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Fase 2, inizio piuttosto positivo: le città si riempiono, controlli soft e pochissime multe

Le regole dettate dal Viminale, che si affida al buonsenso degli italiani, sembrano esser più o meno rispettate

Non ci sono state folle da disperdere, nella prima giornata della fase 2. Anche se il Viminale ha scelto di puntare sul buonsenso degli italiani, e ha effettuato controlli soft, con pochissime multe e denunce. Con molta più gente in giro, le regole sembra siano state più o meno rispettate: mascherine, guanti, distanza sociale. Per poterlo dire con certezza, comunque, bisognerà aspettare i dati di oggi, quelli che comprendono anche i controlli effettuati nelle ore serali. Perché il vero test della riapertura è legato ai luoghi della movida, ai giovani che premono per poter ritornare alla loro vita. Polizia, carabinieri e guardia di finanza hanno predisposto pattuglioni contro gli assembramenti, vogliono anche verificare che gli esercizi commerciali autorizzati a rimanere aperti un po’ di più, rispettino le disposizioni.

Intanto, ieri, non si sono visti strette di mano e abbracci, né caffé al bar: prima della pandemia il rito l’aveva sconfitto nel 39 solo l’autarchia imposta dalla Camera dei Fasci. Grandi folle, invece, nei parchi, dove le macchine delle forze dell’ordine sono passate discrete. La volontà è di mostrare distensione tra mamme e papà finalmente a spasso con i bambini, runner che corrono tra l’erba alta e padroni con cani al seguito. La fase 1 si è chiusa ufficialmente domenica 3 maggio, con 12,3 milioni controlli alle persone, 424mila sanzioni emesse, il 3,4% del totale: in 418.222 sono stati denunciati per i divieti di spostamento, 5.280 per falsa attestazione e 886 per violazione della quarantena. Monitorati nel periodo anche 4,8 milioni di esercizi commerciali: 8.260 titolari sono stati denunciati, disposti 1.421 provvedimenti di chiusura.

La bassa percentuale di trasgressori sembra aver confortato la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, che più volte ha elogiato la maturità dei cittadini. Ed è stata sempre lei a spiegare la necessità di continuare a usare il modulo dell’autocertificazione quando ci si trovi in movimento: perché solo attraverso quell’attestazione si può avere la certezza che la persona controllata non abbia violato la quarantena. Con l’allentamento dei divieti, le strade e le città si sono ripopolate e sono state fornite anche nuove indicazioni alle forze dell’ordine. Nella circolare inviata ai prefetti, si invita a una valutazione «prudente ed equilibrata» dei singoli casi. I servizi – viene specificato – «dovranno essere incentrati alla massima severità circa il rispetto del divieto di assembramenti e aggregazioni di persone», ma «attuati secondo criteri improntati a comprensione ed elasticità verso i cittadini, allo scopo di contenere al massimo l’impatto delle misure poste a salvaguardia della salute pubblica sulle primarie esigenze della vita quotidiana».

Niente più irruzioni nelle chiese e inseguimenti di runner nei parchi e bagnanti sulle spiagge, insomma: nel mirino ci sono soprattutto gli assembramenti. Sono stati quindi organizzati servizi mirati per prevenire che il ritorno a una quasi normalità degeneri in folle a passeggio. Osservate speciali le stazioni, dove la Polfer ha registrato un aumento del flusso di viaggiatori rispetto alle ultime settimane, ma le operazioni di controllo – che hanno coinvolto anche personale di Protezione civile e Croce rossa italiana – sono state senza criticità. Si sono rianimati poi i principali lungomari italiani, senza affollamenti da richiedere l’intervento delle forze di polizia. Sono state sanzionate, invece, una trentina di persone che ieri – dopo essersi date appuntamento su Telegram e via social – hanno manifestato in piazza Duomo a Milano con bandiere e striscioni «per far valere i nostri diritti calpestati dalla pandemia».

Il lockdown aveva tenuto chiusi in casa 7,8 milioni di italiani, ne sono tornati al lavoro 4,4, ma tra strade e viali, in stazioni e aeroporti, su bus e metro, non c’è stato il libera tutti. I trasporti, tra le maggiori preoccupazioni, per ora hanno retto. Nessun ingorgo sulle autostrade, anche se ai caselli di Milano e Roma il traffico è aumentato del 40% rispetto ai giorni precedenti. Sulla Ferrovia Cumana, che collega l’hinterland con Napoli, i video mostrano passeggeri ammassati e senza controlli, ma è tra le poche eccezioni.

Nei prossimi giorni si vedrà se gli italiani stanno continuando a mantenere le distanze. Intanto, i vertici della sicurezza monitorano con attenzione anche la prevedibile ripresa della criminalità comune e predatoria, entrata in letargo con la chiusura in casa.

Fonte: ilmattino.it

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