Nella settimana che porta le ragazze azzurre alla finale di Ostia contro il Brescia, la redazione di Iamnaples.it per la rubrica “La Telefonata” intervista il vice allenatore della squadra femminile Napoli Carpisa Yamamay Marcella Bentivoglio che ha guidato sabato scorso, al posto dello squalificato Marino, le “tartarughine” verso l’impresa compiuta nella semifinale di Coppa Italia contro la Torres.
Vorresti raccontare ai nostri lettori la tua carriera calcistica?
“Ho iniziato a giocare all’età di 17 anni, però nel calcio a 5, ho militato per 15 anni in società diverse. La mia prima squadra è stata quella di Bacoli, con il passare degli anni mi sono affermata a livello nazionale, il mio traguardo massimo è stato lo scudetto nell’Isef sempre di calcio a 5 club di Poggiomarino. Concluso quell’anno nell’Isef e dopo quindici anni di calcio a 5, un po’ per gioco, visto che per lavoro non potevo spostarmi da Bacoli, mi sono trovata in questa società di calcio a 11 che giocava a Bacoli e si allenava ad Agnano, una squadra ed un club molto blasonato. Ho cominciato con questo gruppo di ragazze dove ho conosciuto Rossella Vitale ed altre ragazze che sono diventate mie amiche. La Carpisa Yamamay Napoli mi ha dato fiducia e dà l’anno scorso è iniziata questa esperienza di allenatrice”.
Lavori da tempo ormai nel mondo del calcio femminile, hai notato dei cambiamenti dal punto di vista tecnico?
“Dal punto di vista tecnico sicuramente sì, c’è stata un’enorme evoluzione soprattutto come movimento calcistico. Io vengo da esperienze nel calcio a 5 a livello nazionale che è molto diverso da quello a 11, sono due sport completamente differenti, però, essendo due discipline di squadra e, quando si gioca a certi livelli l’esperienza ti può servire in ogni spogliatoio e non solo. Ritornando al discorso iniziale, differenze tecniche ci sono, anche nel settore giovanile. Una si giocava per strada in condizioni precarie, attualmente esistono diverse società che fanno scuola calcio anche nell’ambito femminile. Si tratta di una crescita importante che ho registrato in Campania e in altre regioni d’Italia”.
Tu che conosci perfettamente mister Marino, ci potresti dire i suoi pregi e i suoi difetti?
“E’ difficile trovare in lui dei difetti, perché riguardo ai risultati ed al rendimento offerto dalla squadra non posso che fargli i complimenti. Se proprio dobbiamo trovare il pelo nell’uovo, mette un po’ di ansia, carica un po’ troppo dal punto di vista psicologico l’ambiente, però è anche vero che lo fa per tenere la squadra sulla corda, vuole tenerle sempre concentrate. La squadra ha tantissimi pregi ma come in tutti i gruppi ci sono anche delle difficoltà; se riesci a toccare le corde giuste, inevitabilmente i risultati arrivano”.
Dall’arrivo di mister Marino c’è stato un anno e mezzo di grandi risultati, a tuo avviso quali sono stati gli altri fattori che hanno portato a questi successi?
“Quando sono arrivata alla Carpisa trovai una società molto professionale. Mi ha immediatamente colpito l’attenzione ai particolari; ognuno rispetta il ruolo prestabilito, dal magazziniere a chi prepara il campo e, valutando questi aspetti, ho rilevato la professionalità della società Carpisa che ha messo a disposizione del mister e delle ragazze un ambiente favorevole per poi raggiungere gli obiettivi che sono sotto gli occhi di tutti. Non è facile fare il calcio femminile in Campania ma in generale il 90% delle ragazze giocano per hobby, non come una professione e lo praticano solo a livello amatoriale. Nella Carpisa, invece, c’è la mentalità giusta e i risultati si vedono”.
Nelle partite terminate ai calci di rigore contro la Lazio e la Torres come hai vissuto quei momenti dalla panchina?
“Se non mi è venuto un infarto nel match di sabato scorso contro l’undici sardo, penso che non mi verrà più (ride n.d.r.), visto l’esito della partita. Con la Lazio è stata un altro tipo di gara, eravamo entrate troppo contratte sul terreno di gioco concedendo il pallino del gioco alle romane. Nella ripresa si è vista un’altra Carpisa, abbiamo affrontato il match a viso aperto e siamo riuscite a portare il risultato a casa. L’abbiamo spuntata ai rigori ma se avessimo avuto ancora del tempo a disposizione potevamo portare la vittoria a casa molto prima. Poiché non erano così superiori a noi erano molto organizzate ma nulla di più. Con la Torres invece c’è stato un altro atteggiamento soprattutto dal punto di vista mentale. Abbiamo disputato la gara di Sabato lottando fino all’ultimo respiro, sapevamo della loro esperienza e se l’avessimo messa sul piano tecnico non avremmo avuto molte possibilità. Siamo riuscite a vincere l’incontro facendo leva su altre caratteristiche come l’immensa determinazione che abbiamo messo in campo. La voglia di vincere e l’umiltà sono state le nostre fondamentali risorse”.
La sfida contro il Brescia è l’ultimo step per realizzare un’incredibile impresa. Come bisogna affrontare questo match?
“A mio avviso le lombarde sono più forti della Torres e perciò credo che non dobbiamo cambiare atteggiamento. Dovremo avere la giusta mentalità, solo così potremo fare una grande prestazione, a livello tecnico non siamo ancora una squadra di categoria superiore ed, infatti, dobbiamo mettere in campo armi diverse per poterle contrastare. Rivedendo la partita contro le sarde, sappiamo di non aver disputato una gara perfetta, ci è andata bene; la fortuna ci ha aiutato perché ci abbiamo creduto fino alla fine. Sicuramente gli errori commessi sabato ci serviranno come lezione in vista del match contro il Brescia con l’auspicio di non ripeterli. Bisogna giocarsela a viso aperto e non mollare su ogni pallone fino all’ultimo minuto”.
A cura di Alessandro Sacco
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