E’ nato nel settore giovanile del Napoli, a vent’anni aveva vinto scudetto e Coppa Italia, quindi la Coppa Uefa. Ciro Ferrara, come Fabio Cannavaro del resto, ha cominciato dalle basi, conquistando il titolo Allievi e venendo premiato da Maradona nel giorno della sua presentazione al San Paolo; poi approdando in prima squadra al fianco di Maradona e conquistando negli anni anche la Nazionale. Ferrara, quindi, se ne intende di giovani perché lo ha sperimentato sulla propria pelle (studiava e s’allenava); perché ha lavorato per tre anni nel settore giovanile della Juve, ed oggi è stimato c.t. dell’under 21.
Ferrara, ha saputo? De Laurentiis vorrebbe incrementare la sua politica rivolta ai giovani, cosa ne pensa?
«Non posso che condividerla. Iniziativa lodevole e degna di essere sostenuta. Ma il discorso è molto più complesso di quanto sembra».
Affrontiamolo, prego
«Quando si parla di giovani c’è bisogno che tutto l’ambiente recepisca il messaggio. Non bastano le intenzioni di un presidente. Occorre che l’allenatore venga messo nelle condizioni di poter impiegare un ragazzo senza pressioni; che la critica sappia avere pazienza e non giudicare all’istante; che la tifoseria sposi in toto un discorso del genere e non si lasci prendere dall’emotività in caso di qualche battuta d’arresto. E’ possibile tutto ciò?»
Lo dica lei…
«Dico che non siamo ancora pronti come in altre nazioni. Eppure non mancano i talenti, specie in Campania. Purtroppo siamo costretti ad importare i giovani mentre potremmo essere noi ad esportarli se solo cambiasse la cultura sportiva, se si avesse un po’ di coraggio e si creassero più impianti».
Lei, invece, non ci ha pensato due volte a lanciare in orbita Lorenzo Insigne
«Lo conoscevo già, ancor prima di convocarlo. L’avevo seguito perché faceva parte dell’Under 20. Mi impressionò in una partita giocata dall’Italia in Germania, la sera prima che si esibiva la nazionale maggiore. Si mosse con tale personalità e scaltrezza contro avversari che erano il doppio di lui che non l’ho perso più di vista. Ho assistito anche ad alcune gare del Foggia e mi ha sempre stupito. Aspettavo solo che approdasse in B per convocarlo».
Davvero è così forte da poter fare il grande salto?
«Lorenzo, da buon napoletano, è soprattutto un ragazzo sveglio, che sa quello che vuole, maturo per certe platee e dotato di grandi mezzi tecnici. A patto che lo si lasci esprimere».
Lo porterebbe nel Napoli se fosse in De Laurentiis?
«E’ stato il ragazzo a dichiararlo: se devo tornare al Napoli e stare a guardare, meglio rimanere a Pescara un altro anno, ha detto. E non ha tutti i torti. Fargli fare degli spezzoni non serve anche se stando vicino a Cavani e Lavezzi potrebbe solo migliorare. Il ragazzo ha bisogno di continuità ed è arrivato il momento di mostrare le proprie doti tecniche anche in A».
Perchè solo in Italia si nutrono ancora tante remore?
«Da noi un ventenne si considera ancora giovane mentre all’estero hanno già dei campionati di prima squadra alle spalle. E con l’Under 21 andiamo ad affrontare avversari molto più rodati dei nostri. Ci tocca superare anche questo handicap ma per fortuna ce la stiamo cavando lo stesso».
Ci sono altri Insigne in Campania, secondo lei?
«Io aggiungo, tanti altri talenti al Sud, non solo in Campania. Mi fa rabbia vedere club del nord che organizzano raduni dalle nostre parti e portano via i nostri ragazzi. Spero che un giorno il Napoli, che in pochi anni ha già recuperato tanto terreno, possa formare un settore giovanile tale da non avere più bisogno di andare in sudamerica e pescare giovani che non sono poi migliori dei nostri» .
Ci vorrebbero anche bravi istruttori, più investimenti e tanta organizzazione
«Ma il Napoli sta gettando delle solide basi ed il giorno che esploderà un proprio ragazzo in prima squadra vedrete che De Laurentiis si convincerà sempre di più: insistere sul vivaio è la strada migliore per combattere lo strapotere di certi club. Del resto quando vincemmo il primo scudetto, quanti ragazzi campani c’erano? E’ vero, intorno ad un paio di campioni ma quelli ci vogliono sempre per fare da guida».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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