Zone rosse, limitazione dello spostamento tra Regioni e chiusura di alcune attività nelle aree dove più si è impennata la curva dei contagi. Sono queste le nuove misure che il governo potrebbe prendere nelle prossime ore per provare a piegare la curva del Covid-19. Il piano è partire dalle città metropolitane. Milano e Napoli, ma anche Bologna, Torino e Roma sono le «osservate speciali», che rischiano di finire in lockdown. Il fronte del rigore nel governo si rafforza sull’onda dei numeri (qui l’ultimo monitoraggio dell’Iss, qui il bollettino più recente) e spinge per fermare anche le scuole e sospendere le lezioni in presenza in tutta Italia, anche per elementari e medie. «A difendere la scuola è rimasta solo Lucia Azzolina», è il commento sconsolato di un esponente del M5S al termine del vertice serale a Palazzo Chigi. Giuseppe Conte era determinato ad attendere ancora qualche giorno, per poi procedere con un nuovo Dpcm tra l’8 e il 9 novembre. Ma il virus corre troppo, aspettare si fa sempre più rischioso e nell’entourage del presidente del Consiglio ammettono che «la situazione epidemiologica cambia in fretta». Nessuno se la sente di escludere che presto, prestissimo il governo si veda costretto a mettere nero su bianco leregole di una nuova stretta.
Il rischio lockdown
Con i dati preoccupanti del monitoraggio settimanale anche la prospettiva del lockdown nazionale, la più estrema e temuta, è tornata sul tavolo. In Parlamento gira con forza la voce che già lunedì l’Italia potrebbe trovarsi «come la Francia», tutto chiuso o quasi. Ma il ministro Francesco Boccia smentisce: «Sono sciocchezze». Il responsabile degli Affari europei, Enzo Amendola, conferma che Conte vuole a ogni costo evitarlo: «Faremo di tutto per escluderlo». Però lascia aperta la porta al giro di chiave più duro: «Se sarà necessario ci assumeremo l’onere della scelta».
Il Parlamento
Con la crescita esponenziale dei contagi il consenso di Conte continua a calare e il premier, dopo il pressing delle opposizioni e ancor più dei partiti che lo sostengono, ha deciso di condividere scelte e responsabilità. Ha chiesto ai presidenti di Camera e Senato, Fico e Casellati, di individuare «in piena autonomia» una sede e le modalità per avviare un confronto costante con il Parlamento. Insomma, per la prima volta accetta di informare periodicamente i gruppi di maggioranza e opposizione, in vista di nuovi Dpcm. Una mossa che risponde alle critiche sulla scarsa condivisione delle decisioni e rivela la preoccupazione per la tenuta della maggioranza. Mercoledì il premier farà il punto in Aula sulla corsa del Covid-19 e le sue comunicazioni saranno messe ai voti, quindi un nuovo Dpcm prima di quella data sarebbe uno schiaffo al Parlamento.
Milano e le altre città
Fermare solo il capoluogo lombardo non viene ritenuto sufficiente. Il governo tratta con il Pirellone e con il sindaco Sala per il blocco dell’area metropolitana dove ci sono migliaia di nuovi contagiati e ospedali in grave affanno, in alcuni casi a rischio collasso. Il «cinturamento», con il divieto di spostamento per i cittadini e il blocco di tutte le attività ad esclusione di quelle essenziali, diventerebbe operativo già da lunedì. La stessa misura potrebbe essere presa anche in quelle altre città che mostrano un incremento di nuovi positivi rispetto ai tamponi effettuati e una saturazione dei posti disponibili nei nosocomi e nelle terapie intensive. È il caso di Napoli, Bologna, Torino e Roma. Nella capitale i postivi nelle ultime 24 ore sono oltre 2.200, con un rapporto tra nuovi contagiati e tamponi dell’8,8 %. In Campania il governatore De Luca ha chiuso tutte le scuole, nidi compresi e la scelta ha innescato un duro scontro nel governo.
Chiudere o no tutte le scuole
Conte ha riunito i capi delegazione e ora deve scegliere se chiudere o no tutte le scuole. Speranza ha mostrato uno studio di Lancet sul rischio di contagio tra i banchi e il dem Franceschini ha stupito la delegazione 5 Stelle quando ha detto che «la scuola non è mica un altro pianeta» rispetto agli altri settori. La ministra Azzolina si è trovata quasi sola a difendere la tesi che la scuola deve restare aperta, su modello di Francia e Germania. «Si chiude solo su dati scientifici certi», hanno detto le ministre di Italia viva.
Fonte: corriere.it
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