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ESCLUSIVA – Tortora (Sportland): “In Campania tanti ragazzi validi, alcuni proprio del Napoli”

Continua il viaggio di Iamnaples.it nel mondo della scuole calcio. Dopo la Partenope Vomero 1986 con il responsabile Alfredo Capo, adesso tocca alla Sportland, giovane scuola calcio che cura la sua attività sui campi di Via Nazareth al Vomero.

Quando è nata la scuola calcio?
“È nata quest’anno al Centro Studi Nazareth dalla polisportiva Wonder Five, che si interessa da più di dieci anni dello sport a livello giovanile nel territorio di Giugliano e Napoli in generale. Stiamo usufruendo dell’edificio del Centro per portare avanti il nostro progetto denominato Sportland”.

Come è composta la vostra scuola calcio?
“La struttura tecnica è composta da mister Luigi Sparavigna, e dal suo collaboratore Gennario Iommelli. Pariamo dai ragazzi del 2003 fino ai ’99”.

Come siete organizzati circa la sicurezza degli atleti?
“In caso di infortuni, abbiamo interventi di primo soccorso, contiamo poi sul buon senso degli allenatori, tutti esperti in materia”.

A quali campionati partecipate?
“Per nostra scelta quest’anno non partecipiamo a nessun’attività di Federazione, siamo nati da poco; per adesso  siamo stati coinvolti in tornei singoli durante il periodo natalizio, ne sono previsti altri per le festività pasquali e in occasione della chiusura stagionale sportiva. Il prossimo anno decideremo a quali campionati federali prendere parte”.

Le scuole calcio, un mondo controverso tra il lato educativo e la formazione di giovani talenti. Ci da un suo giudizio?
“Le scuole calcio sono giustamente la base dell’attività professionistica, il problema è che nella nostra città non c’è collegamento tra le stesse scuole e la squadra locale, motivo per il quale si è costretti ad allacciare rapporti con società diverse dal Napoli. Questa è una grave perdita per il nostro bacino d’utenza, si dovrebbe semplicemente investire sul territorio: così facendo nel giro di un anno si potrebbero pescare molti ragazzi promettenti, senza avere quindi la necessità di ricercarli al di fuori dei confini regionali e nazionali. In alcuni casi, sono le stesse scuole calcio che non hanno voglia e competenza tali da poter valorizzare le qualità di un ragazzo “nostrano”. Purtroppo la realtà odierna ci dice che i giovani sono quasi diventati merce di scambio, con la funzionalità di ripianare perdite economiche. Nell’attuale campionato italiano, sappiamo ad esempio che il 26% degli atleti tesserati è di origine campana, un dato che deve far riflettere…”.

Che cosa andrebbe migliorato?
“Le scuole calcio devono non sono valorizzare gli elementi più talentuosi ma soprattutto lavorare su quei ragazzi che non hanno doti innate, il calcio è infatti uno sport per tutti”.

Che cosa direbbe ai genitori troppo esigenti?
“Per mia esperienza, vorrei utilizzare una frase molto forte: I calciatori dovrebbero essere tutti orfani…Questo è ovviamente un paradosso; purtroppo gli stessi genitori dovrebbero essere educati dalle scuole calcio. Nel periodo gestionale di Naldi, il Napoli faceva proprio questo: con il mio supporto, quello di uno psicologo, di un pedagogista e di un alimentarista si organizzavano infatti dei corsi specifici. Attualmente i ragazzi fuori sede non sono seguiti da tutor, ci sono solo collaboratori eterogenei”.

Quali società italiane collaborano più attivamente con le scuole calcio?
“Attualmente in Campania ci sono Milan e Genoa come società più attive, anche se coadiuvate da personaggi particolari. Esistono ormai delle realtà costantemente legate alla nostra Regione, altri esempi sono infatti Empoli e Udinese. Prima o poi questa consuetudine dovrà finire…”.


Secondo quali criteri vengono selezionate le giovani promesse?

“È necessaria innanzitutto la fortuna: essere notati non è cosa facile; la buona sorte è inoltre indispensabile per quanto riguarda il trovare allenatori capaci. L’altro requisito è l’essere in grado di far buona impressione durante i cosiddetti raduni”.


Come ci si comporta quando si è in presenza di “talenti ribelli”?

“Per essere un calciatore occorre innanzitutto avere la testa sulle spalle e comportarsi da uomo. Sono necessari quindi educatori e strutture di supporto nella fase iniziale di crescita. In questo momento, è inutile nasconderlo, il calcio è materia per ignoranti…”.


Ci segnala qualche giovane promessa?

“Non vorrei far torto a nessuno; certo in Campania ci sono ragazzi che possono emergere, alcuni di questi sono proprio del Napoli”.

 

A cura di Alessandro Sacco ed Antonio Fusco

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