“A vita! Squalificati a vita! Anche Platini. Cosa abbiamo fatto? Abbiamo preso tutti i soldi Fifa e siamo scappati? Abbiamo ucciso qualcuno?”. Sepp Blatter si toglie la giacca, con ancora lo stemma Fifa, e dalla camicia senza cravatta spunta la maglia della salute e il crocifisso d’oro: “Non sono il diavolo. Credo in Dio e, se Dio esiste, non può esserci l’inferno. Quindi neanche il diavolo“. E accende un sorriso mefistofelico e appassionato: quasi 80 anni, più di 40 alla Fifa, più di 17 da presidente “e lo sono ancora”. In un hotel di Zurigo, non lontano dalla Fifa, Blatter parla con la “Gazzetta”, con lo spagnolo “El Mundo Deportivo” e con il francese “Libération” a un giorno dall’audizione al comitato etico.
Avrebbe mai immaginato di trovarsi così?
“Sono scioccato. Mi hanno sospeso 90 giorni senza neanche ascoltarmi. Allora vado con il mio bravo avvocato per difendermi: voglio essere sentito dai giudici. In Svizzera non possono condannarti a vita senza che ti difenda, è contro il diritto dell’uomo. E ho scritto a tutte le federazioni perché sappiano anche loro”.
Cosa?
“Che nella mia vita non ho mai accettato denaro non guadagnato, e che ho sempre pagato i miei debiti. Vi assicuro che i 2 milioni di franchi a Platini sono legittimi. E che sto subendo qualcosa che sembra l’Inquisizione”.
“A fine ’98 Michel mi ha detto: ‘Vorrei lavorare con te’. E io: ‘Benvenuto’. Lui ha aggiunto: ‘Guarda che sono un po’ caro, un milione all’anno’. Gli ho detto: ‘Vediamo cosa posso fare’. Un validissimo contratto orale. Non c’era il progetto Goal per aiutare i paesi più poveri, non c’era il calendario internazionale, lui ha lavorato bene. Poi a sorpresa è stato eletto alla Fifa e all’Uefa, a sorpresa perché l’Europa non l’amava: era l’unico con me. E io non mi sono più occupato del pagamento, per una cosa o per l’altra, ma ho dato l’ordine di pagare. La richiesta è passata per la commissione finanze e il Congresso”.
“Lui era revisore. La prima parte del pagamento è nel bilancio, la seconda no, ma io non sono un contabile Fifa. E che fosse o meno nel bilancio era un debito da pagare”.
“Non mi sono dimesso, ho rimesso il mandato, è diverso. Per salvare la Fifa, perché c’era il caos. Dicevano che la Fifa era la mafia, ora vedono che è vittima. Sono ancora presidente e dovevano farmi finire il mandato”.
“Ma nasce tutto nelle qualificazioni mondiali americane: la Fifa non può conoscere i contratti di tutte le confederazioni”.
“C’è un virus anti-Blatter da debellare. Comincia nell’Uefa e si estende agli inglesi. Il premier britannico era andato all’Ue per dire che non potevo essere presidente Fifa. Una speculazione politica. Platini avrebbe dovuto essere il mio successore naturale, ma non è andata così. Anche lui è stato attaccato dallo stesso virus. Nel ’98 l’Uefa era già preoccupata che volessi il Mondiale ogni due anni. Negli ultimi tempi si sono riuniti a Cipro per attaccarmi”.
“Un uomo onesto. Un po’ primadonna. Ma non tutta l’Europa oggi lo appoggia, tanti sono con me e contro di lui. Lo spagnolo Villar mi è stato vicino”.
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