Juventus-Napoli, quando due modi di intendere il calcio si incontrano. Il potere economico contro lo spirito aggregativo di una città che fa della passione popolare la sua bandiera. Il gusto della vittoria contro il calcio come strumento di riscatto dalle angosce quotidiane. Il freddo e presuntuoso francesismo piemontese contro il calore del Sud. Una squadra che ha la sua base nei vicoli, nelle strade, nella gente, ed un’altra che ha costruito il suo potere nei palazzi. Questo è Napoli – Juve, questo e molto altro. E per scavare nelle pieghe di una delle sfide storiche del calcio italiano noi di Imanaples abbiamo intervistato il celebre scrittore Maurizio de Giovanni, anima letterario della Napoli calcistica, autore di libri di successo come “Vi racconto il 10 Maggio” o “Juve – Napoli 1-3: la presa di Torino”:
Salve, chi meglio di lei potrebbe riassumere ciò che significa Juventus-Napoli. Se le chiedessi di sintetizzare il tutto in una parola?
“LA PARTITA, tutto in maiuscolo, ogni singola lettera. È la grande rivalità, i grandi confronti. È nella grandezza del Napoli, e di Napoli considerare questa la Partita. È per la nostra storia, la nostra cultura, per tutto ciò che siamo. È la partita per i napoletani”
Già, ma ci sono pure molti napoletani che vivranno questa partita dal lato opposto della barricata
“Chi non tifa Napoli non può capire cosa sia questa sfida. Amare il Napoli significa tifare sempre. Ecco, forse noi siamo un po’ inclini alla sofferenza, il che non è una cosa sbagliata. Il vero tifoso è quello che tifava Napoli pure in C, pure quando le cosa non andavano bene. Cercare di convincere questi juventini napoletani di cosa significhi questa sfida, o addirittura di cambiare squadra per me è inutile. Chi ha già abbandonato il Napoli non può tornare. Il Napoli è una seconda pelle”
E’ però innegabile come anche a Torino vivano questa sfida in modo particolare, basta vedere tutto ciò che successe nella partita di andata
“Quella partita la buttammo via noi. La Juve ha ricevuto un grande regalo”
E fu una partita circondata da polemiche, specialmente a causa del rinvio, una veemenza che va un po’ in contraddizione con lo stile Juventus?
“Ormai è una costante, la Juve si lamenta sempre. Se vince va tutto bene, se perde allora la colpa è degli arbitri o di altre persone. Ormai sta diventando una cosa statistica. Si comportano sempre alla stessa maniera”
Conte ha assunto un po’ la guida dell’ambiente bianconero, non crede?
“Conte vuole fare il Mourinho della situazione, cerca semplicemente di proporre se stesso. In fondo è consapevole che questa sarà un ennesima stagione fallimentare”
Eppure l’ambiente Juve sembra sbandierare ai quattro venti la loro rinascita..
“Se la Juve non vince lo Scudetto sarà una stagione fallimentare. Loro lo sanno. La strategia del lamentarsi va anche in questa direzione. Sono stati spesi 120 milioni, c’è stata una ricapitalizzazione, e comprati moltissimi giocatori. Questo per fare solo il campionato, e poi non lo vinci neanche”
Gli arbitraggi e gli avversari i diretti interessati delle lamentele, ma non mancano anche i continui attacchi a Calciopoli
“La Juve è ed ha sempre rappresentato il potere politico ed economico. Trovare 120 milioni di euro di questi tempi non è una cosa che possono fare tutti. Anche se qui stiamo per entrare in una questione più spinosa. Gli Angelli buttano milioni nella Juve e poi chiudono le fabbriche della Fiat in Italia per riaprirle altrove, ma questa è un’altra questione che andrebbe a toccare il sociale”
Un’ ultima domanda. Facendo tutti gli scongiuri del caso, se il Napoli dovesse alzare la Coppa Italia il 20 Maggio, lei ha intenzione di scrivere un’ altro libro?
“No, perché non sarebbe un’impresa epica. La Coppa Italia sarebbe solo l’inizio di qualcosa. Se dovrò scrivere qualcosa lo farò solo per un momento epico, come la conquista dello Scudetto”
E noi le auguriamo che questo libro sullo Scudetto lo possa scrivere presto
Intervista a cura di Giancarlo Di Stadio
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