Non il miglior avversario, il QPR, per permettere al Chelsea di scacciare la crisi. Per diversi motivi: uno per l’undici in campo, fatto di diversi giocatori molto esperti e tosti; due, per il coach, un certo Mark Hughes, ex calciatore proprio del Chelsea e, come allenatore, particolarmente desideroso di riscatto in Premier; tre, per uno stadio davvero caldo, tipico da clima-derby. Alla fine la vittoria per Villas-Boas arriva nel modo più striminzito possibile, 1-0 con rigore, ma è sufficiente per passare il turno in questa partita secca di coppa nazionale.
MATCH FISICO E CORRETTO – Nelle file del Queen’s militano diversi giocatori di una certa esperienza: su tutti spicca l’asso Wright-Phillips, anche lui ex del Chelsea e ancora nel giro della nazionale inglese. Il Chelsea scende in campo senza turnover, per non snobbare la competizione ma anche perché in tempo di carestia non si butta via niente. Anche i Rangers padroni di casa fanno sul serio: la FA Cup garantisce un posto in Europa League. Così ne viene fuori un primo tempo molto combattuto, con il solito copione inglese, ovvero un calcio atletico e veloce, e il solito copione Chelsea, ovvero tanta manovra ma nessuna azione da gol. Bello vedere due squadre che uniscono un agonismo ai limiti del lecito ad una sportività e correttezza esemplari: ogni contrasto è duro ma senza cattiveria, quasi mai qualcuno rotola a terra simulando dolori inesistenti, gli equivoci terminano con un sorriso o una stretta di mano. Di contro, però, al gioco piacevole e fluido non corrisponde spettacolo in termini di tiri nello specchio: lungi dal QPR scoprirsi, nemmeno il Chelsea che conduce le danze – e anche bene – riesce a rendersi pericoloso. All’intervallo si segnalano solo un tiro in porta del solito noto Mata all’11’, e un tiro pretenzioso da venticinque metri di Raul Meireles, al 34’. Nient’altro.
MATA DAL DISCHETTO – Nel secondo tempo i Blues – oggi “all blacks” con il completino da trasferta – rientrano più nervosi, forse ossessionati dalla sterilità offensiva di questo periodo. Il QPR rientra invece con l’italiano Macheda in campo, ma a fare la partita è ancora il Chelsea, fra i “buuu” ininterrotti dello stadio, che in mancanza di occasioni per esultare apostrofa il possesso degli avversari senza sosta. Le difficoltà realizzative degli uomini di Villas-Boas si risolvono solo con un rigore (generoso) conquistato da Sturridge al 60’: Mata insacca con stile e senza incertezze. Al 75’ si fa male il brasiliano Ramires, fin qui incontenibile e assolutamente il migliore in campo, a testimonianza del periodaccio per il tecnico portoghese, che recentemente aveva già perso Lampard per infortunio. Nei venti minuti finali forcing improduttivo dei padroni di casa: solo al 97’ da un’azione convulsa scaturisce un tiro insidioso di Young, ed è come sempre un impeccabile Cech a salvare i suoi.
Passa il turno il Chelsea ma i problemi ormai noti restano: difficile credere sia una questione di nomi, data la rosa di cui dispone Villas-Boas, piuttosto al giovane tecnico occorre escogitare soluzioni per migliorare la produttività offensiva. Sorprende la posizione di Torres, più assist-man che centravanti: il biondo spagnolo corre e dribbla, fa ottimo gioco, ma la porta non la vede mai. Sturridge va più spesso al tiro, ma le sue bordate sono fin troppo imprecise. Dopo un eccelso Ramires, il migliore è stato Mata, davvero l’uomo-chiave del gioco del Chelsea degli ultimi tempi.
Lorenzo Licciardi
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