Quel tanto, pochissimo, che manca esiste già nel Napoli. C’è e va sviluppato, sottratto alla polvere dell’amarezza che ha ricoperto l’euforia di tutti i calciatori. Scorie basche di quella Champions League che ha prima sedotto e poi abbandonato, blandito e poi beffato gli azzurri che viaggiano a corrente alternata da quella sciagurata fine di agosto in avanti. Ci si affida all’entusiasmo della singola gara oppure del trofeo in palio per risollevarsi dalla narcosi provocata dalla mancanza di obiettivi ambiziosi, così come invece sembrava possibile durante lo scorso ritiro estivo. “Il Napoli è la squadra peggiore da affrontare in gara secca”, la considerazione resa di recente da Massimiliano Allegri corrisponde ad una realtà ben nota da due stagioni a questa parte e figlia di un inconfutabile dato di fatto: l’organico del Napoli è competitivo tanto da riuscire a metter sotto qualsiasi formazione, anche le più ricche del pianeta.
Condizione atletica e mentale, cioè due elementi di cui la squadra potrebbe disporre subito, non c’è la necessità di acquistarle al mercato invernale, da dove invece sembrano ormai prossimi all’arrivo Gabbiadini e Strinic. Serve una scintilla, magari proveniente dalla vittoria della Supercoppa contro la rivale Juve, ma occorre innanzitutto la concordia, un sano dialogo all’interno di una stanza. Per raccontarsi tutto e raccordarsi nuovamente. Affrontarsi anche a brutto muso, prendersi per il colletto della camicia, avrebbe un significato denso, di orgoglio ed onestà, il manifesto di un desiderio: fare il bene del Napoli. Vediamo quanto questo gruppo tiene a questa maglia, ora e non oltre è il momento per dimostrarlo. Da Benitez al giovane Luperto, ognuno si racconti ciò che ha dentro, si sfoghi contro chi pensa sia necessario, perché è così che si fa da che calcio è calcio. I più anziani e malinconici tifosi del Napoli, ricorderanno con piacere quando Bagni e Maradona, leader in contrasto, se ne dissero di “ogni” in ritiro, in un hotel di Cava de’ Tirreni, per poi stringersi la mano. Di lì in avanti il Napoli fu protagonista di una cavalcata che lo portò a vincere il primo, storico scudetto.
E poi, Benitez potrebbe ridurre il carico di malumore sversato in ogni conferenza stampa e farsi carico di portare a cena una volta di più tutto il gruppo, perché davanti ad un piatto di pasta si sciolgono tutte le che tensioni che non necessitano delle scuse formali. Se il tecnico rimbrotta un mediano perché in allenamento tocca il pallone due volte invece di tre e se sollecita un attaccante affinchè tiri fuori il carattere, beh, sono episodi di una quotidianità che appartiene a tutte le squadre, a tutte le categorie e per le quali non è affatto necessario l’intervento del presidente. Lui, De Laurentiis, oggi ha solo l’obbligo di prendere al mercato di gennaio ciò che sarebbe stato necessario acquistare d’estate. Poi toccherà ancora a Benitez sfruttare ognuno della rosa per quelle che sono le caratteristiche tecniche e stimolare professionalità ed indole dei campioni che viaggiano sotto ritmo da quando è cominciata la stagione. Oggi al Napoli servono gli uomini, prima ancora dei rinforzi
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