Dal 18 maggio partiranno le riaperture. O meglio, partiranno le riaperture differenziate. Il governo fornirà un quadro generale di come muoversi attività per attività ma le singole regioni potranno intervenire, anche con norme più restrittive, in base ai dati sull’epidemia di Covid-19 registrati in ogni regione.
Al momento quel quadro manca, e i dubbi da parte delle regioni sono ancora tanti: a partire dalla data in cui sarà possibile trasferirsi da una regione all’altra. Un esempio di questo è il recente scambio, a distanza, fra il governatore della regione Liguria Giovanni Toti e il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia.
Toti ha riferito infatti che dal 1 giugno se due regioni sono limitrofe, ed entrambe a basso rischio, potranno aprire i confini. Un’indicazione che secondo il governatore della Liguria sarebbe stata riportata da Boccia durante il vertice di ieri fra governo e regioni. Boccia però ha precisato questa informazione:
«Dipenderà dai dati del monitoraggio delle singole regioni che a partire da giovedì vedremo ogni settimana e saranno sempre pubblici. Due regioni a basso rischio, a maggior ragione se limitrofe, sarà naturale che potranno avere mobilità interregionale. Ma se una regione è ad alto rischio e una a basso rischio ci saranno inevitabili limitazioni automatiche».
LOMBARDIA – Attilio Fontana prende tempo sulle riaperture in Lombardia, la regione dove i decessi legati al Covid-19 hanno superato ieri, 10 maggio, quota 15mila. Durante il suo intervento alla trasmissione Mattino Cinque Fontana ha spiegato: «Dal 18 maggio i negozi riaprono per scelta del governo, prima di allora noi dovremo ricevere le linee guida che devono essere inviate dal governo tramite l’Inail, a quel punto incroceremo le linee guida con i dati epidemiologici e avremo la possibilità a livello territoriale di fare valutazioni chiedendo eventualmente di riaprire qualche attività in più».
La scadenza definita da Fontana è quella di giovedì 14 maggio, data entro qui il governatore vorrebbe «dare una risposta che sia positiva o negativa» sulle riaperture. Il problema infatti è capire come inciderà sui dati dei contagi l’inizio della Fase 2: «Tra qualche giorno inizieremo a vedere gli effetti della riapertura del 4 maggio. Se fossero positivi credo che si potrà pensare di riaprire qualche attività».
PIEMONTE – Esattamente come la Lombardia, anche il Piemonte ha deciso di valutare le date delle riaperture solo dopo un confronto con il ministero della Salute, come precisato dal governatore Alberto Cirio: «Valuteranno la scelta delle date dopo il confronto con il ministero della Salute nei prossimi giorni, alla luce dei dati del monitoraggio. In base a questi verranno stabilite le linee guidata per la riapertura e su quali regole per il Piemonte».
VENETO – «Riaprire tutto ciò che è possibile». È questa la dottrina del presidente del Veneto Luca Zaia che sposa quindi la linea del governo con una cornice di norme nazionali, e la possibilità di scegliere per alcune riaperture da parte delle regioni. Resta l’obbligo della mascherina fuori casa, in ogni situazione ma c’è già la deroga sugli spostamenti nelle seconde case e sullo sport individuale e all’aperto. Da lunedì l’obiettivo del Veneto è riaprire parrucchieri ed estetisti, negozi, bar e ristoranti, centri sportivi, piscine e palestre, e anche le spiagge.
VALLE D’AOSTA – Via libera agli sport, già da 13 maggio. Alpinismo, mountain bike, trekking, tennis e tiro con l’arco. Il presidente della regione Valle d’Aosta Renzo Testolin ha definito un’ordinanza che apre agli sport stagionali e permette a chi lavora in questi settori, come le guide alpine, di riprendere la loro attività. Ancora chiusi palestre e impianti sportivi. Bar, ristoranti, parrucchieri e servizi di cura alla persona aspetteranno invece il 18 maggio.
LIGURIA – Con la stagione estive alle porte, uno dei temi più complessi per le regioni che si affacciano sul mare è come gestire l’accesso alle spiagge. Se per gli stabilimenti si possono definire delle regole, per le spiagge libere la questione è più complessa. In Liguria, come ha dichiarato il governatore Giovanni Toti a Radio Capital, la regione sta valutando tre possibilità: la presenza di steward, l’affidamento a cooperative di giovani che permettano la fruizione a un costo di 50 centesimi (solo per contribuire alle spese di controllo), oppure ancora alcuni comuni potrebbe decidere di lasciarle totalmente pubbliche e controllarle con i vigili urbani.
