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Alla scuola calcio Emanuele Troise si educano i bambini ed anche i genitori

C’è una scuola calcio che allena prima genitori e istruttori, poi giovanissimi giocatori. È quella di Emanuele Troise, ex difensore del Napoli, quattordici anni fa così apprezzato sul mercato italiano da spingere la Juve a presentare un’offerta di 18 miliardi di lire a Ferlaino e Corbelli, i patron azzurri. Chiusa la carriera di calciatore, dopo essere stato il vice di Pecchia sulla panchina del Latina nella scorsa stagione, a 34 anni ha aperto la «Emanuele Troise Soccer Academy» presso lo Sporting Club Pegasus in via Contrada Castelluccio, quartiere Ponticelli. Al suo fianco il fratello Alessandro Troise, altro ex calciatore. In un mese iscritti settanta ragazzi dai 5 agli 11 anni. «Cosa trasmetto a questi bambini? Ho giocato in serie A, ma soprattutto ho conosciuto tutti gli aspetti e tutte le categorie del calcio. Cerco di non far ripetere gli errori che ho commesso io e di portare sul campo gli aspetti positivi, a cominciare dalle lezioni ricevute dai miei maestri e da quanto ho appreso al corso di Coverciano, anzitutto a proposito della cura dei giovani calciatori», spiega Troise, 78 presenze e un gol nel Napoli, nove apparizioni nell’Under 21. Lui prova ad “addestrare” gli istruttori («Preferisco chiamarli così, non allenatori») e i genitori dei ragazzi. Alle famiglie ha consegnato un decalogo. Si va da una disposizione: «Vietato fumare, anche all’aperto, perché il fumo attivo e passivo danneggia i polmoni, i muscoli e le prestazioni di un atleta». E poi: «Gli incoraggiamenti, l’educazione e il buon esempio fanno crescere e responsabilizzano lo sportivo: è importante non intervenrie nella vita della squadra ed evitare pressioni psicologiche sul bambino». Sottolinea Troise: «Qui deve esserci divertimento, non tensione. Un genitore non pensi che suo figlio ha l’obbligo di diventare calciatore professionista, piuttosto ne accompagni il percorso di crescita e ne sostenga il sano divertimento. Per questo organizzo riunioni con le famiglie affinché il contatto sia costante e l’istruzione, non soltanto calcistica, di questi ragazzi sia continua». Tra i settanta iscritti ci sono anche bambini con storie difficili alle spalle, situazioni familiari pesanti. «Siamo molto vicini a tutti e a questi ragazzi in particolare».

Fonte: Il Mattino

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