Avesse dato retta a quella vocina nella sua testa che gli diceva di tirare un pugno in faccia a Rafa Benitez, la carriera di Jerzy Dudek avrebbe senz’altro preso una strada diversa. Probabilmente sarebbe finito davvero al Colonia, che ai tempi della mancata scazzottata lo voleva, e magari non sarebbe mai andato al Real Madrid, dove poi avrebbe chiuso la carriera nel 2011. “Ho davvero pensato di dargli un pugno come mi suggeriva quella voce nella mia testa, ma poi ho pensato a quali conseguenze avrebbe avuto il mio gesto. Mi avrebbe realmente lasciato andare via o ci sarebbe stato solo un grosso scandalo sulla stampa? Di certo, tirare un pugno all’allenatore del Liverpool che solo pochi mesi prima aveva vinto la Champions League non avrebbe fatto una bella impressione sul mio curriculum e così, anche se non so come perché ero assolutamente furibondo, sono riuscito a trattenermi“. L’episodio è citato in “Jerzy Dudek: A Big Pole In Our Goal”, la biografia semiseria del portierone polacco che, con le sue gambe tremolanti e quegli strani movimenti di braccia, divenne l’eroe di Istanbul nel 2005, in una delle notti più buie del Milan (dopo Marsiglia), parando i rigori decisivi di Serginho, Pirlo e Schevchenko.
FREDDO, DISUMANO E GENIALE — A far arrabbiare Dudek al punto da spingerlo a voler aggredire Benitez fu il comportamento tenuto dall’allenatore nei mesi successivi a quella “Magica Notte”. “All’inizio della nuova stagione mi ritrovai con un nuovo rivale, Jose “Pepe” Reina, nazionale spagnolo arrivato dal Villareal per 6 milioni di sterline. Ovviamente, non ero felice della situazione, perché mi sembrava di essere un pompiere che aspetta di essere chiamato quando c’è da spegnere un incendio, mi sentivo trattato ingiustamente, ma con Benitez è così che funziona. Lui è freddo, quasi disumano e guarda solo ai suoi interessi, ma questo non gli ha impedito di essere un allenatore geniale, perché ha una grande conoscenza calcistica. Quando gli andai a parlare, cercò di calmarmi dicendomi che l’arrivo di Reina non significava che mi avrebbe lasciato andare via. Ma se compri un giocatore per così tanti soldi, non puoi lasciarlo in panchina, così trovammo un accordo: fossero arrivate delle offerte serie, il club le avrebbe valutate e l’allenatore mi assicurò che ‘avremmo trovato una buona soluzione per tutti’. Io adoravo stare a Liverpool, ma era chiaro che Benitez non mi voleva. Fossimo stati in Polonia, la stampa ne avrebbe fatto un caso, ma in Inghilterra non ho avuto lo stesso appoggio e quando venne fuori la storia che guadagnavo fra le 60 e le 70 mila sterline a settimana e che Benitez voleva vendermi per quel motivo, sospettai che quelle voci fossero state messe in giro apposta per mettermi contro i tifosi”.
GERRARD MI CHIESE SE VOLEVO COLPIRLO — A quel punto la frattura era compiuta e l’offerta del Colonia capitò a proposito. “Benitez mi disse che sarebbe stato un buon trasferimento per me e che avrebbe fatto di tutto per aiutarmi a trovare l’accordo, così iniziarono le trattative, ma ad un certo punto quelli del Colonia mi rivelarono che Benitez non aveva mai parlato con loro e questo non fece che aumentare la mia frustrazione fino all’ultimo giorno di mercato, quando alla fine sbottai”. Fu in quell’occasione che Dudek pensò seriamente di chiudere la questione con un bel pugno in faccia al suo allenatore durante un accesissimo confronto alla fine dell’allenamento, con gli altri giocatori lì a guardare. “Negli spogliatoi raccontai ai miei compagni quello che Benitez mi aveva fatto e Steven Gerrard mi chiese se volevo davvero dargli un f*** pugno in faccia…”.
Fonte: gazzetta.it
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