Sette giorni per riprendersi l’Inter o rischiare di perderla per davvero. Da oggi comincia forse la settimana più lunga di Mazzarri sulla panchina dell’Inter, il suo vecchio Napoli all’orizzonte e due sconfitte pesanti che pesano sulle spalle. Problemi fisici, fragilità mentali, l’Inter sembra aver perso tutte quelle certezze che aveva faticosamente iniziato a trovare nei primi 360 minuti. Sembra. Perché, in realtà, all’interno del mondo nerazzurro, tutto questo pessimismo non si respira, anzi. La società è convinta di venirne fuori presto e bene, sicura del lavoro di un allenatore che gode ancora di stima. La presenza di una proprietà straniera è poi più garantista per il ruolo dell’allenatore: si vive meno l’umoralità del momento, i primi bilanci sono previsti dopo molte più giornate rispetto alle sei attuali, Mazzarri quindi non è entrato ufficialmente in discussione. Con un presidente italiano, i ragionamenti sarebbero forse diversi, lo stesso Moratti ci aveva abituato a scossoni in panchina per situazioni simili o quasi. Con Thohir, per il momento no. Nessuna telefonata a Zenga, nessun contatto o sondaggio con Mancini o altri disoccupati di lusso. Come Moyes, atteso (dicono) a San Siro per Inter-Napoli, nel caso in viaggio di lavoro per aggiornamento professionale. L’allarme per l’eventuale dopo Mazzarri non è scattato insomma e l’Inter non ci vorrebbe davvero pensare. Ci sono momenti o realtà in cui le società perdono davvero fiducia nella loro guida tecnica, indipendentemente dai risultati e dalle dichiarazioni pubbliche. In casa-Inter, non siamo arrivati a questo punto. Ovviamente adesso servono risultati e segnali positivi per continuare insieme, allontanando spifferi e ombre. Perché ovviamente perdere ancora può diventare pericoloso anche per chi è attualmente al sicuro. E lo dice il figlio di un allenatore…
Gianluca Di Marzio per calciomercato.com
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