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Bundesliga, Bakalorz nell’incubo: minacce di morte dopo il fallo a Reus

Eccessivo e fuori luogo. Da sabato pomeriggio ogni cosa che riguardi Marvin Bakalorz è eccessiva e fuori luogo. A partire dal suo intervento su Reus che ha causato al fenomeno del Dortmund la lesione dei legamenti della caviglia. Quanto sta vivendo in questi giorni il centrocampista del Paderborn è però inaccettabile. Sabato sera ha lasciato lo stadio scortato da tre guardie del corpo per paura della reazione dei tifosi del Dortmund, e il timore, visto quanto sta accadendo, era giustificato.

PRESSIONE — Intervistato da Sky Deutschland a fine partita Bakalorz aveva subito chiesto scusa: “Mi sento male. Non volevo ferirlo, Reus è un mio amico”. I due hanno giocato insieme proprio al Dortmund (stagione 2012-13) e nei ritiri qualche volta hanno condiviso la stanza. Marvin ha anche ribadito le scuse in privato, raccontando che “Marco è stato carinissimo. Non solo le ha accettate, ma mi ha fatto capire di apprezzarle”. Lui sì, tifosi e giornali molto meno. Bakalorz sta infatti ricevendo diverse minacce di morte, e i media tedeschi non lo lasciano respirare: il suo fallo viene trasmesso in continuazione, si discute sulla pena esemplare da comminare al giocatore (che in campo è però stato solo ammonito). Come reazione Marvin si è chiuso in casa, e agli allenamenti va solo se accompagnato. Paderborn e Dortmund sono città distanti meno di 100 chilometri e la paura che quelle minacce prendano corpo è ancora tanta. Dopo una settimana così Bakalorz è scoppiato, e sulla sua pagina Fb ha scritto: “State vedendo tutti quello che stanno facendo i media. Non ho bisogno di commentarlo”, precisando poi a Sport 1 che “Non cambierò il mio modo di giocare. Sono un centrocampista, per rubare i palloni devo essere pronto al contatto fisico. Gli esperti di calcio, gli ex giocatori, mi danno ragione, i media e i tifosi certe cose non le capiscono”.

PREOCCUPAZIONE — André Breitenreiter, allenatore del Paderborn, si è detto preoccupato: “Un giocatore, un uomo, non può subire una gogna mediatica del genere. In tutta la partita ha commesso due falli. In società gli siamo tutti vicino, e anche i nostri tifosi non lo stanno lasciando solo. Mi sento male per Marvin. Non si può pretendere che ogni giocatore sia in grado di sopportare centinaia di offese. Non tutti hanno una stabilità mentale in grado di sopportare tutto questo. Io sono di Hannover, e sono legato a doppio filo con alcuni episodi tragici che sono successi in passato e che qualcuno forse ha già dimenticato”. Chiaro riferimento a Robert Enke, portiere dell’Hannover e della nazionale tedesca (sarebbe stato titolare ai mondiali del 2014) morto suicida esattamente 5 anni fa. Robert, malato di depressione, non era in grado di reggere la pressione e si è tolto la vita facendosi travolgere da un treno. Un evento tragico, che ha scosso l’intero paese. Forse non abbastanza però per ricordasi che il calcio è e deve restare un gioco.
Fonte: gazzetta.it
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