D’accordo, ha vinto uno scudetto con il Napoli nell’87 (quand’era un ragazzino e senza mai giocare) ed è stato protagonista della promozione in A del Siena nel 2003, ma la sua specialità è la coppa Italia. Nel senso che Pino Taglialatela ne ha vinte due nella sua onoratissima carriera di numero uno: con il Napoli e poi con la Fiorentina.
Già, ma di quale delle due va un poco più orgoglioso?
«Chiariamo subito: quella vinta con il Napoli più forte d’ogni tempo e ricca di quei grandissimi campioni è in prima fila nella mia bacheca, ma quella vinta con la Fiorentina la sento un po’ più mia. Ovvio: feci tre presenze in quel torneo e quindi partecipai direttamente a quel successo».
Ma quanto vale per un calciatore questa coppa che ancor’oggi in tanti sembrano snobbare?
«Chi pensa questo sbaglia. Per chi va in campo è un trofeo importante. Per me lo è stato. Non è facile portare a casa quella coppa. Soprattutto quando alla finale ci si arriva partendo da lontano, dai sedicesimi cioè, e affrontando una dopo l’altra formazioni sempre più forti e prestigiose».
Però, nella storia di coppa di Taglialatela c’è anche un buco nero?
«Sì, c’è pure quello. Finale del ’97. Dopo aver battuto l’Inter, tra noi e la coppa c’era solo il Vicenza. A Napoli vincemmo con un gol di Pecchia. Al ritorno, perdemmo nei supplementari. Un gol a due minuti dai rigori che ormai sembravano scontati e un altro al centoventesimo minuto. Che rabbia. Quella sconfitta ancora mi fa male».
Forse perché dopo quindici anni ha ancora qualcosa da farsi perdonare.
«Vabbe’, non bloccai a terra una punizione e sulla respinta corta il Vicenza fece gol. Non fui impeccabile, l’ammetto, ma per quel Napoli a pezzi sarebbe stato un miracolo vincere la coppa».
A pezzi? Quindici anni dopo se ne può parlare? Perché il Napoli perse la finale col Vicenza che in panchina aveva Guidolin?
«Perché il club aveva già seri problemi e perché a metà stagione giocatori importanti di quel Napoli avevano già in tasca accordi con altre squadre. Chi? Ayala, Cruz, Boghossian. Ottimi calciatori. Grandi nomi. Quando, dopo l’esonero di Simoni, nello spogliatoio si seppe anche dei loro addii imminenti, inevitabilmente il gruppo di spezzò. La salvezza fu già una grande impresa».
Dal vecchio al nuovo Napoli. Da quella coppa Italia a questa che sembra alla portata degli azzurri.
«Sento dire che questa semifinale con il Siena per il Napoli è il crocevia della stagione. Non è così. E’ molto di più. Per il Napoli, infatti, conquistare la finale e poi vincere la coppa non significherebbe soltanto dare un senso compiuto alla stagione. No, vorrebbe dire chiudere in maniera fantastica il primo settennato di De Laurentiis presidente e aprirne un altro, ma stavolta mirando ben più in alto. In breve: il successo in coppa sarebbe per il Napoli un punto d’arrivo ma anche un punto di ripartenza. E a ripartire sarebbe un Napoli ancora più ambizioso, ancora più convinto della propria forza».
In che senso, scusi?
«Sa come lo immagino il Napoli del futuro? Lo immagino determinato a tenersi stretti i suoi calciatori più importanti e ad affiancare a loro altri giovani campioni. Ma campioni veri».
E che c’entra tutto questo con l’eventuale conquista della coppa Italia?
«C’entra eccome. Sono convinto che da quella coppa verrebbe una spinta ancora maggiore a fare il Napoli più forte».
Perché ormai questo campionato è andato?
«Nient’affatto. Io sto dalla parte di Gargano quando dice che il Napoli ha ancora margini per puntare al terzo posto. Sono un inguaribile sognatore? Può darsi, ma ci credo veramente».
E gli ottavi di Champions contro il Chelsea?
«Una passerella straordinaria. Esperienza, prestigio, grandi incassi. Tutto serve per crescere. Ma se mi chiede qual è la partita della storia sa cosa le rispondo? Le rispondo che è questa di stasera con il Siena. Per tutto ciò che ho detto prima, si capisce».
«Un Napoli coraggioso. Soprattutto, consapevole di quello che si gioca. E attentissimo a questo Siena che s’esalta spesso con le grandi».
Sì, parliamo del Siena. Il suo vecchio Siena.
«Complimenti a Perinetti che l’ha costruito e a Sannino che lo fa giocare in maniera straordinaria. Credo che l’allenatore del Siena sia una delle più belle novità del nostro calcio».
Ma che farà stasera: proverà ad imbrigliare gli azzurri come ha fatto in campionato, oppure si scoprirà per attaccare?
«Si scoprirà? Non ci credo. Lo so come si ragiona in occasioni del genere in squadre come il Siena. Dirà ai suoi giocatori che l’importante è non prendere gol. Sì, anche uno zero a zero andrebbe bene al Siena che poi, al ritorno, si giocherebbe in contropiede la partita della vita».
E allora?
«E allora, posso chiedere un favore al Napoli?»
Faccia pure.
«Caro Napoli, pensa d’essere già in Champions, gioca come sai e chiudi il conto con Siena già stasera».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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