“Non ci affideremo al macabro rituale di analizzare le viscere degli animali come da consolidata consuetudine degli aruspici romani per prevedere il futuro. Faremo affidamento all’esercizio molto più pratico di ispezionare le parole dei protagonisti per capire cosa accadrà alla fine di questa stagione. Il dubbio amletico è sempre lo stesso: essere o non essere ancora con Rafa Benitez? Le risposte accuratamente evasive di De Laurentiis e dell’allenatore non devono determinare infausti presagi, ma far emergere un accordo che sembrerebbe essere stato raggiunto dalle due parti. Se Benitez dice “del mio futuro ne riparleremo tra tre mesi” e se alla stessa affermazione il patron replica con tono non stizzito, ma conciliante “secondo me se ne andrà solo se tornerà dalla sua famiglia a Liverpool”, non è complicato immaginare che il coach spagnolo avrà comunicato al suo datore di lavoro che sta monitorando la situazione dei Reds per capire se sarà possibile tornare lì dove è stata conquistata la più incredibile ed irripetibile Coppa dei Campioni. Rischiando pure di ritrovarsi senza panchina, qualora De Laurentiis nel frattempo trovi l’accordo con un altro trainer per non ritrovarsi nella stessa situazione di quando fu Mazzarri a tenere tutti sulla corda fino al termine del campionato. Aspettare Benitez si può, si deve, non tanto per quanto ottenuto finora con il Napoli, ma per il suo luminoso passato. E poi, interrompere un progetto costoso (120 milioni di euro investiti in cartellini negli ultimi due anni, oltre al monte ingaggi cresciuto del 30 per cento e nel quale lo staff di Benitez incide per una somma di 9 milioni) non avrebbe senso. Anzi, sarebbe un danno per il Napoli, perché De Laurentiis ha voluto che quella dell’allenatore fosse la voce più costosa a bilancio, perché intorno a lui andava costruita la squadra che nel giro di tre anni avrebbe dovuto conquistare lo scudetto. Il terzo anno sarà il prossimo, quello della verità soprattutto per Benitez che finora ha goduto di un credito enorme e giustificato dall’etichetta di essere uno dei migliori allenatori al mondo. De Laurentiis non aspetterà i tre mesi da lui richiesti, si garantirà il futuro bloccando un altro allenatore, poi da marzo ognuno avrà il diritto di prendere la propria strada. Per ora non c’è fretta ed è corretto pensare alla squadra, alla stagione che potrebbe riservare altre gustose sorprese. A cominciare dal campionato con quel terzo posto da blindare ed il secondo da tenere sempre nel mirino. Otto punti di distanza dalla Roma sono incolmabili se la formazione giallorossa dovesse riprendere l’antico passo imperioso che di recente sembra essere smarrito. Dovrà essere bravo il Napoli ad approfittare degli eventuali momenti di debolezza dei capitolini, riducendo il numero di punti sperperato contro le formazioni piccole. La vittoria dell’Olimpico contro la Lazio dovrebbe diventare il manifesto di quanto sia corretto speculare, avere un atteggiamento opportunistico al solo fine di conquistare i tre punti senza dover necessariamente divertire. Bravo Benitez a rivedere il suo ostinatissimo credo con il solo scopo di dare più punti al Napoli, ma adesso spetta a lui un altro compito fondamentale per ogni allenatore che si rispetti: recuperare i calciatori con il morale a terra. Jorginho ed Inler sono due di questi, geometri di un calcio che Gargano e David Lopez non riescono ad esprimere nonostante la loro encomiabile generosità. Se è vero che non è facile prendere a gennaio rinforzi migliori dei calciatori in organico, allora rilanciare Inler e Jorginho sarebbe molto più utile di un acquisto fatto giusto per dire di aver comprato”
Fonte: Raffaele Auriemma per tmw
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