bianconero ha commentato così le parole di Tavecchio: “Bene, allora vado subito a denunciare Lotito”.
NIENTE VETI – E ovviamente la vicenda clausola compromissoria, con la deroga concessa a tempo di record a Lotito, rimbalza sul nuovo scenario disegnato dall’incontro di Tavecchio con Delrio e Malagò, che ha portato la delega delle riforme in mano al presidente federale. Che ieri — a proposito della commissione riforme che dovrebbe finalmente arrivare alla fumata bianca del nuovo format dei campionati — ha ribadito che ogni componente ha una sua autonomia. Insomma, i club di serie A hanno tutto il diritto di scegliere Claudio Lotito. E “non c’è un veto di Delrio e di Malagò per nessuno”, parole di Tavecchio. Ma al di là di veti e clausole, quanto è ancora ingombrante il potere di Lotito in Federcalcio?
fonte: Calciomercato.com
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