Per quanto riguarda gli stabilimenti invece, Inail e Istituto superiore di sanità hanno pubblicato un documento che prevede tutte le disposizioni da seguire: gli ombrelloni saranno distanziati di almeno cinque metri, le piscine dovranno essere chiuse e i lettini igienizzati ogni volta che si passa da un cliente all’altro. Oltre a questo viene suggerita la prenotazione obbligatoria, anche solo per le fasce orarie. Vietati anche i giochi di gruppo, sempre per ridurre il rischio di assembramenti.
EMILIA-ROMAGNA – Anche l’Emilia-Romagna è pronta a riaprire le spiagge a partire dal 18 maggio. Gli ultimi ritocchi alle misure da prendere devono ancora essere definiti. In questi giorni, spiega la Regione, «termineranno i lavori dei tavoli tecnici chiamati a definire i protocolli di sicurezza per il riavvio delle diverse attività ora sospese, nel rispetto delle linee guida nazionali». Oltre alle spiagge riapriranno anche bar, ristoranti, parrucchieri, estetisti e a tatuatori.
Andrea Corsini, assessore regionale al Turismo e al Commercio ha spiegato come la regione ha deciso di muoversi in per questo nuovo capitolo della Fase 2: La nostra stella polare è garantire la salute delle persone. Ma sappiamo che una comunità non può bloccare a lungo la propria economia, senza rischiare gravi ripercussioni anche sul piano sociale. Per questo guardiamo con fiducia alle riaperture di molte attività economiche ora sospese a causa dell’emergenza Covid-19. E stiamo lavorando affinché tutto questo avvenga nelle condizioni di massima sicurezza per tutti».
TOSCANA – Più prudente la regione Toscana. Il presidente Enrico Rossi ha spiegato che le indicazioni devono essere «graduali e solo dopo attente valutazioni». Per questo motivo si aspettano i risultati del monitoraggio nazionali e le conseguenti decisioni del governo. Come in altri casi anche qui però i numeri sui contagio sembrano essere rassicuranti, con l’ultimo bollettino che ha evidenziato solo 13 nuovi casi.
UMBRIA E MARCHE – La presidente della regione Umbria Donatella Tesei ha detto di aspettare le indicazioni ufficiali, sperando «che i protocolli, per riaprire in sicurezza le varie attività, arrivino in pochi giorni come promesso dal Governo, così da permettere agli esercenti di organizzarsi di conseguenza per le riaperture». Come in altre regioni, nemmeno in Umbria si punta a modificare le indicazioni nazionali.
Stessa posizione per le Marche. Qui si pensa anche alla stagione balneare, la cui ripartenza, sempre rispettando tutte le misure di sicurezza, è fissata per il 29 maggio. La Giunta regionale ha approvato un pacchetto di protocolli che vanno dalla sicurezza negli hotel, campeggi e villaggi turistici, passando per bar, ristoranti e commercio su aree pubbliche.
CAMPANIA – In Campania la linea è quella della massima aderenza ai protocolli di Ministero della Salute e Inail. È questo l’orientamento che emerge in maniera informale dalla regione. Nessuna intenzione quindi di esercitare il proprio potere restrittivo. Una buona notizia per Pasquale Russo, direttore di Confcommercio Campania: «Non avere ulteriori restrizioni è una buona notizia anche se avere i protocolli pochi giorni prima del 18 maggio renderà difficile riaprire per tutti. C’è ancora molta incertezza sugli spazi: 4 metri quadrati a persona renderebbero economicamente insostenibili molte attività commerciali, ad esempio, la ristorazione».
BASILICATA – Pronta a riaprire invece la Basilicata. Il governatore della regione Vito Bardi ha spiegato di essere «impaziente di riaprire tutto il possibile». Il consiglio regionale aspetta quindi solo il nuovo Dpcm, soprattutto in merito alle norme da seguire nei negozi e nelle altre attività artigianali.
SARDEGNA – Anche la Sardegna si prepara a riaprire negozi, bar, ristoranti e tutte le attività previste nell’elenco nazionale delle riaperture per il 18 maggio. Alcuni comuni, non molti, hanno anticipato all’11 maggio la riapertura di alcune attività come parrucchieri, estetisti e commercianti di abbigliamento e calzature. Una decisione possibile grazie all’ordinanza regionale delle scorse settimane che permetteva di alzare le serrando ai centri con un indice di contagio inferiore a 0,5. Anche il governatore Christian Solinas, aspetta di vedere i protocolli dell’Inail prima di partire con il via libera definitivo. Nell’isola è ancora sospesa la questione spiagge.
SICILIA – Anche in Sicilia la questione spiagge è ancora da definire. Dal punto di vista turistico il governatore Nello Musumeci ha scelto di tenere chiusi i confini dell’isola fino al 31 maggio, «a parte per gli aventi diritto e per i casi particolari». Per il resto, saloni da barba, parrucchieri e negozi al dettaglio aspettano le linee guida del governo per poter cominciare a riaprire dal 18 maggio.
Fonte: open.online
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